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I Presidenti: Scalfaro (1992-1999), l’uomo dell’emergenza

Creato il 23 gennaio 2015 da Candidonews @Candidonews

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Oscar Luigi Scalfaro
(1918-2012)

Presidente dal 1992 al 1999

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Inizio 1992. La maggioranza di governo, un quadripartito formato da democristiani, socialisti, liberali e socialdemocratici, era retta dall’accordo tra il capo dell’esecutivo Giulio Andreotti, il segretario della Dc Arnaldo Forlani ed il segretario del Psi Bettino Craxi. Il cosiddetto ‘CAF‘ (dalle iniziali dei tre), nato qualche anno prima e che avrebbe dovuto portare i tre leader a spartirsi le cariche istituzionali dopo le elezioni di aprile. Andreotti o Forlani sarebbero saliti sul Colle ed a Craxi sarebbe andata la poltrona di Presidente del Consiglio. I progetti del CAF furono però abbattuti dalle inchieste di Mani Pulite che coinvolsero molti esponenti politici di governo. Le elezioni di aprile non consegnarono una maggioranza forte e le dimissioni di Cossiga dalla Presidenza lasciarono il Paese senza guide. In questo clima, si svolgono le elezioni per il nuovo Capo dello Stato.

I partiti di governo, sconvolti da Tangentopoli, sono in preda ad una crisi confusionale e procedono con candidati di bandiera per le votazioni iniziali:

Nei primi tre scrutini, quelli con maggioranza dei due terzi, ciascun partito opta per il suo candidato di bandiera: Giorgio De Giuseppe (Dc), Nilde Iotti (Pds), Giuliano Vassalli (Psi), Gianfranco Miglio (Lega), Alfredo Pazzaglia (Msi), Paolo Volponi (Rifondazione), Norberto Bobbio (Verdi), Antonio Cariglia (Psdi), Tina Anselmi (Rete), Salvatore Valitutti (Pli). Dalla quarta votazione, scendono in lizza i big. L’accordo del Caf Craxi-Andreotti-Forlani prevede che il primo torni a Palazzo Chigi, mentre gli altri due se la vedano fra loro per il Colle. Si parte col segretario Dc Arnaldo Forlani, che al quinto scrutinio prende 479 voti e al sesto sale a 496: manca poco al quorum dei 508.

Poi scendono in campo i ‘big’, Forlani tenta l’elezione ma viene killerato dagli andreottiani. Mentre Andreotti tesse la tela per sua elezione, a cui si oppongono i forlaniani, sulla politica piomba l’attentato di Capaci. Si procede quindi con l’elezione di una carica istituzionale. Tra il Presidente del Senato Spadolini e quello della Camera Scalfaro, si opta per il secondo, su cui converge anche il PDS:

E diventa il nono presidente della Repubblica con 672 voti su 1002, un’amplissima maggioranza di centrosinistra: Dc, Psi, Psdi, Pli, Pds, Verdi, Radicali, Rete. Il Pri insiste su Valiani (36), la Lega su Miglio (75), Rifondazione su Volponi (50). Il Msi, che in un precedente scrutinio ha votato per il giudice Borsellino, opta per Cossiga (63).

Così Montanelli sull’elezione di Scalfaro.

“Sappiamo di non scoprire la polvere dicendo che a issare Scalfaro al Quirinale non sono stati i mille grandi (si fa per dire) elettori di Montecitorio, ma i mille chili di tritolo (in realtà 200, ndr) che hanno massacrato Falcone, la moglie e il suo seguito. Sono stati gli eventi, non i partiti a portarvelo. Per la prima volta abbiamo un presidente che non è figlio della politica – come la si intende e miserevolmente si pratica in Italia – ma di qualcosa di più serio: la ragion di Stato. Se non l’uomo della provvidenza, certo l’uomo dell’emergenza: un presidente per disgrazia ricevuta”

Novarese, classe 1918, nonostante fosse ininterrottamente in Parlamento dai tempi dell’Assemblea Costituente, Scalfaro non era mai stato un notabile Dc

Scalfaro si ritrova Presidente della Repubblica in un momento in cui la politica è quasi totalmente delegittimata, ogni giorno un avviso di garanzia colpisce qualche esponente politico, di maggioranza o opposizione. E così, in un periodo in  cui le istituzioni traballano l’unica ancora di salvezza sembra essere proprio il Quirinale. Senza influenze da parte dei partiti, oramai impegnati a difendersi da magistratura ed attacchi mediatici, Scalfaro agisce in piena indipendenza:

Perciò Scalfaro farà tutto di testa sua: appena insediato nomina Giuliano Amato presidente del Consiglio. (Nel rispetto della ‘staffetta’ DC-PSI ma evitando di nominare Craxi, in ‘odore’ di avviso di garanzia.

