Il lit-blog Carmilla, risposte al blog Sul Romanzo del direttore editoriale Valerio Evangelisti.
Gli ambiti in cui Carmilla opera sono «letteratura, immaginario e cultura d’opposizione». Può illustrare ai nostri lettori quali sono i vostri intenti per ognuno di questi ambiti?
Noi riteniamo che il lavoro culturale, e nello specifico quello letterario, possa avere sostanza duratura solo se contrapposto ai valori dominanti, imposti da poteri economici, di mercato, politici, massmediatici. All’immaginario che questi creano a livello collettivo, facendone strumento di dominio, vogliamo opporne un altro privo di vincoli, e liberare in questo senso sogni, fantasie, utopie opposte alla standardizzazione. Riempire di senso critico anche un campo di solito catalogato tra quelli di puro svago.
Significa “decolonizzare” un immaginario tenuto sotto controllo, e dunque svuotato di tensioni antagonistiche. Se un tempo chi comandava lo faceva in ambiti specifici, come per esempio le ore di lavoro, adesso ha imparato a farlo anche nelle ore di riposo. Le ha riempite di fantasie guidate, di modelli conformistici di distrazione. Per fortuna è arrivata Internet, che ha in parte scardinato le forme del comunicare. Senza farsi troppe illusioni, rimane una trincea in cui si riescono a coltivare, nel frastuono generale, visioni alternative.
Occuparsi di letteratura sul web: quali sono, secondo lei, i punti di forza e i rischi da evitare?
I punti di forza risiedono nella facilità di comunicare le proprie idee, e nel costo quasi nullo dei mezzi necessari. Il rischio è di disperdersi in una cacofonia priva di efficacia, in cui predomina la mediocrità. L’unico rimedio è condurre un discorso culturale coerente, con un profilo preciso e difeso con le unghie e con i denti. Anche a costo di farsi dei nemici, o di non essere compresi.
Per il momento l’editoria digitale non sostituisce quella cartacea. L’affianca, però, in posizione minoritaria. È valida per la narrativa, in cui si legge dalla prima pagina all’ultima. Meno per la saggistica, in cui si salta al capitolo o al paragrafo che interessa (operazione laboriosa sugli e-books). Per ora, dunque, il digitale non sta apportando una vera rivoluzione, e resta ai margini. Il suo futuro è affidato alle evoluzioni tecniche e – aggiungerei – anche al costo dei “reader”.
Gli e-book di Carmilla non pretendono di sconvolgere il mercato librario. Permettono tuttavia di offrire testi lunghi, che non sarebbe possibile pubblicare o raccogliere on line. Nessuna variazione al contenuto. Ecco un caso in cui il medium non è il messaggio. Parliamo di semplici questioni pratiche.
Esistono varie forme di critica letteraria: quella accademica, quella dei quotidiani, quella delle riviste specializzate. Quest’ultima è seriamente in crisi, come dimostrano la scomparsa di «Pulp» e il passaggio de «L’indice» dal cartaceo al digitale. Ma anche quella giornalistica è oggi scarsamente influente: solo poche firme famose la svolgono col necessario rigore. Molto è affidato invece alla televisione. La partecipazione a un programma seguito può determinare la fortuna di un libro.
L’alternativa parziale alla televisione è Internet. Certo, è contaminata da un accesso indiscriminato, in cui il peggior lunatico ha modo di esprimersi. La sfida è, allora, scavarsi con pazienza la propria identità.
Autorevolezza e influenza sono i due parametri di riferimento che di solito si usano per discutere di blog letterari. Li ritiene adeguati e sufficienti? Oppure, quali altri parametri si potrebbero utilizzare per definire la qualità dei blog letterari?
Aggiungerei l’onestà intellettuale. È importante che il lettore intuisca che il sito non persegue fini personali, editoriali, di consorteria, di rientro monetario. Tutti i lit-blog più noti obbediscono a questo criterio. Chi li segue non è stupido. Sa riconoscere la banconota falsa.
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