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I Promessi Sposi (1913)

Creato il 11 agosto 2014 da Eva Gatti @avadesordre

Italia 1913 Ambrosio Film "Serie d'Oro"
con Gigetta Morano, Mario Voller Buzzi, Umberto Scalpellini, Antonio Grisanti
regia di Eleuterio Rodolfi

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Venerdì 8 agosto si è concluso stradedelcinema, l'appuntamento aostano con il cinema muto musicato dal vivo con la proiezione de I Promessi Sposi del 1913, copia restaurata e presentata alle Giornate del cinema muto 2013 di Pordenone.
La pellicola diretta da Eleuterio Rodolfi era già la seconda trasposizione cinematografica del romanzo di Manzoni: quella del 1909 diretta da  Mario Morais è andata perduta e anche la versione del 1913 è stata recuperata partendo da una sola copia rimasta in circolazione e non in perfette condizioni, mancano quindi dei passaggi per cui il film non è consigliabile come “bignami” ma è fruibile solo se si rammenta bene la storia di Renzo e Lucia. Brevissima, ad esempio, è la comparsa della Monaca di Monza ma il suo modo di portare il velo su un lato solo come fossero capelli scarmigliati dalla passione ne dà una caratterizzazione straordinaria.
A colpirmi è stata la recitazione piuttosto contenuta, più teatrale che da cinema degli esordi e in qualche punto sono anche riuscita a leggere il labiale degli attori. Colpisce anche la composizione delle immagini che si ispira notevolmente alla tradizione pittorica italiana. Questo legame con la tradizione ha forse decretato il successo dell'opera visto che le cartoline del film ebbero grandissima diffusione tanto che esiste un'edizione Hoepli del romanzo, uscita nel 1917, illustrata proprio con le immagini della pellicola.

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Potenti sono le scene di massa, la rivolta del pane e soprattutto la peste, situazioni in cui Renzo si trova sempre precipitato suo malgrado, facendo anche un po' la figura dello svampito (forse anche per colpa della parrucca palesemente finta). Grandi lodi sono sempre state tributate, fin dall'uscita della pellicola a Gigetta Morano, l'interprete di Lucia, attrice che alla Ambrosio fu anche protagonista di una serie di “comiche” che prendono il suo nome a partire da  Gigetta al reggimento del 1910.
Girato completamente in esterni il film termina con la compagnia che ringrazia pubblico e Autore nei pressi della tomba del Manzoni, confermando l'impronta teatrale della pellicola.


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