Ho sempre sostenuto che l’unico modo per adattare un romanzo per il grande schermo, sia tradirlo, però qui si esagera. Prendendo vago spunto dal bel romanzo La cena, dell’olandese Herman Koch, I nostri ragazzi ha purtroppo tutti i difetti tipici del cinema italiano. Se il testo scritto si svolgeva durante una cena, lasciando l’azione fuori campo e dando spazio alle parole, taglienti e violente, qui si preferisce dar largo spazio ai fatti, costruendo sequenze in cui troppo spesso conta di più quello che fanno i protagonisti e non quello che dicono. Occasione sprecata quindi ed è un peccato, perché lo spunto era più che intrigante: fino a che punto saremmo disposti a proteggere nostro figlio? Oltre le barriere del lecito? Oltre la vergogna? La colpa? La legge? Restano un Gassman spaesato, un Lo Cascio al solito bravo, ma un po’ sottotono e una coppia mal assortita di madri (Mezzogiorno e Bobulova) piatte ed incolore, rassegnate a risplendere della luce riflessa dei due “eccellenti” mariti.
Il finale poi, è non solo implausibile, ma francamente rasenta il cattivo gusto, buttato là, solo per lasciare a bocca aperta lo spettatore meno scafato.