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I pilastri del mondo

Creato il 26 settembre 2012 da Antonio

" La Natura è un tempio dove incerte parole
mormorano pilastri che son vivi,
una foresta di simboli che l'uomo
attraversa nel raggio dei loro sguardi familiari. [...]
"
Charles Baudelaire. Corrispondenze, I fiori del male, 1857.

" La saggezza di certi vecchi alberi mi riempie di venerazione. Ognuno, credo, è legato agli alberi della sua terra, come ogni uomo si accorge, un bel giorno, di essere suo padre e suo nonno e che questa è l'unica immortalità possibile."
Ennio Flaiano, Diario notturno. Taccuino 1946.

I pilastri del mondo


27.7.11
Nell'immensa cattedrale
muovo passi rispettosi
sul mosaico di zolle rosse
arse di sole.
Navate di vive colonne
sorreggono capriate di nuvole
e abside di vento.
Un rosario di cicale
zittisce al visitatore profano.
Altari ai lati, di fichi d'india
e pale orlate di frutti in attesa.
Da balaustre di muri a secco
si affacciano rovi di more.
Fiotti di luce da vetrate di cielo
e aromi di fumo si levano,
foglie d'ulivo, incenso contadino
offerto in sacrificio.

Visitando questi templi ho la chiara consapevolezza che potevo nascere ovunque, ma solo nel mio Salento potevo venire al mondo.

15.5.12
Dove sono nato io, dove sui secoli e sugli uomini regnano l'ulivo e la vite, il tempo è un'arte, richiede anni di dedizione. Lo intrecciano mani sapienti nei cesti di vimini, lo impastano le mani di antiche donne nel pane di ieri, lo vediamo vorticare nei nodi del legno d'ulivo e infiltrarsi nella corteccia sfilacciata delle viti, lo vediamo cadere dalle facciate delle chiese e annerire sulle pietre dei muretti a secco che cingono vie di campagna.
Al caldo sole del Salento il tempo è un'arte e i contadini ne custodiscono, ignari, i segreti.

I pilastri del mondo

Gli alberi di ulivo nel Salento sono da sempre impegnati in un continuo corpo a corpo con il tempo, si guadagnano la terra e ogni vapore d'acqua. Le loro radici sono l'ostinata forza della vita e i loro rami contorti portano i segni della sofferenza. Gli ulivi non sono alberi ma sacrari vivi che tengono insieme il cielo e la terra. Se hai modo di guardare i rami di un ulivo del Salento e le sue radici capisci chiaramente cosa significa " come in cielo così in terra". I rami e le radici degli ulivi tengono insieme il cielo e la terra. Senza gli alberi di ulivo il cielo si allontanerebbe dalla terra, sarebbe la fine.
Chi strappa un albero di ulivo alla sua terra commette un crimine atroce. Difficilmente se ne può valutare la gravità senza una solida metafisica degli ulivi.

Il rapporto che un contadino ha con gli ulivi è lo stesso che ha con la propria memoria. L'ulivo è secolare, tanto passato, come gli antenati, tanto futuro, come i discendenti. L'ulivo è memoria e speranza, desiderio e storia. L'ulivo è sete di futuro e testimonianza di passato. La forma dell'ulivo è la forma del tempo. L'ulivo è il tempo.

Mi strafaccio di tempo. Non conosco droga più potente.

11.8.12
Trento, all'esterno della Badia di San Lorenzo. Far crescere gli ulivi dritti come tronchi di pioppo è come impedire ad un uomo di lamentarsi del suo dolore. E' un atto di una crudeltà inaudita.

15.8.12
Sale la china il sole
a fatica,
la luce rotola a valle,
valanga luminosa d'erba
e rintocchi di campane
muovono la ruota di un vecchio mulino
dimentico dell'antico mestiere.
Non si domanda l'acqua ragione
di tanto girare.
La montagna scioglie
le sue trecce di torrenti
e perle i sassi tra i capelli
il vento accarezza leggero.
Cammino tra larici e abeti
e scrosci d'acqua e silenzi,
sacre celebrazioni,
accolgo nelle mani
gocce di caduca eternità.

