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I Nomadi nelle parole di Agusto Daolio il loro successo: “Se canti solo con la voce, prima o poi dovrai tacere. Canta con il cuore, non dovrai mai tacere”

Creato il 12 luglio 2014 da Musicstarsblog @MusicStarStaff

I Nomadi nelle parole di Agusto Daolio il loro successo: “Se canti solo con la voce, prima o poi dovrai tacere. Canta con il cuore, non dovrai mai tacere”

La storia dei Nomadi, uno dei gruppi più longevi del nostro panorama musicale nazionale, va di pari passo con quella dell’Italia, a partire dai “migliori anni della nostra vita” (a parere di molti che li hanno vissuti), quelli post-boom economico, per giungere fino ai nostri giorni, un lasso di tempo, non sembra vero, ma è così, che copre ben 50 anni, in cui hanno dimostrato di saper reggere ai mutamenti delle mode e gusti musicali, conquistando a poco a poco un pubblico rimasto fedelissimo.

All’inizio, tuttavia, i due fondatori, il “leader” indiscusso, cantante e autore dei testi Augusto Daolio (mancato nel 1992) e Beppe Carletti, tastierista e unico membro stabile della formazione (fino a oggi) e gli altri componenti della “band” hanno tutt’altro che la strada spianata, affacciandosi in un contesto sociale che si ispira a convenzioni antiquate nonchè profondamente intriso di moralismo di facciata e farisaismo, a cui oppongono, come tanti giovani degli anni della cosiddetta “contestazione generale” i loro capelli lunghi, gli abiti sgargianti e soprattutto la loro rabbia e il loro spirito di rivolta contro un mondo che tende a reprimere la loro libertà che invece ha necessità vitale di espandersi. Escono con “Dio è morto” (1967) ed è la pietra dello scandalo, immediata scatta la censura della Rai, che bolla il brano come “materialista”, una misinterpretazione, giacchè il contenuto non è affatto blasfemo, ma semmai rivoluzionario, demistificatorio, anti-borghese e giudicato probabilmente pericoloso per un possibile potenziale “sovversivo” e perché “fa riflettere”, come si evince da qualche passaggio “E’venuto il momento di negare tutto ciò che è falsità e fede fatta di abitudini e paura … il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto … Penso che questa mia generazione è preparata a un mondo nuovo e a una speranza che è già nata … Nel mondo che faremo Dio è risorto

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Carletti, anni dopo, per dissipare ogni dubbio, dirà che c’era una venatura spirituale nella canzone, ma non la si è voluta cogliere e che i pezzi dei Nomadi sono sempre stati più “sociali” che “politici” e anche se contenevano un sottofondo drammatico lasciavano sempre uno spiraglio alla speranza. La consacrazione presso un più vasto pubblico giunge con l’intramontabile “Io vagabondo” (1972), che si traduce in un milione di copie vendute, di contenuto “libertario” e in un certo senso romantico, è da ballo della mattonella, da “balera”, genere di locale da sempre celebrato da Carletti, che non perde occasione di affermare che la gente va ad ascoltare i cantanti per ballare e che il “sentiero per il successo” (fonte: Rockol.it) parte da lì e non dalla televisione.

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il brano racchiude in sé anche la filosofia dei Nomadi, basata, per l’appunto, sul viaggio, sullo spirito “nomade” e tali lo sono di nome e di fatto, visto che la loro vita è stata, praticamente, un “tour” perenne e negli anni dei “bagni di folla” sono stati capaci di arrivare a 220 concerti all’anno, altrimenti, in media, 130, coprendo ogni angolo dello Stivale, non disdegnando i piccoli centri, ne darà una spiegazione, ancora una volta, Carletti “In piazza c’è un calore che nemmeno uno stadio da tutto esaurito può dare … in un paese sei il cuore di una festa che coinvolge tutti”. E le “tournées” proseguono anche all’estero, fra il 1973 e il 2002 sono negli Stati Uniti, in Belgio, in Cecoslovacchia, Cile, Cuba, India, Tibet, Messico, Albania, Cambogia, Indocina ecc., contribuendo, nei paesi ancora sottosviluppati, a iniziative di solidarietà. Va sottolineato che l’avvicendamento di membri, più di venti, all’interno del gruppo, è stato continuo, a seguito di forti contrasti interni e che la perdita di Augusto Daolio negli anni ‘90, la “voce”, ne ha fatto temere lo scioglimento, poi è subentrato il “frontman” Cristiano Turato, in coincidenza con l’attesa ventata di rinnovamento nei Nomadi “versione nuovo millennio”, senza che per questo interrompessero la continuità col passato e snaturassero la loro personalità caratteristica, pur concedendosi puntate nell’elettro-pop frizzante e il pop-rock tagliente, che hanno fatto la loro comparsa accanto a musiche più nostalgicamente evocatrici di atmosfere anni ’60. Nel 2004 pubblicano la loro “Platinum Collection”, che diventa doppio platino, nel 2006 e 2010 sono a Sanremo, nel 2012 sono fra i promotori del “Concerto per l’Emilia” a Bologna, nel 2012 c’è il successo dell’album “Terzo Tempo”, nel 2013 sono ospiti del “Roxy Bar” di Red Ronnie e nel 2014 in corso esce la raccolta “Nomadi 50+1” e fino a fine settembre saranno impegnati in una cinquantina di esibizioni.

Il segreto della loro sorprendente durata? Forse nelle parole del compianto Augusto Daolio “Se canti solo con la voce, prima o poi dovrai tacere. Canta con il cuore, non dovrai mai tacere”.

by Fede


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