Leonardo Sciascia e un mistero dell’Italia appena unificata
Dell’amore di Leonardo Sciascia per i misteri nostrani ed in special modo se in questi misteri entra la sua Sicilia non credo occorra che dica nulla di più di quanto già non appare ovvio leggendo la sua opera letteraria. Ne “I pugnalatori“, uscito dopo l’altro romanzo, se di “romanzo” è corretto parlare visto l’argomento e considerato che protagonisti sono personaggi realmente esistiti, in cui si occupava di un mistero legato ad un personaggio eminentissimo della scena scientifica italiana e siciliana in particolare, ovvero “La scomparsa di Majorana“, Leonardo Sciascia si immerge e ci fa immerge nell’esplorazione di un mistero risalente stavolta al primo periodo immediatamente successivo all’Unità d’Italia. Le vicende hanno luogo a Palermo dove, in una sera d’ottobre del 1862 in contemporanea o quasi vengo pugnalati, chi a morte chi riportando solamente ferite di varia gravità, tredici persone. A poco tempo da questi gravissimi fatti viene fermato un uomo, certo Angelo D’Angelo, responsabile in prima persona di una delle aggressioni, il quale, per poter (per quanto possibile, almeno) alleggerire la propria posizione, come si direbbe oggi, fa i nomi degli altri responsabili i quali, in breve tempo, vengono poi arrestati e rinviati a processo a seguito del quale verranno condannati, chi al patibolo, chi ai lavori forzati a vita e l’ultimo, colui il quale meno responsabilità aveva avuto nei fatti, ai lavori forzati per un periodo di vent’anni.