17.8.12
Larici e abeti sono sentinelle che misurano la distanza della terra dal cielo. Gli ulivi tengono insieme terra e cielo. Gli uni dita che indicano il cielo, gli altri mani che lo stringono perché non abbandoni la terra.

21.8.12
Due vite, Cinque tronchi, Grande arco. Sono alcuni dei nomi assegnati ai larici monumentali che dominano il ripido versante di Prà di Saènt, in Val di Rabbi. Solitamente i larici crescono dritti come fusi, puntando al cielo senza grandi ramificazioni laterali. Non è il caso di queste magnifiche creature, cresciute in condizioni particolarmente avverse, tra rocce sempre pronte a franare. Di norma in queste condizioni i larici non crescono imponenti, non ne hanno il tempo, eppure questi larici sono giganti che superano i 40 metri di altezza e alcuni hanno più di 400 anni, come Due vite.

La gemma apicale di Due vite è stata divisa quando era alto poco più di mezzo metro, quattro secoli fa, forse a causa del ghiaccio, forse a causa degli erbivori, forse per via di una frana. Il tronco di Grande arco, poco più giovane di Due vite, porta i segni delle frane che lo hanno piegato. Le chiome di questi alberi lasciano attoniti, le radici di Due vite abbracciano macigni enormi che altrimenti franerebbero a valle, i rami scendono lungo la scarpata a dare sostegno al tronco. Sono commoventi questi alberi e mi commuovono perché nei loro tronchi c'è la caparbietà di esserci, c'è tutto il tormento del tempo, la stessa sofferenza che vedo nei tronchi nodosi e nei rami contorti degli ulivi del mio Salento. Urla nei campi del Sud che riecheggiano sui monti del Nord. Queste creature meravigliose ci insegnano da secoli l'arte del tempo, la maestria dell'attesa.

Accarezzare questi tronchi mi procura un'emozione fortissima, indicibile, è come sentire in un solo momento il peso dei secoli, degli inverni, della vita e della morte. Questi alberi, come gli ulivi, sono Dèi e questi boschi sono sacrari.
Se volete conoscere questi posti andate alla Casa della Sorgente a Piazzola, lì troverete Adriana e Albert che sapranno parlarvi della loro valle e di questi alberi.

25.8.12
Il tempo si infiltra nelle fessure dei muri a secco, come serpe che riposa negli anfratti.

I pilastri del mondo
I muri a secco che vedo nelle valli montane mi riportano a quelli delle campagne salentine. A fondo valle i muri a secco sono argini alle bizzarrie della montagna. A distanze regolari creano terrazzamenti per coltivare il fieno e interrompono la pendenza. Nel Salento i muri a secco sono argini di ordine, linee di orti conclusi. Entrambi sono tracciati metafisici.

In primavera o in estate veniamo nelle valli montane dalle città per godere della bellezza del verde rigoglioso e della esuberante natura. Arriviamo qui freschi e borghesi e il pensiero del rigore dell'inverno di questi posti non ci sfiora se non di sfuggita. In questi posti la bellezza è innegabile ma questa è l'altra faccia del dolore. Qui l'inverno è una prigione fredda. Vedere solo una faccia è un lusso ignobile del quale sembrerebbe che non possiamo fare a meno per sopravvivere.

L'Italia contadina corre da Nord a Sud,
rinnega sé stessa tre volte prima dell'alba
e nel tradimento eredita il suo passato,
come quel tale che divenne vicario indegno
di colui che annunciò la buona novella.

Ostinata, solenne, disperata indifferenza degli alberi al tempo che gioca tra le foglie, al vento che non sa nulla degli uomini e delle loro voglie.

26.8.12
Potrei stare per anni a guardare la rugosa corteccia di un albero, dove sono segnati i sentieri dell'universo, scolpiti dalle dita del tempo. In quei sentieri ci si perde per incontrare finalmente sé stessi, con quelle stesse rughe.

I pilastri del mondo

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