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i più comuni segni della sofferenza

Creato il 28 luglio 2012 da Plus1gmt

Sono certo che non sarebbe la stessa cosa se io mi sedessi vicino a te e con invidiabile quanto ostentata indifferenza mi cambiassi come stai facendo tu ora le scarpe, qui sul treno del ritorno. Intanto perché indosso un paio di clarks numero 45, piuttosto borderline nei mesi estivi ma mica per altro le chiamano desert boot, ed è per questo che le metto e anzi tutto sommato sono le meno peggio. Poi c’è l’annoso dubbio dei calzini: saranno a posto o avranno qualche – diciamo – imperfezione? E quindi come essere sicuri che con il caldo la pelle costretta al chiuso non si sia ribellata spandendo fuori il peggio di sé? Senza contare che a quel punto i più curiosi, come me, noterebbero la forma poco standard dei miei piedi, di sicuro non sono il mio forte. Subentrerebbe quindi il problema dello scambio di calzature, perché intanto dovrei avere con me una borsa sufficientemente capiente da garantirne la portabilità. E poi, soprattutto, quale potrebbe essere l’alternativa? Le snickers da mezza stagione? I sandali che non sono proprio il massimo per andare in ufficio? No, gli uomini certe comodità se le possono proprio scordare. Basta solo seguire la perizia e la velocità con cui sbrighi la pratica: via i laccetti, sfili la destra con tacco alto perché ormai la riunione di lavoro è terminata con una mano, mentre con l’altra estrai dalla borsa l’infradito corrispondente al piede libero, quindi esegui la seconda parte dell’operazione con la sinistra e il cambio è eseguito con successo. Un paio di sandali 35 stanno ovunque, niente calzini quindi nessun rischio buchi, pelle inodore perché la calzatura è aperta, ampia varietà di modelli per la stagione, anche da asporto e take away. Così una volta raggiunto il completo relax con la pianta a livello del suolo puoi goderti la tua lettura, un libro di Pasolini di cui non riesco a cogliere il titolo vista l’inclinazione del dorso, e mentre in fretta torno sulle mie pagine – molto meno impegnate delle tue – non posso non notare un piccolo rilievo proprio sotto l’occhio, che da qui sembra una lacrima perenne.



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