I quartieri di Milano – da L'incanto delle sirene di G. Biondillo
Creato il 01 ottobre 2015 da Funicelli
Un giallo è anche un pretesto per
raccontare una città – ha esordito così Gianni Biondillo, durante
la presentazione del suo ultimo libro, “L'incanto delle sirene”
(Guanda).
E questa città è Milano: la città di
Expo, di piazza Gae Aulenti (in cui durante una sfilata avviene un
omicidio davanti tutte le telecamere del mondo), ma anche dei
quartieri periferici.
Quelli di cui si parla solo per i casi
di cronaca, quelli dimenticati dal comune (ma dove l'attuale giunta è
andata anni fa a chiedere il voto).
Quella dove si concentra anche il
problema dell'occupazione dei tanti senza casa, italiani e stranieri:
un paradosso in una città con 10000 alloggi pubblici chiusi.
E ancora più paradossale se si pensa
che i nuovi quartieri che si stanno tirando su o che sono stati
tirati su, sono per lo più a de edilizia residenziale.
Immigrazione, carenza di servizi
pubblici, assenza di una presenza dello stato, ma anche una
promiscuità tra culture che potrebbe portare nuova linfa a Milano.
Ma che anche provoca dei disagi per
qualcuno: a girare per le strade di Quarto Oggiaro (un quartiere dove "sembra che tutto ti debba sempre ricordare quanto sia complicata l’esistenza. E tragica.") e a raccontanti di
chi sta oggi marcando il territorio è Mimmo 'o animalo.
Uno dei personaggi del mondo
biondilliano. Uno che vive di affari poco puliti e che è anche amico
e informatore dello sbirro Michele Ferraro, “chiodo”.
Per le strade del quartiere vedi solo
queste teste rasate, i groppuscoli neofascisti, dice. Oggi,
nell'Italia della crisi sociale e culturale, sono loro che ci mettono
la faccia e che propinano agli italiani brava gente la facile ricetta
dell'Italia agli italiani
“Le ideologie sembravano
scomparse, ma a quanto pare la voglia di spaccare il cranio a
qualcuno no. Che ci voleva a rinfrescare qualche parola d’ordine,
ringalluzzire qualche apatico giocatore di videogame al bar,
trovargli un nemico ideale, magari indifeso, clandestino, per
ricominciare di slancio la mattanza?”.
Facciamocela raccontare da Mimmo, la
Milano di oggi:
“Il quartiere era sempre più
abbandonato a se stesso. Quanto la città dei belli e dei ricchi
diventava sempre più bella e sempre più ricca, tanto qui si viveva
fra gli scarti della produzione urbana.Nonostante ci si provasse – ed
erano tanti gli amici che si davano da fare a tenere pulito, in tutti
i sensi, il quartiere – quelle strade sembravano ormai pronte ad
accogliere a braccia aperte questi imbonitori dalle soluzioni facili
e radicali.La colpa Mimmo non riusciva a darla
a loro, che qui la faccia di cazzo in qualche modo la mettevano in
gioco,ma la dava a quelli che governavano la città abbarbicati nelle
loro belle case del centro, probabilmente incapaci persino di
indicare il quartiere su una mappa geografica. [..] Progressisti e
sensibili. Talmente sensibili che se li portavi già in prossimità
della circonvallazione gli venivano le palpitazioni, neppure stessero
attraversando le colonne d'Ercole.
Il quartiere era sempre più
abbandonato a se stesso. Quanto la città dei belli e dei ricchi
diventava sempre più bella e sempre più ricca, tanto qui si viveva
fra gli scarti della produzione urbana ...”.
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