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I pilastri della Stampa

Creato il 22 settembre 2012 da Lucas
Oggi ho comprato La Stampa. L'avrò comprata due o tre volte da quando è direttore Mario Calabresi; questo perché mi sta antipatico, come Luca Sofri e quasi tutti i figli di. Lo so, non è una colpa essere figli di. Accade. In Italia accade troppo. Per carità, qualcuno si affranca, ma è faticoso, bisogna davvero avere talento, non è facile. Forse, se anch'io fossi figlio di, non farei questi discorsi, ma mio padre non era un blogger.C'è persino un editoriale di Calabresi, oggi, meno bello addirittura di un editoriale di De Bortoli. Madonna quanta intelligenza sprecata per raccontare l'ovvio, mai una sorpresa, una scorreggia che esca dalle parole di prassi. Bisogna «mettere al centro la trasparenza e il principio di responsabilità» eccheccazzo. Ma a chi sta parlando il direttore? Al popolo o alla classe dirigente del Paese, proprietari de La Stampa compresi? Questa vacua voglia di mettere la roba al centro. Al centro c'è un buco, eccetera, come scriveva l'indimenticato Cuore.E poi, come a farlo apposta, Calabresi, tra i “tre pilastri” in cui sperava perché in Italia si verificasse una “politica nuova”, metteva persino «il ricambio generazionale, con l'ingresso di giovani e volti nuovi non compromessi». Il guaio è che in Italia, per avere un serio ricambio generazionale, occorrerebbe fare tabula rasa della generazione in corso, saltare alla prossima con dei figli in provetta o presi alla Ruota degli Innocenti. Scrive Calabresi:
«Essere giovani non significa necessariamente essere onesti e il ricambio generazionale ha un senso solo se la casa viene ripulita prima di dare ospitalità a nuovi occupanti e se questi mostrano di essere fatti di una pasta diversa. Per scoraggiare approfittatori e sciacalli in cerca di scorciatoie verso la ricchezza basterebbe ridurre drasticamente stipendi e indennità così da spingere in politica chi ha a cuore la cosa pubblica più di chi ha a cuore il proprio portafoglio.»
A parte il fatto che la pasta italiana è sempre la stessa, mi domando chi dovrebbe ripulire la casa «prima di dare ospitalità ai nuovi occupanti». Gli attuali inquilini? Ma in che senso? Non si accorge Calabresi che quanto scrive equivale a dire che lui, in quanto giovane occupante, avrebbe potuto occupare il posto di direttore de La Stampa soltanto dopo che la famiglia Agnelli si fosse sbarazzata (nettata) dei capitali del giornale torinese di cui è proprietaria? In buona sostanza: come fa l'attuale classe dirigente ad auto-epurarsi? Ci vorrebbe una Katyn italiana? Ah bè, sì bè.Infine, lascio Calabresi con quest'altro suo paragrafo, da incorniciare:
«Perché il sistema funzioni è però necessario che non solo i cittadini ma anche l’informazione svolga il suo ruolo di controllore, di «cane da guardia» del potere. Se però scopriamo che in molte realtà locali i politici hanno l’usanza di fare veri e propri contratti con le televisioni, versando migliaia di euro in cambio di interviste, allora si capisce che il meccanismo di controllo non esiste più.»
Pissi pissi o bau bau?I pilastri della Stampa
P.S.Il Buongiorno di Gramellini oggi è veramente loffio, tipo una merda di vacca (o di giraffa) secca, che quando la pesti senti pfffff (immagine presa da Beckett; ma ora mi sfugge il luogo, troverò).

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