I produttori di pesche in ginocchio

Creato il 20 luglio 2011 da Speradisole

Un chilo di pesche nettarine viene pagato 20 centesimi all’origine e rivenduto a 5 volte tanto.

Sul piazzale davanti alla sede regionale di Bologna, il giorno 16 luglio, 300 cassette di pesche nettarine di ottima qualità, sono state disposte a mo’ di bunker  dai produttori della Coldiretti, per portare alla ribalta, ancora una volta, la crisi che sta attraversando la produzione di pesche nettarine e per dire anche che l’agricoltura italiana si trova in trincea per salvare la produzione “made in Italy”.

Le pesche nettarine vengono pagate al produttore appena 20 centesimi al chilo, un prezzo inferiore a quello di 10 anni fa,  un prezzo ridicolo che non ripaga nè i costi di produzione, nè i costi della raccolta.

Se si paragonano alcuni prezzi di prodotti di uso corrente, scopriamo che:  ci vogliono 5,5 chili di pesche nettarine per una tazzina di caffè, 20 chili per un bitter, 45 chili per una crema abbronzante.

Il rincaro medio per il consumatore finale è del 427%, ovvero quasi cinque volte tanto.

Mario Tonello, presidente della Coldiretti regionale, lamenta tra l’altro che “da un lato c’è l’inadeguatezza delle normative comunitarie  per la prevenzione e la gestione delle crisi  di mercato e dall’altro c’è un diffuso comportamento della Grande distribuzione organizzata, ad utilizzare il prodotto ortofrutticolo per aggressive campagne di promozione sottocosto. Una miscela esplosiva che fa da acceleratore sulle emergenze”.

E stato consegnato al presidente della Regione Emilia Romagna, Errani, un documento nel quale si sollecita l’intervento del ministero delle politiche agricole e alimentari per ovviare alla situazione.

Non sappiamo neppure se il Ministro Saverio Romano sia al corrente di questa situazione, ne dubitiamo tantissimo, e ci permettiamo di confermare che nessun provvedimento sarà preso per venire incontro a questi produttori di pesche.  

Uno dei provvedimenti sollecitato è quello di poter rafforzare gli interventi a credito agevolato, cosa che sarà impossibile visto la finanziaria appena varata.

L’assessore regionale, Rabboni, intanto ha adottato misure nell’immediato: il ritiro dal mercato di una quota di invenduto da destinare ad indigenti  e agli impianti di biogas, per favorire un sia pur minimo rialzo del prezzo alla produzione.

Da parte dell’Europa ci vorrebbe un provvedimento di sostegno economico analogo a quello varato, per sole cinque varietà vegetali, dopo la crisi dell’escherichia coli.   Ma il ministro dell’agricoltura è assente ed il ministero dei rapporti con la comunità europea, da oltre un anno e mezzo,  non ha il ministro.

(Fonte: l’Unità- cronaca regionale). La notizia la trovate anche qui.



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