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I ponti di Firenze e la Seconda Guerra Mondiale

Creato il 08 agosto 2014 da Viaggimarilore

Insomma, pare che dobbiamo ringraziare Hitler se oggi possiamo transitare su Ponte Vecchio insieme alle migliaia di turisti che quotidianamente invadono Firenze. Hitler visitò il capoluogo toscano nel 1938 e, da buon amante dell’arte quale si riteneva, gli piacque tanto Ponte Vecchio per il suo aspetto così particolare, che lo rendeva unico nel suo genere. Così, quando durante la II Guerra Mondiale, i Tedeschi fecero saltare i ponti sull’Arno, risparmiarono proprio Ponte Vecchio.

Ponte Vecchio, oggi, è l'unico ponte sull'Arno sopravvissuto alla II Guerra Mondiale. Gli altri sono tutti stati ricostruiti

Ponte Vecchio, oggi, è l’unico ponte sull’Arno sopravvissuto alla II Guerra Mondiale. Gli altri sono tutti stati ricostruiti

70 anni fa in questi giorni Firenze viveva uno dei momenti più difficili della sua storia: la città, occupata dai Tedeschi in ritirata, aspettava l’arrivo degli Alleati che intanto stavano risalendo la Penisola (risalita raccontata, tra gli altri dal fotografo Robert Capa,  pochi mesi fa in mostra all’ormai ex-museo Alinari della Fotografia a Firenze).

Corrado Pogni Veduta del centro di Firenze da Oltrarno nel 1944

Corrado Pogni Veduta del centro di Firenze da Oltrarno nel 1944

Siamo nell’estate 1944: a luglio finiscono i rifornimenti di gas, la popolazione è ridotta allo stremo. Il 29 e 30 luglio viene imposto alla popolazione che abita sui Lungarni di lasciare le proprie case e le proprie attività. Quindi nella notte del 3 agosto iniziano i bombardamenti che fanno saltare in aria uno dopo l’altro i ponti. Tranne Ponte Vecchio, appunto. È il momento forse più drammatico della Guerra per i Fiorentini, perché la distruzione dei ponti, cui essi assistettero impotenti, dei quartieri medievali vicino a Ponte Vecchio – in particolare via Por Santa Maria – delle torri antiche e delle botteghe ha anche e soprattutto un forte valore simbolico.

La decisione di far esplodere i ponti era stata presa dall’esercito tedesco per rallentare l’avanzata degli Alleati. Ma l’11 agosto il Comitato Toscano di Liberazione Nazionale guidò, al suono della Campana di Palazzo Vecchio, la Battaglia di Firenze, che si concluse, a prezzo di molte vite, solo il 31 agosto, quando finalmente i Tedeschi si ritirarono da Careggi sancendo il definitivo abbandono della città.

Firenze giustamente ricorda quei momenti quest’estate, a 70 anni di distanza. Lo sta facendo attraverso una serie di eventi e manifestazioni di carattere storico-documentario, ma anche artistico. Personalmente ho voluto visitare la mostra, gratuita, allestita presso l’Archivio Storico del Comune di Firenze e visitabile fino al 30 novembre dal titolo “I ponti di Firenze” . È visitando questa mostra che ho appreso il capitolo di storia che vi ho raccontato qui sopra. Cosa, se non un archivio storico, è il luogo più indicato a raccontare, attraverso i documenti, ciò che avvenne in città nell’agosto del ’44?

Scene da una distruzione, all'indomani del bombardamento dei ponti di Firenze

Scene da una distruzione, all’indomani del bombardamento dei ponti di Firenze

La mostra si sviluppa su 3 sale e al termine del percorso si assiste ad un video realizzato con filmati d’epoca dell’Istituto Luce, che rendono ancora più vivi quei giorni che la lettura dei documenti già ci mostra come reali. Il tema principale della mostra è la distruzione dei ponti e di via Por Santa Maria, attraverso l’esposizione di foto dell’epoca e dei disegni a olio dal vero realizzati nel 1944 da Corrado Pogni, testimonianza efficace dell’entità dei danni; vi è poi un focus sulla distruzione e ricostruzione del Ponte di Santa Trinita e della vicenda della testa della statua della Primavera, che insieme ad altre tre statue rappresentanti le Stagioni lo adornava, e che fu recuperata solo molti anni dopo, quando ormai s’era persa la speranza. A completare il quadro, una serie di documenti, lettere, volantini, manifesti raccontano i momenti cruciali di quel momento della guerra e della vita della popolazione, costretta al disagio e alla paura. Vedere di persona i manifesti è sicuramente più efficace che leggerne sui libri, rimane più impresso, ti porta direttamente “dentro” i fatti. Sarà poi interessante andare sui Lungarni e cercare le tracce delle distruzioni e delle ricostruzioni. Sul Ponte di Santa Trinita, infatti, nuovamente svettano le statue delle Stagioni. Statue che, ammetto, ho sempre guardato distrattamente. Prossima volta ci farò attenzione, invece: potete starne certi.

Il Ponte di Santa Trinita: una foto che lo ritrae distrutto, subito dopo la guerra, lo stato della distruzione e un primo progetto di ricostruzione, il progetto di ricostruzione definitivo

Il Ponte di Santa Trinita: una foto che lo ritrae distrutto, subito dopo la guerra, lo stato della distruzione e un primo progetto di ricostruzione, il progetto di ricostruzione definitivo


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