Uno spin-off interamente dedicato ai pinguini di "Madagascar" non solo era nell'aria, ma anche già stato venduto a un bel pezzo di pubblico che da tempo immemore non stava aspettando altro. Ragion per cui, mettersi a indugiare troppo sul come realizzare un prodotto tanto atteso sarebbe stato assai controproducente e imprudente, poiché avrebbe solamente ritardato a stabilire il quando, mettendo a rischio l'esaltazione generale.E quindi, bruciata ogni tappa, "I Pinguini Di Madagascar" arrivano finalmente ad occupare un palcoscenico tutto loro, uno spazio lungo un film, dove poter mostrare la loro frizzante simpatia senza limiti e senza intralci, sbizzarrendosi con operazioni pirotecniche ad alto rischio e disordini implacabili. Già, eppure la cosa sembra portare con sé un suono meno intonato del previsto, forse per colpa di una storia che pare esser stata tirata via per i capelli, forzata e scopiazzata da un mix di prodotti d'animazione preesistenti, che travalicano addirittura la stessa mamma DreamWorks, arraffando ovunque senza incertezze. Così, quel palcoscenico che credevamo dovesse appartenere a tutti i costi a quegli irresistibili, dolci animaletti, appare improvvisamente enorme e sprecato, immenso per chi è abituato a incursioni prive di ogni promessa, nonché controproducente al punto da mandarli in difficoltà, evidenziandone limiti e bisogni, tra cui il principale di avere al fianco un protagonista carismatico e stra-definito.
Sbuca perciò lo spettro ingombrante dell'operazione puramente commerciale e priva di impegno dietro "I Pinguini Di Madagascar", unito a braccetto con l'inevitabile conseguenza di rivelarsi prodotto non all'altezza di un universo assai elaborato e complesso come quello cinematografico. Allo stesso modo di come accadde per il "Planes" della Disney, ci troviamo di fronte a qualcosa che in tempi meno voraci e sospetti non avrebbe superato i confini della televisione o dell'home video, luogo in cui senz'altro ambizioni e dimensioni essendo ridotte ne avrebbero messo meno in contrasto deficit e carenze. Frangenti negativi di cui sono a conoscenza gli stessi autori, i quali neppure provano a mascherare un risultato visibilmente fiacco, ma anzi si limitano a girare attorno a quei sketch e a quelle battute comiche rodatissime, di cui ben sanno sia la presa che l'effetto. Tuttavia questo giocare di rimessa non porta mai a conquistare affondi convincenti o apprezzabili, scaricando le armi a disposizione della pellicola prima ancora che questa raggiunga la sua metà e rimanendo con un pugno di mosche in mano per tutto il terzo atto, conclusione compresa.Nulla di nuovo all'orizzonte dunque, a parte l'abbassamento costante del genere animazione che, anno dopo anno, per aumentare la scelta, procede a eliminare filtri e a far passare ogni materiale grezzo utile a portare quel minimo, accettabile di incasso e successo.
Per coloro abituati e cresciuti con i classici Disney di anni ottanta e novanta ciò è ancora complicato da mandare giù, per i più piccoli però sarà sicuramente l'ennesima festa.
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