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La trama (con parole mie): quindici anni fa, i Pluto erano una realtà scoppiettante del rock alternativo di provincia.Ora Loris, Sabrina, Mao e Rino non si parlano praticamente più, hanno vite lontane da quelle delle rockstar e cercano di fare fronte al tempo che passa e lascia indietro tutto e tutti, specialmente i sogni.Ludovico Reviglio, un giovane giornalista musicale appassionato fan degli stessi Pluto nonchè più che benestante rampollo di una famiglia altolocata che nel pieno degli anni novanta, proprio dopo un concerto della band, perse la fidanzata e l'uso delle gambe in un incididente stradale, li contatta in modo da realizzare un'intervista da inserire in un documentario costruito interamente su di loro, e chissà, magari organizzare anche una storica reunion sul palco.L'occasione darà modo ai componenti del gruppo di trovare nuovi stimoli e confrontarsi sui vecchi rancori.
Il fascino del rock di provincia ha sempre avuto una discreta presa, sul sottoscritto, vuoi per le velleità musicali mai effettivamente realizzate - non mi sono mai applicato abbastanza per poter effettivamente farmi il culo necessario per arrivare ad avere un gruppo fisso che avesse almeno un discreto giro di concerti, e non essendo propriamente un piccolo Hendrix o un Pastorius in erba, oltre alla saletta e qualche festa di amici non sono mai andato -, vuoi per un certo senso di appartenenza che ho sempre sentito rispetto ai rocker, specialmente fuori tempo massimo.
Già ai tempi di Radiofreccia mi ero gustato l'omaggio un pò naif e certamente lontano dai titoli effettivamente di valore nel panorama cinematografico italiano di Ligabue con piacere, e l'arrivo in sala di questa pellicola del meno talentuoso dei fratelli Virzì lasciava presagire un'operazione molto simile a quella che portò alla ribalta sul grande schermo il rocker di Correggio: in effetti I più grandi di tutti è uno di quei film da commedia all'italiana alternativa che si fa voler bene proprio per il suo essere outsider - come, del resto, i suoi protagonisti -, è piacevole e divertente, nonchè estremamente vero ed onesto nel finale e nell'evoluzione della storia dei Pluto e dell'intervista del caparbio Ludovico, che probabilmente vede nella band una possibilità concreta di confrontarsi con l'incidente che cambiò la sua vita per sempre.
Purtroppo, però, i modelli del genere come Ovosodo - firmato dal Virzì "titolato" - risultano decisamente distanti, e dal punto di vista prettamente cinematografico il risultato raggiunto da I più grandi di tutti è esile e poco consistente, giocato tutto sui siparietti forniti dai componenti della band neanche fosse un film d'animazione della Dreamworks - neppure dei migliori - e decisamente troppo semplicistico soprattutto rispetto allo script, davvero elementare e poco orientato verso un vero e proprio approfondimento della trama e dei personaggi.
Probabilmente l'interesse del regista era più quello di portare sullo schermo una storia di amicizia tendenzialmente raffazzonata per rivivere un amarcord personale - geografico e culturale - e mostrare un gruppo di quasi quarantenni lontano - fortunatamente - dagli stereotipi mucciniani, fatto di lavoratori - almeno in fieri - e casinisti, scombinati seduttori e padri di famiglia: in questo senso, è interessante scoprire il ruolo di Ludovico - cardine della pellicola, nonchè personaggio più sfaccettato - e la conseguente smitizzazione dei suoi racconti nei ricordi dei membri della band - su tutti il "leggendario" provino per Vasco di Rino, interpretato da Dario Cappanera, che i frequentatori della scena metal nostrana conosceranno di fama - che non l'evoluzione effettiva di una trama praticamente assente.
Interessante anche vedere nel ruolo del timido e barbuto batterista e padre di un futuro rocker Alessandro Roja, che qui in casa Ford era ancora noto come volto dello spietato e da me poco sopportato Dandi di Romanzo Criminale, la serie migliore mai prodotta qui nella Terra dei cachi.
Poco altro resta da dire di un film piacevole ma per nulla destinato a rimanere nella memoria degli spettatori, se non il consiglio di gustarvelo come se guardaste indietro a quando magari proprio voi, nel pieno degli anni del liceo - o dell'università -, rapiti dal dolce far niente dello studio, ci davate dentro con uno strumento insieme ad un gruppo di amici che, chissà, ora sarà disperso tra lavoro, famiglia, crescita o voglia di non crescere, ma che ai tempi vi pareva più vicino della famiglia: potrà essere bello, oppure mostrare il fianco a tutte i miti che il tempo inesorabilmente abbatte.
Ma anche in questo caso, non tutto il male verrà per nuocere.
MrFord
"E ogni volta che non sono coerente
e ogni volta che non è importante
ogni volta che qualcuno si preoccupa per me
ogni volta che non c'è
proprio quanto la stavo cercando
ogni volta
ogni volta quando..."Vasco Rossi - "Ogni volta" -
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