I Quartieri Spagnoli. Simbolo di napoletanità

Creato il 10 febbraio 2015 da Vesuviolive

Il concetto di “napoletanità” trova la sua massima manifestazione nei cosiddetti Quartieri Spagnoli. La cordialità più estroversa, l’arte di arrangiarsi, le file di panni stesi, la vita in strada e i “bassi” confluiscono e convivono tutti in queste stradine della Napoli antica. I Quartieri Spagnoli sono costituiti, a loro volta, dai quartieri San Ferdinando, Avvocata e Montecalvario. Si estendono per una superficie di circa 800.000 metri quadrati e sono compresi tra il corso Vittorio Emanuele e via Toledo.

Don Pedro de Toledo 

Costruiti nel 1536 dal viceré Don Pedro de Toledo, durante la dominazione spagnola, i Quartieri furono realizzati secondo un impianto a scacchiera a piccoli lotti per accogliere le truppe spagnole e le loro famiglie. Fin dall’epoca della loro nascita tra questi vicoli si diffusero prostituzione e criminalità. La prima nacque per soddisfare i divertimenti dell’esercito iberico, la seconda scaturì dalla struttura urbanistica che favoriva la diffusione di piccole bande che, dopo aver commesso furti e soprusi di ogni genere, potevano trovare facilmente riparo nelle stradine. Il viceré di Napoli cercò di contrastare questi fenomeni con l’emanazione di apposite leggi, tra cui un editto che stabilì pene severe per chi si prestasse e chi si servisse della prostituzione. Le norme però non bastarono a contrastare questi fenomeni negativi.

Considerati generalmente privi di interesse artistico, i Quartieri presentano invece piccole e singolari chiese come Santa Maria Francesca delle cinque piaghe, Trinità dei Pellegrini e Santa Maria della Mercede a Montecalvario, palazzi di un certo valore e zone di espansione tardo-cinquecentesca e seicentesca. Passeggiando per questi vicoli è facile imbattersi in piccole attività di artigianato o trattorie dove si possono riscoprire i sapori di un tempo andato caratterizzati da prodotti tipici napoletani. Ma soprattutto, camminando per le stradine è impossibile non notare i celebri “bassi”. Una grande camera, comprendente angolo cottura, bagno e letto, che dà sulla strada e che dona a chi passeggia uno scorcio di vita domestica.

La natura vivace e pittoresca dei Quartieri ha da sempre fatto di questi luoghi scenari perfetti per i film di Totò e le commedie di De Filippo. Quest’ultimo ha contribuito a rendere famosa via San Liborio con la sua “Filumena Marturano”. Celebre è il monologo della protagonista che racconta la sua infanzia e adolescenza nei “bassi”.

Non solo. Già nel 1917, questa realtà napoletana aveva ispirato alcune poesie dei più grandi artisti napoletani come Raffaele Viviani e la sua “Bammenella e copp e Quartiere”.

Nonostante rappresenti il centro storico di Napoli, per diverso tempo questa zona è stata identificata solo come sede di degrado. Da qualche anno i Quartieri sono stati rivalutati grazie all’attenzione dell’amministrazione comunale e alla presenza sul territorio di molteplici associazioni culturali come “Quartieri Spagnoli”,  “SciòNapoli” e tante altre. In particolare la zona è stata riqualificata grazie anche all’apertura della prima uscita della stazione Toledo, situata nell’omonima via, e alla seconda uscita ubicata in piazza Montecalvario. Durante gli scavi per la realizzazione di quest’ultima sono state rinvenute tracce di insediamenti abitativi del 1500 a.C. In piazzetta Santa Maria degli Angeli, invece, sono stati trovati reperti della Napoli medievale.

Tutte le scoperte non fanno altro che mettere in evidenza quanto questi Quartieri siano un simbolo e una prova tangibile della storia napoletana, passata, presente e speriamo, anche futura.

Fonti:
Francesco Abbate, “Storia dell’arte nell’Italia meridionale”, Donzelli Editore, Roma, 2001
Raffaele Viviani, a cura di Antonia Lezza, “Poesie”, Guida Editore, Napoli, 2010
“Guida d’Italia. Napoli e dintorni”, Centro grafico Ambrosiano, Milano, 2001
“Itinerari. Napoli e il Golfo”, Touring Editore, Milano, 2008


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