Una delle prime Maschere della Commedia dell’Arte fu quella del prode Capitan Spaventa, il techiere, sempre pronto a raccontare avventure mirabolanti da lui vissute unicamente nella realtà dei sogni.
Spadaccino temerario, millantatore che combatteva più con la lingua che con la spada. La divertente caricatura fu impersonata dal grande comico italiano Francesco Andreini che andò a recitare a Parigi con la Compagnia dei Gelosi, di fama internazionale, per espresso desiderio di Enrico IV.
Non meno celebre è la riuscita creazione di Antonfrancesco Grazzini, detto il Lasca, che nella sua nota commedia ” l’Arzigogolo ” presentò l’esemplare per eccellenza della categoria dei servi sciocchi, l’ingenuo intrigante dalle trovate cavillose ed inutili.
Dall’albero genealogico delle Maschere, risulta che il degno discendente del protagonista dell’Arzigogolo è Stenterello, il domestico poltrone e faceto, sempre disposto a dedicarsi ad ogni genere di bagordi. L’allegro fannullone è nato in Toscana e fu portato alle luci della ribalta, secondo la leggenda, dall’attore popolare Luigi del Buono sul finire del secolo XVIII.
A Venezia, troviamo Pantalone, uno dei più meritevoli beniamini del pubblico, noto soprattutto con il cognome burlesco di Pantalon dé Bisognosi.
Ha una grottesca figura tutta a spigoli : naso adunco, barba a pizzo, scarpe a punta rialzata. Pantalone, maschera veneziana, rappresenta generalmente il tipo del vecchio brontolone incontentabile, onesto, pronto a pagare per tutti, e immancabilmente vittima dei furbi.
Indimenticabile è senza dubbio anche la figura del dottor Balanzone, il ciarlone, il pedante, noiosissimo, nonchè sputasentenze principe del foro bolognese, passato ai posteri per le proverbiali arringhe assurde e inconcludenti.
L’indolente e malinconico Pulcinella sembra invocare dal caldo sole della terra napoletana la continua attenzione degli ammiratori sulle sue nostalgiche serenate. Questo strano personaggio si rivela come un misto di virtù e di vizi.
Pulcinella è malinconico e indolente, buono ed egoista, ma anche arguto e dotato di uno spiccato senso dell’umorismo. E’ lui che ci ricorda il patetico Pierrot, emigrato dalle nostre scene su quelle dell’antico teatro francese dopo la soppressione dell’antica commedia italiana nel 1697.
Ci consola di questa sensibile perdita il fatto che l’ingenuo pagliaccio ottenne vivo successo anche a Parigi con il suo costume bianco e il triste volto infarinato.
Sempre nell’ambiente partenopeo, incontriamo Scaramuccia, l’innocuo spaccone che ama ostentare titoli inesistenti e il famoso personaggio di Arlecchino, di origine bergamasca con il suo costume multicolore. Arlecchino rimase una maschera prettamente italiana, divertendo le platee di tutta Europa e assumendo col tempo un carattere di arroganza e di astuzia, di grazia e di malizia.
Unitamente a questi grandi nomi che parlano di un passato ricco di estro e di delicata poesia, dobbiamo ricordare anche quelli di Gioppino, Meneghino, Scapino, Florindo, Gianduia, Rosaura, Smeraldina, Colombina e Brighella, con il suo costume a righe bianche e verdi.