Rating: 3.5/5
di Ludovico Casaburi
Che i Placebo, band inglese di discreto talento e da anni con merito nella scena dell’alternative rock, potessero ancora tirar fuori qualcosa di dannatamente buono dopo Without You I’m Nothing (1998) e Black Market Music (2000)
diciamoci la verità, non ci credeva nessuno.
E invece, non più tardi di un anno fa – estate 2009 – ecco spuntar fuori dal nulla Battle For The Sun, sesto lavoro in studio della band dell’androgino frontman Brian Molko. Un disco per molti versi davvero sorprendente. Prodotto da David Bottrill – già dietro a Tool, Muse, Silverchair, e Deus – con la preziosa collaborazione di James Brown, stesso ingegnere del suono del precedente album Meds (2006), Battle è anche il primo album con il nuovo batterista Steve
Forrest: a fine ascolto questo sarà un dettaglio da non sottovalutare.
Ma veniamo al punto. A differenza delle cose precedenti dei Placebo, sempre piuttosto cupe e seriose, l’aspetto che rende questo disco diverso da quanto gia suonato è proprio il mood: l’utilizzo di strumenti mai usati prima, come springtime, trombe e sax, così come certi richiami – dichiarati per altro – a musicisti PJ Harvey e My Bloody Valentine divincola la band dalle atmosfere da “tentato suicidio”, e la proietta verso lidi meno teen-affected. Il discorso vale per la title-track Battle For The Sun, per il coinvolgente primo singolo del disco For What It’s Worth (eccellente l’arrangiamento dei fiati), ancora per The Never Ending Why e in generale per tutto il lavoro.
Premiato agli MTV Europe Music Awards 2009 di Berlino nella categoria “Best Alternative”, Battle For The Sun è senza
dubbio un disco “rock”, in cui chitarra e batteria conducono il gioco con rinnovata personalità; a ciò si aggiunge qualche buona soluzione di arrangiamento, come i già citati fiati, e soprattutto belle canzoni. Averne.
Placebo – Battle For The Sun (Vagrant, 2009)