Per un anglofilo come me non sono stati anni buoni quelli del nuovo millenio. Ma in questo 2013 non sono mancate le soddisfazioni. David Bowie ha inciso The Next Day, il suo Blonde On Blonde. Steve Cradock ha inciso un bel disco di canzoni psichedeliche.
Paul McCartney con New ha inciso un disco molto divertente. Non è piaciuto a tutti i fan, perché il disco è completamente ripulito delle sdolcinature a la Wings, ed in certi momenti non sembra forse neanche il Macca. Ma in effetti io, lo ammetto, non solo un fan di Paul.
In New viaggiamo dalle parti di un disco di un altro Beatle, il George Harrison prodotto da Jeff Lynn, quello di Cloud None e di Traveling Wilburys. Con echi di Fireman.
I brani (stavo per scrivere) della prima facciata sono una sequenza di robuste piacevolezze da radio e da ascolto in auto, una dietro l'altra: Alligator, On My Way to Work, Queenie Eye, Early Days, e mi riportano ai giorni in cui acquistavo un disco perché avevo sentito una canzone che mi piaceva, e così dovrebbe ancora essere se non fosse che le canzoni belle sono sempre meno, e bisogna nasconderle sotto un cerone di arrangiamenti.
L'altro grande disco inglese è Prefab Sprout, la band di Paddy McAloon che registrò un capolavoro del brit rock nel 1985 con Steve McQueen. I dischi successivi ebbero un seguito tra i fan, ma persero l'affilatura, quel fragile equilibrio della dolcezza delle canzoni ispirate alla Motown che ci mettono un attimo a divenire troppo dolci.
Crimson Red arriva quasi trent'anni dopo quello, e molti anni dopo qualsiasi segno di vita della band. In realtà la band non c'è più, ed è costituita dal solo Paddy. C'è la voce, bella come in Steve McQueen. Ci sono le canzoni, un concentrato della scrittura di Paddy degli ultimi dieci anni, come The Best Jewel Thief in the World , dolce, contagiosa e radiofonica, List of Impossible Things, delicata come una ninna nanna. Adolescence è pulsante, Grief Built the Taj Mahal è una di quelle melodie che si incollano alle orecchie.
Il suono è più asciutto, essenziale, va da sé meno corale, il che contribuisce a rendere il disco moderno. Il secondo miglior disco dei Prefab Sprout.