Metto qui un paragrafo del mio libro:
CRONACHE DAL PICCOLO BORGO DELLA PIETRA MILLENARIA
"Al mio paese ci sono ...quelli che saltano da un funerale all'altro. Col sorriso sulle labbra. Gridano, piagnucolano, strepitano, ma poi ridono spesso. Si vede chiaro che non gliene frega niente del morto, né di chi rimane. Ma sono sempre i primi a prendere in mano l'aspersorio per l'acqua santa che il prete gli porge. Benedicono la bara, mentre in mente a loro pensano: "Meglio a te, che a me!" Stanno con un piede dentro e uno fuori la chiesa; pronti ad arraffarti sotto al naso la corona dei fiori da portare al cimitero, in corteo, davanti al feretro motorizzato. Lentamente, ineffabilmente, stancamente. Si scelgono anche quella coi fiori preferiti: chi prende le gerbere bianche; chi le calle; chi i garofani; pochi prendono i crisantemi. portano male! Quando hanno notizia che è morto tal de tali, anche se in vita ci avevano scambiate si o no, in tutto, tre parole, si precipitano davanti al catafalco, la salma ancora è calda, a cibarsi del dolore - quello vero - l'unico: quello della vedova o della madre affranta. Si leccano avidamente quelle poche o tante lacrime che sgorgano dal dolore ancora non rimarginato; ferita quella, ancora aperta e viva. Poi vanno a casa e aspettano il prossimo morto e il prossimo funerale. Quasi con impazienza. Finché non toccherà a loro. Perché una cosa è certa, e loro fingono di non saperlo: prima o poi tocca a tutti."