I quattro bauli

Da Fiaba

Lunedì 10 Giugno 2013 09:50 Scritto da domenica

E’ una giornata d’ottobre e come ogni pomeriggio, sempre alla stessa ora, Martina e il fratellino Giacomo giocano insieme agli altri ragazzini.

Ecco, Martina comincia a contare e tutti gli altri scappano per nascondersi. Giacomo segue gli altri ragazzi più grandi, ma lo spingono via e gli dicono di nascondersi da solo, di non seguirli perché è piccolo.Giacomo si ferma, si guarda intorno per cercare un posto sicuro dove nascondersi. Dietro l’angolo si ricorda che c’è una macchina vecchissima che il signor Giuseppe sta cercando di sistemare, e così decide di aprire la portiera e di nascondersi dentro, proprio dietro i sedili.

Intanto Martina ha finito di contare. Si guarda intorno per trovare gli altri. Giacomo sente la sorella arrivare e comincia ad abbassarsi sempre di più per non farsi vedere. Nel  frattempo, Martina, sente dei mormorii provenire dall’entrata della casa del signor Giuseppe, così si dirige verso quella direzione. Entra e scopre Maria e Lucia. Subito comincia una corsa tra le tre bambine per arrivare prime al muro della conta.

Giacomo per evitare di essere scoperto, decide di cambiare nascondiglio. Quindi esce di corsa dalla macchina,  scende delle scale,  fa una salita  ed ecco che si ritrova davanti alla casa  della signora Marianna.

E’ una casa vecchissima su due piani,  con  due entrate, una frontale, che è quella principale, e una sul lato destro che porta direttamente al primo piano. Giacomo è indeciso se entrare oppure no. Quello sarebbe un nascondiglio perfetto. Ma ha paura, perché la nonna, per evitare che entrassero, visto che è una struttura pericolante,  ha sempre raccontato che dentro la casa abita un uccello grandissimo di colore bianco che vaga di notte in cerca di cibo per i suoi piccolini e di giorno dorme, mentre i suoi cuccioli controllano che non entri nessuno. Il suo pensiero è interrotto dal rumore dei passi di Martina. Così d’impeto, apre la porta frontale ed entra.

 All’interno ci sono zone buie e zone che sono illuminate da piccoli raggi di sole che passano dalle fessure delle finestre, oramai vecchissime, che creano un bellissimo gioco di luci. Tutto è pieno di polvere e ragnatele, ma nonostante ciò vi è  un certo ordine nella disposizione degli arredamenti, come se ci abitasse qualcuno.

Giacomo dopo aver girovagato e curiosato tutto il piano terra, decide di salire a quello superiore. Subito affianco le scale, c’è una stanza con quattro letti, uno specchio grandissimo e una bacinella di ceramica appoggiata su quattro piedi di ferro battuto. Invece, nella stanza accanto, ci sono quattro bauli lucidissimi, senza un granello di polvere decorati con ornamenti e colori diversi. Sul lato destro della stanza vi è quello di colore verde, decorato con tante piccole bilance. Segue il secondo, di colore bianco decorato con tanti piccoli soli. Poi c’è il terzo, di color celeste,  decorato con tante piccole nuvole. Infine sulla parete sinistra si trova l’ultimo baule che presenta diverse sfumature che vanno dal rosso al violetto, ed è decorato con un intreccio di fiori.

Giacomo, attratto dalla luce che emanano i quattro bauli, entra nella stanza, si ferma al centro, fa un giro su se stesso e ferma il suo sguardo di fronte alla porta.

Nota in alto incastrato un piccolo baule pieno di polvere ed incuriosito chiude la porta. Prende un piccolo sgabello e sale per vedere meglio il colore e gli ornamenti, con una mano toglie un po’ di polvere e vede che il baule è di un colore nerissimo, decide di prendere il fazzoletto che ha in tasca per pulirlo. Mentre lo spolvera, la manica della maglia s’incastra in una delle due maniglie che servono ad aprirlo. Tira il braccio verso l’alto per liberarsi, il baule si apre e da lì esce una nube nera che lo avvolge e lo risucchia al suo interno.

Intanto, Martina è riuscita a trovare tutti gli altri ragazzi, ma all’appello manca solo Giacomo. Così Martina, preoccupata, insieme agli altri, comincia a cercare disperatamente il fratellino. Vanno a destra vanno a sinistra, ma di Giacomo non ce traccia.