Non mancano i momenti di tensione:

A marzo Amato e Conso tentano il colpo di spugna su Tangentopoli, ma Scalfaro non firma e rimanda il decreto al mittente. Ad aprile, dopo il referendum che abolisce i fondi pubblici ai partiti, Amato si dimette, anche perché ha mezzo governo indagato.

Dopo i referendum del 1993, Amato si dimette e Scalfaro da l’incarico all’allora governatore della Banca d’Italia, un uomo stimato all’estero, Carlo Azeglio Ciampi.

Nel 1993 scoppia lo scandalo dei fondi neri del Sisde, che sfiora Scalfaro: il presidente allora appare in tv interrompendo una partita di calcio per pronunciare il famoso discorso del “Non ci sto”.

Antifascista, Scalfaro fu costretto ad accettare Ministri dell’MSI, incaricando Berlusconi dopo la vittoria elettorale del 1994:

Nel 1994 assiste alla vittoria elettorale di Berlusconi, che, parole sue “gli dava fastidio quasi fisico”. Il rapporto tra i due è tormentato sin dall’inizio: il Cavaliere vorrebbe nominare Previti ministro della Giustizia, ma Scalfaro pone il veto.

Molto abile la manovra post-Berlusconi. Un Governo (Dini) il cui esponente viene dal Governo di Berlusconi ma che, settimana dopo settimana, vede cambiare la sua maggioranza venendo di fatto appoggiato dal Centrosinistra e dalla Lega.

Dopo sei mesi di governo di centrodestra la Lega toglie la fiducia: Berlusconi vorrebbe tornare al voto ma Scalfaro propone un governo tecnico, affidato a una personalità gradita al Cavaliere, con un incarico a termine. Berlusconi accettò e nacque così il governo Dini, che però presto spostò il suo asse verso il centrosinistra. Berlusconi non perdonò mai Scalfaro per questo e lo accusò di aver fatto un “ribaltone” antidemocratico.

Nel 1996, la vittoria dell’Ulivo consente a Scalfaro di nominare Romano Prodi alla Presidenza del Consiglio:

I rapporti con Prodi sono cordiali, non altrettanto quelli con D’Alema: Scalfaro vede con sospetto la Bicamerale con cui il segretario Pds cerca accordi con Berlusconi, e molto a malincuore certificherà la fine del primo governo di centrosinistra per affidare l’incarico proprio a D’Alema.

Nel 1999 una parte del centrosinistra vorrebbe rieleggerlo, e lui non si tira indietro, ma è proprio D’Alema a impedire la ricandidatura, che non avrebbe ottenuto il consenso del centrodestra, e puntare su un nome condiviso.

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Da senatore a vita, Scalfaro è stato attivo fino all’ultimo girando l’Italia per promuovere la Costituzione soprattutto tra i giovani, e ha sostenuto la nascita del Partito Democratico pur senza mai prenderne la tessera. È morto a Roma il 29 gennaio 2012.

Vi lascio con un brano tratto dal primo discorso di fine anno, il 31 dicembre 1992. Con l’Italia sconvolta da tangentopoli, gli attentati mafiosi a Falcone e Borsellino e stretta dalla crisi economica:

Ai Giovani. “Siate ottimisti malgrado tutto. Non gettate la spugna, non arrendetevi. Aprite la finestra: c’ e’ fuori il mondo che attende il vostro saper rischiare”.

“Consentite di dire, a chi ha la mia eta’ , che anche noi abbiamo conosciuto l’ incertezza del domani, abbiamo vissuto il terrore della guerra, abbiamo visto il sangue della lotta di Liberazione che fu anche lotta tra fratelli. Anche noi fummo tentati di perdere la speranza e di gettare la spugna. Ma l’ eroismo di tanti, e il coraggio di molti, ci fu d’ esempio e ci risveglio’ , e la Patria risorse. Anche ora e’ certo, e’ certo, risorgera’ , non ve n’ e’ dubbio alcuno. Volonta’ e responsabilita’ delle forze politiche e sindacali, capacita’ e iniziativa di imprenditori, presenza attiva di tutte le forze economiche, l’ impegno costante di governo e Parlamento ne hanno il potere. L’ Italia risorgera

fonti

http://www.polisblog.it/post/76859/i-presidenti-della-repubblica-oscar-luigi-scalfaro-1992-1999

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04/17/colle-11-presidenti-scalfaro-al-quirinale-per-672-elett/566215/


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