La trama (con parole mie): quando Danson e Highsmith, i due superpoliziotti spaccaculi di New York eroi di colleghi e cittadinanza muoiono in azione, si scatena una sorta di lotta interna al dipartimento per capire quale sarà la coppia di detectives che prenderà il loro posto. I meno papabili ad assumere il ruolo di protagonisti sono Terry Hoitz ed Allen Gamble, male assortita coppia formata da colui che costò agli Yankees la vittoria nelle World Series e un ex contabile forense.
Apparentemente sfavoriti per natura e sottovalutati anche dal loro stesso capitano, i due decisamente scombinati poliziotti riusciranno non solo a coesistere, ma anche a svelare i retroscena di un losco affare di alta finanza che potrebbe rischiare di approfittare proprio del fondo pensioni della Polizia.
Nonostante il sottoscritto sia un fan sfegatato dei buddy movies da neurone in vacanza sin dai tempi dell'infanzia, un vero e godurioso recupero del genere qui al Saloon è stato reso possibile, in questi anni, principalmente grazie all'entusiasmo che suscitò, ai tempi, la lettura della serie di romanzi firmati da Joe Lansdale dedicati alle avventure di Hap e Leonard, gli improvvisati detectives più incredibili della Letteratura recente, idoli assoluti da queste parti - Joe, per favore, vedi di pubblicare presto un nuovo capitolo della saga! - e base più che solida dell'amicizia che mi lega a Dembo, conosciuto proprio grazie al blog e all'autore texano.
A partire dall'apertura dedicata alle imprese dei durissimi e fighissimi poliziotti spaccaculi idoli di New York interpretati da The Rock e Samuel Jackson fino agli improbabili duetti degli altrettanto improbabili Marc Wahlberg e Will Ferrell, The other guys - questo il titolo originale, come spesso accade decisamente più sensato - ha finito per intrattenermi e divertirmi dall'inizio alla fine senza perdere ritmo e mordente, ricordando, di fatto, una sorta di versione di grana un pò più grossa della Trilogia del Cornetto firmata da Edgar Wright: perfetti i protagonisti - irresistibile Ferrell in versione pappone e tranquillo contabile, divertentissimo Wahlberg, stizzoso e "lento" almeno all'apparenza come e più di quanto mostrato in Ted e Pain&Gain -, azzeccata l'ambientazione hard boiled comprensiva di tutte le fasi di rito - i protagonisti dapprima quasi rivali, poi messi in difficoltà da un caso apparentemente più grande di loro e dunque pronti finalmente a spalleggiarsi per portare a casa il risultato centrando il bersaglio grosso - e da manuale le sequenze che, una dietro l'altra, vanno a comporre una vera e propria antologia di perle da citazione - su tutte l'intera scena della cena a casa dei coniugi Gamble, con un Wahlberg allibito di fronte al successo che il suo apparentemente sfigato collega pare riscuotere rispetto al genere femminile, o almeno ai suoi esponenti più sexy -.
Una scommessa vinta, dunque, da McKay, che riesce nell'intento di produrre un titolo scanzonato e divertente senza per questo consegnare al pubblico un lavoro svilente e volgare almeno nelle accezioni peggiori del termine, grazie al quale dal cast ai tecnici, fino ovviamente all'audience tutti paiono uscire vincitori e con un sorriso idiota di grande e goduriosa soddisfazione stampato in piena faccia: e dalle battute sulle macchine all'utilizzo di un perfetto Michael Keaton - che, come giustamente sottolineato da Julez, appare sempre in grande spolvero e, a conti fatti, enormemente sottovalutato -, senza contare le sfaccettature regalate dai due protagonisti - il precisino Ferrell con il suo passato turbolento e l'irrequieto Wahlberg intento a studiare cose come la danza classica e l'arte contemporanea soltanto per il gusto di mettere alle strette i radical chic di turno - ed una realizzazione più che onesta per un film assolutamente "di cassetta", perfetto per soddisfare le aspettative di un branco di scalmanati amici per la pelle - o anche solo compari di una qualche notte da leoni - senza dover chiedere chissà quale pegno in cambio, se non il divertimento senza un domani.
Avere la possibilità, diciamo una volta al mese - almeno -, di staccare la spina con proposte di questo calibro lasciandosi andare come in occasione della partita a calcio - o a paintball, o a quello che volete - con i colleghi o gli scapoli e ammogliati di turno, è un pò come pensare di avere un salvagente in grado di mescolare testosterone e capacità di essere assoluti cazzoni tipica dei maschi adulti, e che come nella sbronza settimanale all'inglese permette di lasciare tutto alle spalle e godere del momento, senza pensare troppo al fatto che il giorno dopo si potrebbe finire con dei postumi più pesanti di quelli che ormai si è in grado di sopportare o ad affrontare i rimproveri di mogli e fidanzate - e in questo caso, se la soluzione a questo tipo di inconvenienti è la stessa proposta da Ferrell e dalla Mendes, con tanto di "telefono senza fili" costituito dalla madre di lei, il divertimento potrebbe essere anche soltanto all'inizio -.
Senza contare che, a ben guardare e a meno di casi eccezionali, quei "The other guys" siamo proprio noi, improbabili "eroi" pronti ad affrontare le prove della vita moderna che da veri Goonies finiamo per dibatterci tra aspettative, il posto che abbiamo e quello che vorremmo, ed una vita decisamente più movimentata di quella che pensiamo possa essere quella dei nomi sulla locandina: perchè non è detto che quegli stessi nomi abbiano davvero così tanto più di quello che possiamo offrire - ed offriamo - noi ogni dannato giorno in cui combattiamo le nostre - piccole o grandi - battaglie.
MrFord
maybe it's trouble and sorrow;
but we'll travel the road, sharin' our load,
side by side."
Ray Charles - "Side by side" -