Intanto il sole va via lentamente, e Martina sconfortata alza lo sguardo al cielo, comincia a piangere ricordando le parole della mamma:

“Mi raccomando non lasciare da solo Giacomo!”.

Ad un tratto vede una luce fortissima che la porta ad abbassare lo sguardo. Quando lo rialza vede acanto a sé un barbagianni grandissimo di colore bianco e gli occhi ghiaccio.

La bambina impaurita si ritrae, ma il barbagianni gli dice di non aver paura che l’aiuterà a trovare Giacomo. 

Martina incuriosita dice al barbagianni:

“Chi sei? come farai ad aiutarmi?”.

 Il barbagianni si presenta:

“Io sono Sagge e aiuto a vedere la verità dietro la bugia e a sentire la parola non detta. Per molti secoli sono stato la luce che illuminava la notte degli uomini. Seguitemi, non dovete avere paura”.

 Sagge entra nella vecchia casa della signora Marianna e Martina titubante non sa se seguirlo. Ma Sagge si volta verso di lei e gli dice:

“Muoviti, non c’è tempo da perdere se vogliamo ritrovare tuo fratello!”.

 Martina decide di entrare in compagnia di  Maria e di suo  fratello maggiore, che nel frattempo è arrivato per cercarli.

Una volta entrati salgono al primo piano, nella stanza dove ci sono i quattro bauli, guardandosi intorno incuriositi e  impauriti. Intanto, Sagge con un battito di ali apre tre bauli  dai quali esce una polvere d’orata. I bambini chiudono gli occhi e quando li riaprono vedono tre strani personaggi.

 Accanto al baule verde, c’è una donna che porta occhiali scuri con un abito bianco e una cintura decorata con tante piccole bilance che tiene in mano una spada,  accanto al baule celeste un unicorno con delle ali grandissime e bianchissime; infine dal terzo baule  una donna piccolina,  robusta e anche un po’ bruttina vestita in modo molto colorato.

I bambini rimangono sbalorditi, a bocca aperta, ma subito Sagge dice:

“Non dovete avere paura, questi sono degli amici che ci aiuteranno. Su dai presentatevi!”.

La signora con l’abito bianco dice: “Io sono Ivsty e dico agli uomini ciò che giusto e ciò che è sbagliato”

L’unicorno: “Io sono Liberty e mi piace volare nel blu del cielo e fare tutto quello che mi pare”

La signora: “ Io sono Inis da molti anni mantengo armonia ed equilibrio nel mondo, ma l’avidità e il desidero di ricchezza dell’uomo stanno indebolendo sempre di più i mie poteri”.

 Martina e gli altri, ancora più confusi di prima, non riescono a capire che cosa sta succedendo. Pensano che tutto questo è solo un sogno, ma i loro pensieri sono interrotti dalla voce di Sagge:

“Adesso vi dirò che cosa è successo. Giacomo è stato catturato da Ovittac, un essere malvagio. Noi lo tenevamo chiuso dentro quel baule nero, per evitare che portasse morte e distruzione nel mondo. Ovittac per riacquistare i suoi poteri ha bisogno di trasformare Giacomo in un bimbo cattivo e malvagio. Noi lo dobbiamo impedire! Su, dai, seguitemi!”

Sagge entra nella stanza accanto, prende la bacinella appoggiata sui quattro piedi di ferro battuto ed esorta ognuno di mettersi in corrispondenza del proprio simbolo. Tutti e quattro si chiudono a cerchio e abbassano la testa sulla bacinella piena d’acqua.

Subito dopo Sagge dice:

“Ecco dove si trova Giacomo nella valle del deserto, dentro il bunker sotterraneo del castello nero. Dobbiamo raggiungerlo al più presto, ma prima dobbiamo passare dalla “vecchietta” della valle incantata”.

Sagge e gli altri prendono i bambini per mano e attraversano lo specchio che c’è nella stanza. Si ritrovano nella valle incantata.

I bambini estasiati si guardano intorno. E’ un posto bellissimo pieno d’alberi e di fiori dove il cielo è di un blu intenso, cose così belle nel loro mondo non l’avevano mai viste. Sagge interrompe lo stupore dei bambini:

“Su dai, moviamoci! Dobbiamo camminare un bel po’ prima di arrivare alla casetta col tetto rosso”.

