I Origins (USA 2014) Regia: Mike Cahill Sceneggiatura: Mike Cahill Cast: Michael Pitt, Astrid Bergès-Frisbey, Brit Marling, Steven Yeun, Cara Seymour, Archie Panjabi Genere: occhiuto Se ti piace guarda anche: Another Earth, Predestination, Sound of My Voice
Ci sono cose che ti devi beccare per forza in coppia. Tu vorresti una cosa sola e invece no, te ne arrivano due. Come un appuntamento con una tipa: se vuoi fare sesso, prima ti tocca sorbire tutta la smaronata del rituale di corteggiamento e fingere persino interesse in quello che ha da dire. La stessa cosa comunque vale anche per lei, che prima si gode la parte dell'appuntamento romantico e le sue stesse chiacchiere e poi dovrà fingere l'orgasmo. Altro esempio: le rubriche dedicate alle uscite cinematografiche settimanali, in cui potete gustarvi i miei squisiti commenti e allo stesso siete costretti a leggervi pure le panzanate del mio blogger rivale Mr. James Ford. D'altra parte tutte le coppie celebri piaccia o meno vanno prese insieme, come un pacchetto unico. Ad esempio Gigi & Andrea. Andrea Roncato è quello più cazzaro, quello più simpatico, mentre Gigi Sammarchi... ma chi se l'è mai inculato, quello? Oppure Raimondo & Sandra. Lo so che non è politically correct parlare male dei morti, però non me ne frega niente. Vengano pure a infestarmi la casa, se hanno qualcosa in contrario. Dovrei parlare bene di Chris Kyle solo perché è morto? Non ci penso neanche. Tra Raimondo & Sandra lui è sempre stato un grande, uno brillante e con la battuta pronta, mentre lei era
Ci sono cose che ti devi beccare per forza in coppia. Sono inseparabili, come gli occhi. A meno che non si parli del Ciclope o di quelli con una benda da pirata su un occhio, come quella tipa di Twin Peaks, Nadine. In linea di massima gli occhi sono da considerare in coppia e gli occhi sono i veri grandi protagonisti del film I Origins. Se cercate una pellicola che affronta l'argomento occhi, lasciate perdere Big Eyes di Tim Burton e gettate il vostro sguardo su di questo.
Per I Origins vale il discorso fin qui fatto. Si tratta di un film nettamente diviso in due parti distinte e bisogna beccarsele ambedue. La prima metà è splendida o quasi. Ci presenta una storia d'amore intrigante, incantata ma non smielata, che ci regala persino un omaggio a Il tempo delle mele, solo che il pezzo suonato qui non è “Reality” di Richard Sanderson, bensì “Dust It Off” dei The Dø, un duo franco-finlandese che pure in quel caso vi dovete beccare per forza in coppia.
Al di là dei risvolti sentimentali, I Origins serve sul tavolo una tematica parecchio complessa: il rapporto tra scienza e fede. Considerando che il regista e sceneggiatore è Mike Cahill, già autore di Another Earth, ci si poteva aspettare uno sviluppo della tematica singolare, come fatto dal suo lavoro precedente nei confronti dell'argomento apocalittico. All'inizio ci riesce. Ancora una volta Cahill fa della fantascienza giocata più su riflessioni di natura filosofico/esistenziale che non sugli effetti speciali, il tutto supportato da un buon trio di protagonisti: Michael Pitt è sempre lì lì per diventare il nuovo DiCaprio, peccato gli manchi il film giusto con cui fare il botto, la spagnola Astrid Bergès-Frisbey affascina, mentre Brit Marling è ormai una garanzia totale, peccato che qui non abbia dato il suo contributo anche alla sceneggiatura, come fatto con Another Earth.
"La smetti di toccarmi gli occhi?
Sarai mica uno di quei maniaci feticisti che praticano l'oculolinctus?"
