I No Tav bloccano la Val di Susa. E le proteste continuano in tutta Italia

Creato il 27 febbraio 2012 da Nicola Nicodemo
Dopo l'incidente del militante No Tav si moltiplicano le proteste. Gli attivisti si infiammano: "Blocchiamo la Val di Susa" e la protesta si diffonde nelle città italiane. Ma la prefettura è decisa: "I lavori andranno avanti".  L'incidente del militante No Tav, Luca Abbà, precipitato da un traliccio dell'alta tensione, su cui si era arrampicato a scopo dimostrativo, e tutt'ora in gravi condizioni, suscita reazioni differenti: da una parte, gli attivisti si infiammano, proclamando l'occupazione dell'alta Val di Susa; dall'altro, la prefettura di Torino, in seguito a una riunione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza, rimane ferma sulle proprie posizioni: il cantiere dell'alta velocità va avanti "Non sussistono ragioni per fermare le procedure, essendosi trattato di un episodio isolato". Ma intanto, dopo mesi di contrasti tra militanti e forze dell'ordine in Val di Susa, zona interessata dal cantiere della Tav Torino-Lione, la protesta si riversa nelle città italiane. A Roma la protesta ha bloccato i binari. La manifestazione, durata una ventina di minuti, ha visto uno scontro tra attivisti e forze armate.  Anche a Bologna, i manifestanti hanno occupato la stazione ferroviaria, esponendo lo striscione "Giù le mani dalla Val Susa, al fianco del movimento No Tav, forza Luca" alla schiera delle forze dell'ordine. Analoghi presidi anche a Firenze, Pisa e Milano. A Genova la manifestazione era sostenuta anche dagli schieramenti politici, scesi in campo contro il progetto dell'alta velocità: Rifondazione comunista, Sinistra Ecologia e Libertà, Verdi e Lega Ambiente presenti a sostenere gli attivisti.  A Parlermo, Bersani, segretario del PD, è stato contestato con grida di protesta: "Vergogna" e "Giù le mani dalla Val di Susa". Ancora iniziative a Cagliari, Ancona e L'Aquila. Le proteste alla costruzione della linea ferroviaria ad Alta Velocità Torino-Lione, sembra non essere più circoscritta alla zona geografica direttamente interessata. Le manifestazioni, iniziate lo scorso anno, non sono state soffocate dalla poca informazione di cui i fatti hanno goduto, né dallo spiegamento di forze armate impiegate per riarginare le proteste. E, anzi, stanno coinvolgendo gruppi eterogenei di popolazione.  Ora tocca ai politici sforzarsi di dialogare con gli attivisti e cercare di comprendere le loro posizioni. Fonte: Il Fatto Quotidiano

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