«[...] Sotto forma di falsa recensione di un libro attribuito a tale Crabe Backwards, osservavo che negli ultimi tempi si erano verificati degli sviluppi tecnologici che rappresentavano dei veri e propri passi all’indietro.
Osservavo che la comunicazione pesante era entrata in crisi verso la fine degli anni settanta. Sino ad allora lo strumento principe della comunicazione era il televisore a colori, una scatola enorme che troneggiava in modo ingombrante, emetteva nel buio bagliori sinistri e suoni capaci di disturbare il vicinato.
Un primo passo verso la comunicazione leggera era stato fatto con l’invenzione del telecomando: con esso non solo lo spettatore poteva abbassare o addirittura azzerare l’audio ma anche eliminare i colori e lavorare di zapping. Saltellando tra decine e decine di dibattiti, di fronte a uno schermo in bianco e nero senz’audio, lo spettatore era già entrato in una fase di libertà creativa, detta “fase di Blob”.
Inoltre la vecchia tv, trasmettendo avvenimenti in diretta, ci rendeva dipendenti dalla linearità stessa dell’evento. La liberazione dalla diretta si è avuta col videoregistratore, con cui non solo si è realizzata l’evoluzione dalla Televisione al Cinematografo, ma lo spettatore è stato in grado di mandare le cassette all’indietro, sfuggendo così del tutto al rapporto passivo e repressivo con la vicenda raccontata.
A questo punto si sarebbe potuto persino eliminare completamente l’audio e commentare la successione scoordinata delle immagini con colonne musicali di pianola, sintetizzata al computer; e visto che le stesse emittenti, col pretesto di venire in aiuto ai non udenti, avevano preso l’abitudine di inserire didascalie scritte a commento dell’azione – si sarebbe pervenuti ben presto a programmi in cui, mentre due si baciano in silenzio, si sarebbe visto un riquadro con la scritta “Ti amo”. In tal modo la tecnologia leggera avrebbe inventato il film muto dei Lumière.
Ma il passo successivo era stato raggiunto con l’eliminazione del movimento dalle immagini. Con Internet il fruitore poteva ricevere, con risparmio neurale, solo immagini immobili a bassa definizione, sovente monocolori, e senza alcun bisogno del suono, dato che le informazioni apparivano in caratteri alfabetici sullo schermo.
Uno stadio ulteriore di questo ritorno trionfale alla Galassia Gutenberg sarebbe stato – dicevo allora – l’eliminazione radicale dell’immagine. Si sarebbe inventata una sorta di scatola, pochissimo ingombrante, che emetteva solo suoni, e che non richiedeva
neppure il telecomando, dato che si sarebbe potuto eseguire lo zapping direttamente ruotando una manopola. Pensavo di aver inventato la radio e invece stavo vaticinando l’avvento dell’I-Pod.
Rilevavo infine che l’ultimo stadio era già stato raggiunto quando alle trasmissioni via etere, con tutti i disturbi fisici che ne conseguivano, con le pay-tv e con Internet si era dato inizio alla nuova era della trasmissione via filo telefonico, passando dalla telegrafia senza fili alla telefonia con i fili, superando Marconi e tornando a Meucci».
Umberto Eco, A passo di gambero – Guerre calde e populismo mediatico