Le valutazioni stupiscono: il Regio di Torino 11esimo su 14, Venezia penultima. Il punteggio incide sulla suddivisione dei fondi statali e vale milioni di euro
di SANDRO CAPPELLETTO ROMA Davvero è possibile che ci sia un divario così estremo tra la qualità degli spettacoli allestiti dai nostri teatri? Che alla Scala venga riconosciuto il massimo del punteggio previsto – 150 – e alla Fenice di Venezia, giudicato dalla critica il migliore in Italia per varietà e originalità di programmazione, solo 10, secondo punteggio più basso? Che la Scala giochi in Champions, mentre il Regio di Torino – 18 punti – annaspa tra i dilettanti, nonostante sia ai primi posti per numero di rappresentazioni, di abbonati e di capacità di riempire la sala? E bastano due opere dirette da Muti per far ottenere all’Opera di Roma la lusinghiera valutazione di 136, mentre, sempre a Roma, all’Orchestra di Santa Cecilia, con una stagione sempre dignitosa, spesso eccellente, ne vengono riconosciuti 40?Fossero solo numeri: il problema è che a questi punteggi corrispondono milioni di euro erogati dal Ministero dei Beni e delle attività culturali in base proprio alla «qualità». È uno scippo, protestano i teatri …qui l’articolo completo http://www.lastampa.
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