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Se ne "Gli Equilibristi" allora il Mastandrea cacciato di casa dalla moglie, e in difficoltà con gli alimenti al punto da rifugiarsi a dormire in macchina, ritraeva in pieno una contemporaneità esistente e conosciuta, allo stesso modo entra di diritto la questione morale che attanaglia i due fratelli Alessandro Gassman e Luigi Lo Cascio, i quali devono gestire la violenza gratuita dei loro figli adolescenti scaricata su un barbone che ha appena perso la vita. Sono ovviamente fratelli e padri diversi, i due: il primo avvocato che non ha alcun problema quando si tratta di difendere il diavolo, il secondo un chirurgo che disprezza l'ingiustizia e che vorrebbe vederla, come giusto, sempre punita.
Ma con i fatti che li riguardano in prima persona il ribaltamento di ruoli è in agguato.
Tralasciando un prologo meno curato e gettato via, utile solo per instradare il conflitto morale dei due fratelli, "I Nostri Ragazzi" in qualche modo allora prosegue il discorso che Di Matteo aveva delicatamente iniziato - mettendolo meno in evidenza - nel suo precedente "Gli Equilibristi". I figli di Paolo e Massimo infatti, potrebbero tranquillamente essere quelli della famiglia formata da Valerio Mastandrea e Barbara Bobulova (che torna qui insieme a Rosabell Laurenti Sellers e Lupo De Matteo) prima della separazione: due figli ben educati, a cui non manca niente e su cui i genitori vigilano come possono, nonostante la loro tendenza a condividere poco, se non poche parole. I figli di oggi, dunque, quelli difficili, privati, viziati, che hanno internet e di conseguenza un mondo a disposizione che è incontrollabile, in cui gira tutto in qualsiasi momento: sesso, violenza e altro. Un mondo diverso, che non si può né gestire e da cui non ci si può proteggere, suggerisce Di Matteo, ma che ormai ci governa e a cui dobbiamo adattarci, e chi non ne è capace sopperisce proprio come fanno i due padri (e le madri) della pellicola: prima in un verso e poi nell'altro.
Nell'inseguire i suoi scopi, compie l'ennesima giravolta, il regista, quella che lo vede scampare nuovamente alla retorica e da molte trappole pericolosissime in cui la sua trama - ispirata al romanzo "La Cena" di Herman Koch - poteva cadere e farsi molto male. Assai curato sia dal punto di vista narrativo, sia da un punto di vista tecnico, "I Nostri Ragazzi" dimostra quanto ormai Di Matteo si stia affermando come autore contemporaneo da tenere assolutamente d'occhio, attento e informato, che ama stuzzicare con il cinema in maniera costruttiva e orgogliosamente distante da chi, come altri, abusa del mezzo a personale piacimento.
Anche se la sua pellicola non ce la fa quindi a stare lontana da alcuni errori - di sceneggiatura e di tensione - e se la riproposizione di una chiusura secca, in stile colpo allo stomaco, magari, funziona meno del previsto (ma scuote), noi continuiamo a volergli bene lo stesso, a guardare al suo cinema come a una cosa fatta col cuore, perciò di valore.
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