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I non-morti non-annoiano mai! - Recensione - Xbox 360

Creato il 18 giugno 2013 da Intrattenimento

Arriva sul marketplace di Xbox Live un titolo dalle grandi ambizioni che farà sicuramente la felicità di tutti gli amanti dell'universo Zombie

A proposito di "sfruttamento di un genere", tutto si può dire riguardo a quello degli Zombie ma non che non sia stato approfondito a dovere dall'industria dell'intrattenimento: tra letteratura, cinema e videogame i titoli legati ai vecchi amici non-morti sono ormai incalcolabili. La cosa buffa poi, a pensarci un secondo, è che il fascino legato a questo immaginario è prevedibile quanto totalmente irrazionale essendo legato a concetti che si contano sulle dita di una mano e che si ripetono in modo identico in ogni produzione. Il fatto è uno: ci basta vedere un morto che cammina barcollante ed in cerca di carne umana e siamo felici. Almeno finchè tutto ciò rimane nella fiction, ovviamente. La prevedibilità di certi archetipi umani raggiunge il suo apice di fronte agli Zombie, qualsiasi trama che si leghi o ruoti attorno all'espansione di un virus (non) mortale, l'estinzione della razza umana e la sopravvivenza post disastro ci rapisce e cattura l'attenzione. Se poi alla trama ci mettiamo anche un gameplay convincente tanto meglio. Ecco che nel discorso si inserisce il nuovo videogioco creato dagli altrettanto nuovi Undead Labs: State of Decay, disponibile sul marketplace di Xbox Live da pochi giorni.

I non-morti non-annoiano mai!

Un nome che è un programma

Gli sviluppatori di State of Decay sembrano crederci davvero agli Zombie, o comunque non ci scherzano affatto. Si capisce chiaramente scrutando il loro (appena nato) sito ufficiale dove si legge che l'arrivo dei non-morti e la loro proliferazione nel mondo non è tanto una questione di se, piuttosto di quando. Pensando forse di creare un videogioco "educativo" a tal scopo hanno dato vita alla loro prima e (per ora) ultima fatica con l'intento di farci capire come potrebbe essere la normale vita sociale dopo un evento particolarmente devastante come l'arrivo di questa particolarissima quanto potente "malattia" degenerativa. Cominciamo con il dare una informazione particolarmente preziosa: il fondatore e capo del neonato team Undead Labs non è un tipo qualunque, non è un appassionato di Zombie dell'ultimo minuto e non è un programmatore trovato dietro l'angolo, bensì trattasi niente-popo-di-meno che di Jeff Strain.

I non-morti non-annoiano mai!
E chi è? Basti sapere che fu socio fondatore di ArenaNet (di gioco online ci capisce qualcosa, diciamo, visto che sviluppava Guild Wars), ma soprattutto lead programmer di World of Warcraft, Diablo e Warcraft III, nonchè campaign editor di StarCraft. Un curriculum vitae di primo piano e di tutto rispetto che getta le basi e le premesse per dar luce ad un ottimo titolo come State of Decay. Sarà bastata tutta la sua esperienza per creare il titolo Zombie definitivo? Forse no. Innanzitutto perchè State of Decay non è un gioco fruibile online, come le premesse avevano fatto inizialmente credere, bensì si tratta di un gioco sandbox (alla GTA) completamente offine. Il titolo, chiamato in codice Class3, getterà e lo sta già facendo, le basi per la creazione di Class4, il prossimo progetto completamente online sempre basato sullo stesso universo. Uno dei trucchi per rendere le storie Zombie-based più appassionanti ed intriganti è stato quello di spostare il focus non tanto su di loro, ma sulle vicende personali, gli intrighi ed i rapporti sociali dei sopravvissuti (The Walking Dead è uno degli ultimi esempi), e State of Decay molto intelligentemente parte proprio da questi concetti, li fa propri e riesce a rendere il gameplay particolare e molto originale.

Una nuova interpretazione

Finalmente ecco un gioco di zombie dove il gameplay non è imperniato sulla strage coatta e indiscriminata di orde di non-morti e l'avanzamento attraverso vari livelli. Come ogni appassionato di questo genere ben sa, la cosa più importante e difficile da fare in queste situazioni non è tanto eliminare fisicamente i mangia-uomini, ma riuscire letteralmente a sopravvivere in un modo devastato dai saccheggi, la scarsità del cibo e della benzina, l'affaticamento psicologico dell'essere sempre braccati e mai al sicuro, in nessun posto. State of Decay cerca di metterci nei panni di un sopravvissuto in un mondo post-apocalittico dominato da orde di affamati zombie, dove i nostri compiti principali sono procurarci acqua e scorte, fortificare la propria base, salvare vite umane, ma soprattutto cercare ad ogni costo di evitare di attirare l'attenzione di tutta quella fauna di creature fameliche che popolano ormai la terra, ben consci che lo scontro diretto tra noi (pochi e stanchi) e loro (tanti e arrabbiati) porterebbe inevitabilmente a niente di buono. Quello in cui riesce maggiormente State of Decay è proprio creare una sorta di atmosfera basata su una condizione precaria tangibile e verosimile, un micro mondo credibile ricco di cose da fare, luoghi da esplorare e persone da incontrare. A prescindere dagli Zombi: quelli sono solo il presupposto sul quale poggia tutta la storia, non il fulcro. Il moribondo mondo creato per State of Decay è tremendamente vivo e pulsante, appassionante come una pellicola di Romero, avvincente come un film d'azione alla Resident Evil, drammatico come una puntata della prima serie di The Walking Dead perchè le azioni spendibili non si limitano allo sparare ma piuttosto ampliano il ventaglio di opzioni espandendosi con nuove possibilità.

I non-morti non-annoiano mai!
State of Decay è un riuscito mix di generi che spaziano dal free roaming all'azione, dal survival al gestionale, arrivando persino a gestire qualcosa di ruolistico (e visti i trascorsi del creatore di Undead Labs non ne avevamo dubbi). Dobbiamo trovare un rifugio sicuro e gestirlo al meglio, rifornendolo delle materie prime e di cibo, fortificandolo, attrezzandolo per la sopravvivenza con medicine ed una infermeria che funziona, ma senza dimenticare che in fondo ci abitano delle persone. Persone spesso prossime al tracollo psicologico con le quali dobbiamo interagire, che dobbiamo incoraggiare e dare loro sicurezza in un mondo ormai perennemente insicuro. Le nostre statistiche si aggiornano in continuazione, a prescindere dagli scontati livelli di agilità, uso delle armi, destrezza, resistenza e così via, dobbiamo gestire la popolarità all'interno del gruppo, il morale, la felicità e la stabilità delle persone salvate. State of Decay - Trailer del gameplay
I non-morti non-annoiano mai! - Recensione - Xbox 360
State of Decay - Trailer del gameplay

Non c'è più posto all'inferno

L'obiettivo di State of Decay, o almeno uno tra i più importanti del gioco, è infatti "creare gruppo" e cercare di mantenere una comunità di sopravvissuti più folta e felice possibile. Lo scontro con i non-morti, quindi, è preferibile sempre evitarlo. Gli Zombie non sono il fulcro del gameplay e del gioco, bensì una sorta di "difficoltà" aggiuntiva, di paletto, proprio come i fantasmi di Pac-Man erano messi lì, tra noi e le pillole da mangiare. Ed esattamente come i fantasmi di Pac-Man, l'obiettivo non è tanto distruggerli quanto girargli intorno, evitarli e non farli arrabbiare per cercare di ottenere quello che vogliamo: un posto sicuro, cibo, scorte, medicine per il nostro gruppo. Il Pac-Man moderno di State of Decay ha una forte componente ruolistica che differenzia ogni personaggio in base alle proprie abilità e specifiche statistiche che si evolvono in base al comportamento del giocatore.

I non-morti non-annoiano mai!
Ed ecco che è meglio usare un furtivo per entrare in un palazzo senza dare nell'occhio, oppure uno dotato di un buon uso delle armi per farci strada in un'orda affollata. Uno dei difetti che possiamo sottolineare di questo gioco è che probabilmente il combat system poteva essere rifinito meglio e reso più vario: dopo qualche ora ci si accorge di effettuare sempre lo stesso "button mashing" di fronte ai non-morti. Ma sottolineamo anche, ancora una volta, che il fulcro del gioco non è affrontare gli zombie quindi il difetto è relativo. Riguardo però gli scontri con gli zombie, la cosa bella è che una volta che un determinato personaggio passa a miglior vita... se n'è andato davvero per sempre, con la conseguenza che ci affezioniamo molto ai propri compagni instaurando un rapporto quasi d'affetto consapevoli che quel determinato personaggio potrebbe lasciarci le penne da un momento all'altro. È possibile infatti utilizzare qualsiasi personaggio, cambiando da uno all'altro a nostro piacimento quando uno risulta essere stanco o malandato. La fase gestionale del gioco invece, pone l'obiettivo di creare e mantenere costantemente efficente il proprio rifugio, a costo di doverlo cambiare o ricostruire da zero. Creare l'infermeria, la carrozzeria dove riparare i mezzi, gestire le scorte di cibo, fortificare finestre e porte per evivare che i non morti sfondino e riescano ad entrare. Ci sono tante cose da fare nel gioco e tantissime azioni da eseguire ma non ci soffermeremo su queste semplicemente perchè quello che si vuole trasmettere di questo titolo non è solo una lista di ciò che si può o non si può fare, ma la reale atmosfera apocalittica ambientata in un desolato e sperduto luogo delle campagne americane e come un gruppo di persone cerchino di sopravvivere in mezzo a tante difficoltà così bene evidenziate e rappresentate in digitale.
I non-morti non-annoiano mai!
State of Decay è un titolo Live Arcade, teniamolo sempre a mente, ed a fronte dei suoi 1600 Microsoft Point offre svariate ore di intrattenimento. Il gioco è molto lungo. In base a come lo giochiamo può variare dalle 15 alle 30 ore circa, soprattutto se ci piace esplorare i luoghi della mappa, veramente estesa e ricca di punti d'interesse. La difficoltà di gioco è ottimamente calibrata, risultando mai troppo semplice ma nemmeno frustrante e difficile: il gioco è impegnativo, legato sempre ad un doppio filo azione sopravvivenza che induce il giocatore ad una costante attenzione, un'ansia e tensione che si tagliano a fette. Non dimentichiamoci che siamo di fronte ad un gioco low budget nemmeno quando lo "guardiamo": State of Decay, la cui uscita corrisponde per assurdo alla pubblicazione dei primi incredibili video nextgen, risulta indietro, a questo punto, di due generazioni dal punto di vista tecnico. Pop-up, tearing, bassa risoluzione e chi più ne ha più ne metta; torna anche l'ormai dimenticato clipping che tanto c'aveva accompagnato nelle vecchie generazioni di videogiochi. State of Decay ha un look decisamente vintage, ma con contenuti che tutti vorremmo vedere anche nella nextgen. La grande varietà di cose da fare, l'approccio stealth survival e la componente rpg gestionale fanno ben sperare per il futuro di questo neonato brand e del prossimo progetto dello sviluppatore, ma soprattutto sopperiscono a quei difetti grafici che, onestamente, a fronte di tutta la "ciccia" messa dentro a quei 2 GB non danno assolutamente alcun fastidio.

Siamo di fronte ad un grande gioco free roaming in sandbox, con un cuore action ma impostazioni stealth, fondamentalmente un survival, ma con elementi RPG e gestionali: insomma un titolo innovativo e fresco nel panorama dei giochi zombie-based. Passando sopra il comparto grafico, non si era mai visto un gioco così profondo, vario, lungo e appassionante legato al mondo del digital delivery su console. Assolutamente da avere per tutti gli zombie-fan, assolutamente da provare (c'è anche la demo) per tutti gli appassionati di videogiochi impegnativi e dalla grande atmosfera survival. In sede di decisione di voto non possiamo che premiare tutti i pregi di State of Decay, pur a fronte di evidenti limiti tecnici, tenendo conto anche del fatto che questo gioco, primo di una neonata software house, sposta l'asticella delle ambizioni dell'intero settore Live Arcade su uno standard più alto, finora raramente visto in questo genere di produzioni.

Claudio Camboni
Claudio Camboni
 

Pro

  • Finalmente un vero survival!
  • Il gioco è lungo, impegnativo ed appassionante
  • Le fasi gestionali e rpg si mixano alla perfezione
  • È un gioco ricco di idee, e ben sviluppate

Contro

  • Tecnicamente soffre di qualsiasi male
  • Alla lunga il combat system può stancare

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