Nella top ten delle squadre di calcio più ricche del mondo secondo Forbes i top club italiani ci sono: Milan (964 milioni di dollari) al 6° posto e Juve all’ottavo (694 milioni). Il Milan però ha perdite del 4% mentre la Juve vede i guadagni crescere del 17%. Per trovare un’altra Italiana in classifica dobbiamo scendere ed uscire fuori dalla Top Ten: l’Inter con 406 milioni e con perdite del 18% si trova al quattordicesimo posto.
Questi dai non sono nulla in confronto al podio della classifica dominato da Real Madrid che vale 3.3 miliardi di dollari, il Manchester United 3.1 miliardi ed il Barcellona con 2.2 miliardi, tutte e tre con valori in aumento di percentuali vertiginose dal 40 al 90%! Anche il quarto ed il quinto posto superano il miliardo, l’Arsenal ed il Bayern entrambe con 1.3 miliardi.
Ed il calcio italiano, come abbiamo visto negli ultimi mondiali, non soffre solo per la mancanza di “ricchezza” delle squadre ma anche per gravi lacune sportive che influiscono negativamente in campo, anche se sempre tutto ruota intorno agli investimenti: mancano i vivai in cui si coltivano talenti, i club italiano giocano sui grandi nomi contesi da tutti, creano squadre di stelle che ormai hanno raggiunto il successo e non collaborano anzi lottano per posizioni di prime donne.
Insomma il problema di soldi (che mancano per strutture adeguate, gestione corretta dei franchising) è già di per sé vincolante per il calcio italiano, quando poi i soldi che ci sono vengono spesi male ed i vivai non funzionano si entra in un circolo vizioso: si va alla ricerca del fenomeno, magari straniero, da acquistare con contratti milionari invece di dare occasioni a ragazzi che hanno molta passione da mettere in campo e che sono già disponibili al coto di ingaggi più “sostenibili” ma che crescendo prendono valore e diventano un asset importante per la squadra. Spagna e Germania hanno rilanciato il loro calcio proprio grazie ai ragazzi che dalle giovanili sono arrivati alla prima squadra. I due Paesi hanno puntato poi negli ultimi anni anche nei campionati delle Riserve, momenti importanti per tenere sempre allenate (e motivate) le riserve e dare loro modo di mettersi in lustro e diventare così i nuovi titolari di domani. In Italia l’ultimo campionato delle Riserve c’è stato nel 1954…
Il calcio Italiano è stato a lungo uno dei simboli del nostro Paese, uno di quei simboli che ci rendeva famosi in tutto il mondo, una passione di cui parlare al bar o sul web, come succede sul blog francescocorallo.blogspot.com, argomento di interesse sia per la gente comune sia per imprenditori quindi, capaci a volte di fare scelte coraggiose come quella recente di Khune che per salvare la propria squadra del cuore, l’Amburgo nei giorni scorsi ha donato 25 milioni di euro per rinforzare la rosa.
I mondiali del 2014 sono stati l’ennesima prova che il calcio Italiano, dopo il canto del cigno al tramonto dell’ultimo mondiale vinto dopo gli scandali di corruzione e partite vendute, è morto e quasi pronto per essere sepolto a meno che non arrivi una nuova classe dirigente pronta ad investire nelle direzioni giuste per il futuro.