I privatizzatori (finti liberalizzatori come Salini) avevano barato: i servizi pubblici essenziali (come il servizio idrico) non possono essere venduti. La norma-truffa di Berlusconi è stata cancellata, esulta il comitato acqua pubblica del Cremonese

Creato il 21 luglio 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

La sentenza emessa ieri dalla Corte Costituzionale ha un peso fondamentale. In essa si afferma che le norme che erano state emesse proditoriamente dal governo Berlusconi un anno fa con il chiaro intento di depotenziare la portata degli esiti referendari, erano contrarie alla Costituzione: i servizi pubblici essenziali non possono essere privatizzati. Gli effetti di questa pronuncia sono tanto più importanti e pesanti in quanto determina uno stop radicale all’ondata di privatizzazioni che il governo Monti con la scusa della “crisi economica” sta tentando di far passare, facendo leva purtroppo su un Parlamento quasi totalmente privo di capacità critiche in quanto nato e cresciuto nella stragrande maggioranza dei suoi componenti alla stessa scuola culturale liberista di quanti ci hanno e ci stanno governando da anni. Da questa fondamentale sentenza, che riempie di gioia il cuore di quella maggioranza assoluta degli italiani che da più di un anno attende di vedere realizzata la propria volontà, occorre ora ripartire fondando una nuova lettura della società che sappia ricostruire la fiducia nel futuro degli italiani (subissati da mesi, per precisa scelta politica, da messaggi catastrofistici e negativi) e porre le basi politiche per una nuova e sostenibilissima economia che metta al primo posto le emergenze reali, cioè la salvaguardia dei beni comuni, ormai prossimi al disastro in tante parti d’Italia. A partire dall’acqua per approdare all’ambiente, al territorio e così via: si tratta di settori capaci di produrre enormi quantità di posti di lavoro veri e caratterizzati da ampie gamme di professionalità, di rilanciare il volano dell’economia nazionale, di non svendere i gioielli di famiglia a soggetti non italiani o a multinazionali, pronti ad approfittare delle nostre debolezze.
Tutto questo ha un peso centrale e straordinariamente attuale proprio nella nostra provincia, in cui una dissennata politica di appoggio incondizionato alle privatizzazioni, avente come capofila il presidente dell’Amministrazione Provinciale Salini, ha gettato per mesi l’intero mondo politico locale in una dilaniante e vana guerra fratricida, del tutto incurante della volontà dei cittadini. Questo è un pessimo modo di amministrare e la sentenza di ieri va letta come un serio monito a quanti continuano tutt’ora a turarsi le orecchie per non sentire le decine di richiami, ammonizioni, proteste e domande che vengono dai Comitati Acqua del territorio e da un numero sempre crescente di altri soggetti.

Questa sentenza restituisce ai cittadini la fiducia in un sistema di poteri e in un assetto costituzionale ben funzionante, che dovremmo guardarci attentamente dal modificare: essa è un ottimo antidoto all’antipolitica dilagante.

Infine, questa sentenza assesta un fendente clamoroso all’effetto più pericoloso e indegno che le norme oggi abolite tentavano di produrre e avevano in parte prodotto, quello di convincere gli italiani che darsi da fare, organizzarsi, studiare, confrontarsi, costruire soluzioni, dialogare con partiti e amministratori, in una parola “partecipare”, è inutile perché la politica poi fa quello che vuole.
Così non è. I nostri vecchi politici se ne convincano. I movimenti sono nati per restare e resisteranno a ogni tentativo di svilirli e combatterli.

per il Comitato Acqua Pubblica del Territorio Cremonese

giampiero carotti

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