Questa storia della TAV è partita male fin dall’inizio.
Io sono tra chi pensa che muoversi sul ferro è stata l’occasione mancata di un Paese che trasporta cose e persone troppo su gomma con dispendio ecologico legato a strade ed emissioni. Ma lo Stato in Val di Susa ha sottovalutato l’impatto ambientale, la reazione sociale, l’imposizione del tragitto. Non siamo più negli anni 50 e la cittadinanza chiede la partecipazione alle decisioni di così grande impatto. E’ lì che lo Stato ha sbagliato. Ora questa matassa fa sbrogliata perché sta diventando uno scontro ideologico troppo violento.
Il legame umano con la terra non va dimenticato. Non va sottovalutato. Ai tempi di Scelba si sparava sui contadini…oggi le democrazie devono fare i conti non con dei numeri ma con delle emotività che non sono reprimibili. In sostanza le cose che gli Stati ottenevano sparando, oggi si devono fare concertando. Non c’è altra via d’uscita: è la banalità della democrazia consapevole.
E non è devastando le stazioni dei treni che si ottengono vittorie politiche o si manifesta solidarietà per un incidente.