Dopo la prima ottima parte, vi dovete però beccare anche la seconda, in cui I Origins si fuma le buone premesse e si trasforma radicalmente. Come se fosse tutto un altro film. Assistiamo a un salto temporale in avanti nella vicenda di anni e, al di là di questo, è proprio la pellicola a cambiare faccia. I toni caldi e quasi sognanti del primo tempo lasciano spazio a un secondo tempo freddo e asettico, con un'ambientazione indiana ricca di stereotipi e banalità. Se all'inizio il film pone interrogativi in maniera aperta, nel finale ha l'arroganza di fornire delle risposte. L'apertura mentale e scientifica iniziale viene abbandonata e si finisce dalle parti di un misticismo new-age francamente fastidioso. Solo che non c'è niente da fare. I Origins va preso così. Come un'occasione grande come una casa sprecata e allo stesso tempo come una pellicola che qualche spunto valido lo offre, eccome. Va preso così, come il più bello tra i film brutti e come il più brutto tra i film belli. (voto 6+/10)
Starry Eyes (USA, Belgio 2014) Regia: Alex Essoe, Pat Healy, Noah Segan, Shane Coffey, Fabianne Therese, Natalie Castillo, Amanda Fuller, Nick Simmons, Maria Olsen, Louis Dezseran Genere: depravato Se ti piace guarda anche: Mulholland Drive, Il cigno nero, The Society, Possession, La mosca
Che cosa diavolo c'entra Starry Eyes con I Origins? Niente. Fondamentalmente niente. Qui gli Eyes li troviamo giusto nel titolo, ma non si tratta di una pellicola incentrata in maniera particolare sugli occhi. Inoltre I Origins è una pellicola sci-fi, laddove in Starry Eyes entriamo in terrori thriller-horror, UUUH che paura! Se allora vi parlo di entrambi i film non è perché sono scemo e non è perché sono stronzo. Sono entrambe le cose, però in questo preciso caso ciò non è così rilevante. Li ho abbinati perché il post parla appunto di cose che dovete beccarvi in coppia, siate d'accordo o no. Ragione aggiuntiva: per Starry Eyes vale in pratica lo stesso discorso fatto per I Origins e quindi cosa dovevo fare, realizzare due post in cui scrivo la stessa identica cosa? Ne faccio uno unico così risparmio tempo e fatica sia a voi che a me.
La prima parte di Starry Eyes fa quasi gridare al: “MIRACOLO!”. Sembra di assistere a un incrocio tra Mulholland Drive e Il cigno nero, sebbene in tono minore, in tono molto minore rispetto ad entrambi, ma sembra pur sempre un incrocio tra due pellicole fondamentali del Cinema, o almeno del Cinema di Pensieri Cannibali. Come in Mulholland Drive, abbiamo anche qui una giovane aspirante attrice in quel di L.A. alle prese con dei provini alquanto particolari per ottenere il ruolo da protagonista in un film misterioso. E come ne Il cigno nero vediamo che il mondo dello show-business può provocare non solo stress, ma proprio dei cambiamenti di tipo fisico. Una vera e propria trasformazione animalesca. A ciò vanno aggiunte delle notevoli atmosfere da horror fine 70s/inizio 80s non troppo distanti da gioiellini recenti come The House of the Devil e The Guest, rese grazie anche alle musiche di tale Jonathan Snipes che a tratti riecheggiano i lavori dei Goblin per Dario Argento.
Il film è quindi ricco di fascino, nonostante la sua trama non sia certo delle più originali. La storia raccontata è una variante ambientata in quel di Hollywood sul tema classico del vendere l'anima al diavolo. Grazie a un'efficace costruzione della tensione, a una sequenza in cui l'ottima e promettente protagonista Alex Essoe sembra omaggiare la tarantolata Isabelle Adjani di Possession di Andrzej Zulawski, e a una buona dose di mistero, il primo tempo di Starry Eyes funziona alla grande, facendomi già annusare l'odore di cult movie. Sarò schizzinoso io, però la seconda parte getta invece via quasi tutto quello di buono che aveva presentato fino ad allora, finendo per tramutarsi in una splatterata gratuita esagerata. Gli amanti del primo David Cronenberg e più in generale del body-horror come il Bradipo, che ringrazio insieme a Lucia de Il giorno degli zombi per aver consigliato questa pellicola, apprezzeranno. Per quanto mi riguarda, io avrei preferito una soluzione più elegante, più ricercata, come nel citato Il cigno nero. Anziché lo scorrere di tutto questo sangue, avrei gradito di più un maggiore approfondimento psicologico. O – tanto per fare un esempio a caso – un bello scenone lesbo come quello tra Natalie Portman e Mila Kunis non mi sarebbe spiaciuto affatto.
"Oh mio Dio, è finita la carta igienica! E adesso come faccio?"
I Origins e Starry Eyes sono quindi due film che ben poco hanno a che fare l'uno con l'altro, ma sono accomunati dallo stesso destino. Due lavori che meritano sicuramente una visione perché propongono alcuni spunti e momenti notevoli, laddove un sacco di pellicole non ne offrono manco mezzo. Se però i film che fanno cagare fin dall'inizio manco ci provano a illuderti del contrario, questi due fanno venire un gran nervoso. Potevano essere cult, avevano le potenzialità per essere cult, e invece sono solo due affascinanti occasioni fallite. (voto 6,5/10)