L’idea di fondo è grandiosa e rivitalizza d’un colpo lo sfruttatissimo mito moderno dei morti viventi – gli zombie – e persino il più antico dogma cristiano della reincarnazione: i morti si rimaterializzano nel posto esatto in cui avevano interrotto la loro prima vita – proprio così: non prendono possesso del loro vecchio corpo, che continua a corrompersi sottoterra se già non l’ha fatto, ma si ricompongono di nuova materia – e lo fanno con l’energia e il metabolismo dei neonati. All’inizio sono pochi a tornare, poi sempre di più, mentre i medici – tra i quali il protagonista del romanzo – imparano a conoscerli meglio. Papi usa una delle strategie più efficaci del fantastico: introduce un elemento straordinario in un mondo altrimenti uguale a quello che conosciamo e lascia che questo scateni la storia e la faccia crescere, descrivendo le reazioni delle persone, prima incredule e poi speranzose, e i paradossi delle nuova situazione. Ci sono uomini che tornano dal Novecento, altri dall’Ottocento, altri ancora direttamente dalla preistoria. Ci sono bambini, donne e neonati morti di parto, anziani più giovani dei loro figli anziani. Ci sono tutte le loro storie. E c’è la contrapposizione tra i vivi e i rinati, che esigono pari diritti, ma portano problemi pratici non di poco conto. Anche perché, se il fenomeno si ripetesse per tutte le persone che hanno popolato la terra in tutti i tempi – cento miliardi, si stima – si avrebbe un problema di sovrappopolazione pressoché irresolubile. La storia, insomma, si legge con piacere e non si fa mancare qualche colpo a sorpresa, ci sono due o tre scene che potrei persino definire memorabili, dipinte con grande abilità, e la metafora messa in scena apre spunti di riflessione interessanti, anche se non tutti raccolti da Papi. Ed è proprio qui che, dal mio punto di vista, iniziano i problemi. Il libro finisce persino troppo in fretta, e non lascia quasi spazio a qualcosa di più di una buona trama, e l’idea di fondo da cui scaturisce il finale, proiettando un senso su tutta la storia, non riesco francamente a condividerla – e questo non sarebbe grave – ma soprattutto mi pare più piccola di tutto il resto. Non posso essere più specifico per non rovinarvi il romanzo, ma forse ci tornerò. Di certo, mi piacerebbe raccogliere altre opinioni, perché alla fine a me sembra una grande occasione sprecata, un libro potenzialmente bellissimo chiuso in calando.
I primi tornarono a nuoto, Giacomo Papi (Einaudi, 214 pp, 17 €)
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