Francesco Cossiga
(1928-2010)Presidente dal 1985 al 1992
Siamo arrivati alla settima elezione presidenziale. Il mandato di Sandro Pertini volgeva al termine ed al Quirinale stava per arrivare lui, Francesco Cossiga, sardo, classe 1928, cugino di terzo grado di Enrico Berlinguer. Un ragazzo precoce, in tutto:
Sarà, nel corso degli anni, il più giovane sottosegretario alla Difesa, il più giovane ministro dell’interno, il più giovane presidente del Consiglio, il più giovane presidente del Senato. Niente da meravigliarsi se dopo l’anziano Pertini, il Parlamento decise di eleggere il più giovane Presidente della Repubblica, appena 57 anni.
Per la prima volta la Democrazia Cristiana riesce ad eleggere il suo candidato. Frutto di compromesso ovviamente. Si era parlato di Andreotti, Forlani o Fanfani. Il PCI avrebbe gradito Giuseppe Lazzati e Leopoldo Elia. I laici Baffi, ex governatore di Bankitalia. Il PSI sapeva di non poter ottenere di nuovo il Quirinale nè la ricandidatura di Pertini, vista l’età avanzata. Infine il segretario Dc De Mita e le altre anime del partito si accorderanno sulla figura del Presidente del Senato, il quale avrà il consenso anche del PCI di Natta. Elezione al primo scrutinio quindi. Mai successo prima:
Un’ora e 52 minuti appena, dura lo scrutinio. Poi, quando la presidente della Camera Nilde Jotti legge per la 566ª volta il nome di Cossiga, il quorum è raggiunto e scatta l’applauso. Totale: 752 voti su 977, con 141 schede bianche
Sponsorizzato da DC e PCI, osteggiato da PSI e MSI, alla fine Cossiga diventerà proprio paladino di questi ultimi mentre democristiani e comunisti rimpiangeranno di averlo eletto. Ma chi era Francesco Cossiga? Luci ed ombre sul suo passato:
Eppure la storia di Cossiga non è priva di controversie: da ministro dell’Interno negli anni di piombo ha impedito o represso numerose manifestazioni di destra e sinistra (in una di queste morì la giovane studentessa Giorgiana Masi) guadagnandosi l’odio di buona parte delle ali estreme dello schieramento parlamentare, e il soprannome di “Kossiga”, scritto con la K runica delle SS. Aveva sciolto i servizi segreti per riformarli con uomini fidati, ma soprattutto, è ministro dell’Interno durante il rapimento Moro, ed è il fautore della linea della fermezza che porterà poi all’uccisione dello statista.
Presidente ‘notaio’ per i primi cinque anni di mandato (i vignettisti scherzano sul “sardomuto”), alla caduta del Muro di Berlino, e con il crescere dello scandalo Gladio, Cossiga cambia modo di fare e da silente diventa un ‘esternatore’.
Ma a segnare l’ultimo periodo del suo mandato è il “caso Gladio”: nel 1990 Cossiga rivendica con orgoglio di aver organizzato negli anni ‘60 la struttura paramilitare Gladio, facente parte della rete Stay Behind varata dalla Nato. Si trattava di un’organizzazione clandestina pensata per salvaguardare la sicurezza nazionale da possibili attacchi ma soprattutto dalla presa di potere della sinistra. Si aprono delle indagini, la Comissione stragi si esprime contro Gladio, e nel 1991 i parlamentari del Pci e della minoranza guidati da Luciano Violante e Marco Pannella chiedono la messa in stato d’accusa per Cossiga.
E c’era qualcuno (leggi Andreotti) nel suo partito che probabilmente sperava di toglierselo dai piedi…
Quella Gladio che Andreotti ha messo in mano al giudice veneziano Felice Casson, spalancandogli gli archivi dei servizi segreti a Forte Braschi, con sospetta generosità. Sospetta almeno per Cossiga, che intravede una manovra del Divo per farlo dimettere anzitempo e prendere il suo posto
Arriva quindi il momento del “Picconatore”
Comincia a menare fendenti contro tutto l’arco costituzionale, non risparmiando i suoi compagni di partito (tenterà di impedire la formazione di un nuovo governo Andreotti) ma soprattutto contro il PciAndreotti, Craxi, Forlani, Pomicino, Gava, l’esercito, tutta la Dc, la Lega, Mancino, Occhetto (“zombie coi baffi”), Violante (“piccolo Wishinsky”), i “giudici ragazzini” antimafia, il pm Cordova, “la nota lobby” Repubblica-Espresso-Scalfari-De Benedetti, Luca Orlando e padre Pintacuda, Rodotà (“se lui è di sinistra, io sono un brigatista rosso”), il Vaticano, persino Vespa e Baudo.
L’unico partito a sostenerlo a questo punto è l’Msi, che condivide la sua battaglia moralizzatrice (e cerca legittimazione).
L’esplosione di Tangentopoli da in qualche modo ragione alle sue denunce, memorabile il “non-discorso” di fine anno 1991:
Cossiga rassegna le dimissioni il 25 aprile 1992, qualche mese prima della scadenza del mandato. Resterà però attivo in politica e dal suo scranno a Palazzo Madama tesserà altri intrighi:
1998 fa il suo ritorno in grande stile fondando l’UDR per riunire parte degli ex-Dc, e con questo partito porta alla nascita del governo D’Alema dopo la caduta di Prodi. Cossiga ha rivendicato con orgoglio di aver aperto la strada al segretario Ds, portandolo anche dal Papa per vincere le resistenze del Vaticano.
Muore nel 2010, a venticinque anni dalla sua elezione a Presidente.
Fonti:
http://www.polisblog.it/post/76725/i-presidenti-della-repubblica-francesco-cossiga-1985-1992
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04/17/colle-11-presidenti-cossiga-lagente-tra-dossier-e-picconate/566213/