Recentemente ho letto un articolo molto interessante sulla costruzione del protagonista perfetto di un romanzo, scritto per il blog Penna Blu da Daniele Imperi. Se sei uno scrittore ti consiglio di leggerlo cliccando qui, ne vale senz’altro la pena.
Da parte mia vorrei spendere qualche parola per i personaggi secondari.
Recentemente mi è capitato di leggere diversi lavori di autori esordienti e la maggior parte delle volte sono rimasta perplessa di fronte ai personaggi di contorno, generalmente “sciapi”. Il difetto che ho rilevato nella maggioranza dei casi riguarda il loro essere stereotipati: la bella oca e acida, l’ex insensibile, la fidanzata gelosa ecc.
Gli attori secondari di un romanzo hanno il loro ruolo anche solo in virtù del fatto che esistono. Non sto dicendo che occorre dare corpo alla fiorista alla quale il protagonista si rivolge un’unica volta per acquistare dei fiori da regalare alla madre, sto parlando di quelle figure che si muovono attorno al personaggio principale e con lui interagiscono, direttamente o indirettamente.
Hanno un nome, una faccia, dei tratti caratteriali peculiari. Sarebbe bello se per una volta la ragazza carina che gira attorno all’uomo dei sogni della protagonista non fosse affascinante e perfida, no?
Non dico certo di tratteggiare queste figure con la stessa cura maniacale che riserveresti al primo attore (perché a lui o lei riservi una cura maniacale, vero?), però non mi sembra nemmeno appropriato limitarsi a fornire loro un nome e una funzione.
Facciamo un piccolo gioco. Pensa a un personaggio secondario del tuo romanzo e prova a rispondere a queste domande:
1. Che relazione ha con il protagonista?
Non limitarti a rispondere “è il fratello” o “è un collega di lavoro”, che tipo di rapporto intercorre tra i due? Come si parlano, se si parlano? Hanno una modalità di interazione particolare?
2. Descrivilo in poche parole senza ricorrere ai suoi tratti fisici, a meno che non siano fondamentali in termini funzionali (ad es. ha una protesi alla gamba e questo influisce inevitabilmente sul suo modo di muoversi).
3. Isola una sua caratteristica peculiare: di che si tratta? Ha un impatto sulla trama? Sul protagonista? Su entrambi?
4. Come risponderebbe a una domanda banale, tipo “come stai”?
Inizierebbe a raccontarti la sua vita dal giorno in cui è nato o si limiterebbe a un “bene, grazie”?
5. Infine, prova ad assegnargli un colore, una canzone e un film o un libro.
Ci riesci oppure non hai mai pensato che questa persona potrebbe leggere, andare al cinema, avere un colore preferito che predomina magari nel suo abbigliamento?
Si potrebbe andare avanti a lungo ponendosi domande di questo tenore, ma credo che tu abbia afferrato il concetto: i personaggi secondari devono avere il loro spessore. Agiscono, pensano, provano sentimenti, e tutto questo deve venir fuori anche se compaiono poco. Fa come se domani tu potessi decidere di scrivere un nuovo romanzo dedicato a uno di loro.
Se ti va, parlaci dei tuoi personaggi di contorno commentando questo articolo; credo che ne verrebbe fuori una galleria davvero originale!
Con un sorriso,
Antonella Arietano