trovare al proprio interno, nella propria storia, né volti, né voci, né biografie capaci di rappresentarla veramente. Come se essa giudicasse ormai irrimediabilmente inutilizzabile la propria vicenda politica, vicina e meno vicina: in un certo senso le proprie stesse radici. Rifiutatasi dopo essere stata comunista di divenire socialdemocratica, e sempre in preda all'antica paura di dispiacere a sinistra, la cultura politica del Partito democratico sembra aver smarrito il filo di qualunque identità che si colleghi al suo passato. Sicché oggi le è apparso naturale designare ai vertici della rappresentanza del Paese da un lato un importante membro della magistratura inquirente, dall'altro una apprezzata funzionaria internazionale, impegnata nella difesa dei diritti umani.Come se per ritrovare lo «smarrito filo di qualunque identità che si colleghi al suo passato» fosse stato sufficiente far eleggere alla Camera qualche politico di lungo corso che ha vissuto tutta la militanza dal Pci-Pds-Ds-Pd. Se invece di lamentarsi costantemente delle manovre tattiche del Pd, che non corrispondono ai suoi desiderata, il Galli Della Loggia avesse spiegato quale azione politica avrebbe dovuto e dovrebbe compiere il Pd per “riutilizzare” le sue radici, allora avrebbe offerto ai suoi lettori un predicozzo di maggior valore intellettuale, nel quale egli sarebbe stato costretto a illustrare cosa intendere con politica di sinistra e cosa no. Avrebbe dovuto, insomma, operare dei distinguo tra cosa è Sinistra e cosa è Destra - e questo al Corriere non possono permetterselo, non sia mai che i lettori, abituati da anni di cerchiobottismo, non abbiano a capire che esistono le differenze e che ogni tentativo di compromesso che vada aldilà del mero dato istituzionale, è destinato, necessariamente, al fallimento.
A parte.Da segnalare la strepitosa prontezza pubblicitaria della Rcs-Corsera: