Marte non è un miraggio, né un’utopia, ma un obiettivo reale. La prossima frontiera dell’esplorazione spaziale passerà di qua, da questo pianeta roccioso, un po’ più piccolo della Terra e un po’ più lontano dal Sole, ma con caratteristiche tutto sommato non troppo diverse da quelle che possiamo trovare quaggiù. In ogni caso, per ora, è il mondo più simile al nostro che conosciamo. Per questo la NASA sta progettando di portare su Marte il primo equipaggio umano: ormai è questione di pochi decenni.
LA NASA LAVORA PER UNA MISSIONE SU MARTE
“Prima o poi capiterà, ma possiamo già anticipare che entro 20 o 25 anni gli uomini potranno visitare Marte”, ha confermato Andrew J. Feustel, astronauta in due missioni dello Shuttle (Atlantis, nel 2009, ed Endeavour, nel 2011). Quando lo ho intervistato durante una visita al Johnson Space Center di Houston mi è apparso molto sicuro. “Il progetto è reale, lo è sicuramente per noi e credo per l’intera comunità spaziale mondiale. La NASA sta già sviluppando i progetti per le astronavi, come ad esempio la capsula Orion, con lo scopo di poter viaggiare al di fuori dell’orbita terrestre. Il nostro obiettivo, oggi, è raggiungere la superficie marziana e favorirne la presenza umana.”
Proprio quello che, sul grande schermo, ha mostrato di recente “The Martian- Sopravvissuto” del regista Ridley Scott. Feustel ha conosciuto il protagonista Matt Damon (“un vero signore, l’ho incontrato in California e ha fatto un gran lavoro nell’ interpretare il ruolo dell’astronauta”, ha detto) e insieme ad altri tecnici ed esperti dell’ente spaziale americano ha dato suggerimenti, consigli e “dritte” per far sì che la trama fosse il più possibile credibile. Insomma, un film di fantascienza- certo- ma non troppo, grazie ai dati scientifici di cui è infarcito.
“Penso che per noi astronauti, per noi esploratori, questo film rappresenti una potenziale realtà”, ha spiegato. “Gli autori sono riusciti a mettere in evidenza i veri obiettivi della futura missione umana su Marte, in termini di ricerca scientifica, insieme ai problemi della logistica che la nostra presenza sul pianeta comporterà. Certo, oggi The Martian è fantascienza, ma contiene il realismo della scienza e speriamo di essere in grado noi di trasformare in scienza la fantasia”. Ma la tecnologia attuale è già sufficiente per arrivare lassù ed stabilire un avamposto? Quasi…
L’EX ASTRONAUTA ANDREW J. FEUSTEL DURANTE L’INTERVISTA
Questa è infatti la risposta di Drew Feustel: “Sì, abbiamo già la tecnologia, ma occorre migliorarla. Una delle principali sfide da affrontare riguarda il sistema di propulsione, per far sì che ci porti su Marte più velocemente. Oggi il viaggio sarebbe troppo lungo rispetto all’ideale. Per questo la NASA sta sviluppando un nuovo tipo di razzo, lo Space Launch System, il più potente mai costruito, che ci permetterà di lanciare la navicella Orion nello spazio. Dunque, la nostra sfida più grande è potenziare l’attuale tecnologia”.
Prima di un equipaggio umano, il volo verso Marte potrebbe essere affrontato però da un’altra categoria di astronauti, quelli robotici, che sicuramente in futuro accompagneranno sempre di più l’Uomo nella sua esplorazione spaziale. “Il robonauta è un tipo di robot umanoide che assomiglia ad una persona”, mi ha spiegato Carolyn J. Kanelakos, ingegnere del Johnson Space Center di Houston. “È stato progettato per avere mani con dita che possono lavorare in modo molto simile a come lavora un essere umano. Lo stesso vale per il torso. Nella testa, ha delle videocamere che svolgono la funzione dei nostri occhi, così il robot può vedere.”
Il robonauta dovrà essere in grado di svolgere tutti i compiti di un astronauta: se li farà lui, sarà possibile far risparmiare tempo, fatica e anche qualche rischio all’equipaggio. “Vogliamo aiutare gli astronauti nello spazio in tutti quei lavori che possono essere difficili, pericolosi o ripetitivi. Fare sempre la stessa cosa per una macchina è facile, ma per il corpo umano può essere pesante”, afferma la Kanelakos. Le prime generazioni di robonauti sono già nello spazio: uno di questi si trova a bordo della ISS, per testare tutte le sue potenzialità. “C’è tanto lavoro da fare- ammette l’ingegnere- ma abbiamo percorso una lunga strada e siamo in grado di fare molto con questi robot già adesso.”
DUE ROBONAUTI AL JOHNSON SPACE CENTER DI HOUSTON