 Dopo un’ora di cammino, finalmente, arrivano alla casetta dal tetto rosso.

E’ un luogo stupendo dove l’aria è fresca e tutto intorno regna pace e tranquillità. Di fronte alla casetta c’e un piccolo laghetto circondato di fiori d’ogni tipo e colore, con l’acqua di un azzurro intenso. In fondo c’e un piccolo viottolo formato da pietre gialle che porta all’entrata della casetta; la porta è ovale e di colore arancione; le pareti sono di un verde intenso che quasi si confondono con le montagne intorno. Nemmeno  il tempo di avvicinarsi, che la porta arancione si apre da sola e subito si srotola un tappeto rosso con scritto seguimi! Entrano e seguono la strada segnata dal tappeto, che li porta in una stanza con un camino acceso e una poltrona verde. Qui seduta c’è una vecchietta con una coperta sulle gambe e un libro in mano. Alla vista dei bambini dice:

“Finalmente siete arrivati! E’ da un po’ che vi aspetto. Su dai sedetevi”.

 I bambini si guardano intorno e non vedono né sedie e né divani, ma subito la vecchietta batte le mani ed ecco arrivare un divano grandissimo; un tavolino con sopra del thé e dei biscotti. Allora tutti si siedono e iniziano a mangiare.

Non appena finito di mangiare, la vecchietta comincia a parlare:

“Cari ragazzi, vi aspetta un compito importante, dovete assolutamente salvare il vostro mondo dalle cattiverie d’Ovitac .L’unico modo è quello di liberare Giacomo, perché per riacquistare i suoi poter ha bisogno di trasformarlo in un bimbo cattivo. Seguirete il sentiero della volpe che vi porterà al confine con la valle del deserto, una volta superato il confine Ovitac vi sottoporrà a delle prove, che, se supererete in modo coretto indeboliranno sempre di più il suo potere, altrimenti lo aumenterà e sarà sempre più difficile sconfiggerlo. Sagge, Liberty, Giusty e Inis vi accompagneranno in questo difficile cammino. Non esitate a chiedere consigli e spiegazioni su tutto ciò che non riuscite a capire, o che vi sembrerà difficile. Ecco, prendete queste piccole sfere e legatele al collo, all’interno troverete tutto il necessario, buon viaggio!”.

Tutti e sette escono dalla casetta,  prendendo il sentiero della volpe.  Oramai il sole è scomparso. Arrivano al confine e decidono di accamparsi lì.

Le quattro guide sollecitano i bambini ad aprire le sfere e a tirare fuori tutto l’occorrente. Ma i bambini, un pò dubbiosi, si guardano, come per intendere che degli oggetti così piccoli non possono contenere tutto il necessario. Decidono di aprirli ed ecco comparire una tenda, coperte, roba da mangiare, lanterne e tante altre cose. Tutti insieme montano la tenda e sistemano tutto al suo interno. Cenano e poi, oramai stanchi e assonnati, vanno a dormire.

Il mattino seguente, sono pronti a riprendere il cammino, ma prima devono rimettere tutto a posto. Così Sagge invita i ragazzi a girare le sfere in senso antiorario, ed ecco, che da ogni sfera, esce un vortice d’aria che risucchia tutto.

Cominciano a scendere, e a mano a mano che scendono, gli alberi e i fiori diminuiscono sempre di più, ed ecco all’orizzonte la valle del deserto. Qui gli alberi sono tutti secchi, i fiori non esistono e ci sono solo cespugli ingialliti che ostacolano il passaggio, non solo più si va  avanti più la luce del sole diminuisce.

I bambini hanno un pò paura, ma sanno benissimo che si devono fare coraggio e andare avanti se vogliono salvare il mondo e Giacomo.

Dopo un po’ di cammino, si sentono delle urla provenire da un albero grandissimo. Scorgono una piccola apertura sul lato sinistro ed entrano.

All’interno al centro  dell’albero ci sono una gallina e un serpente che discutono animatamente. Mentre, seduti tutti intorno a guardare vi sono uno scoiattolo, un ermellino, un coniglio e tanti altri animali.

 Il serpente alla vista dei bambini  va verso di loro dicendo:

“Vi prego! Aiutatemi!. Mi accusano di aver rubato le uova della signora Gina la gallina. Io  non ho colpa”.

 Ma subito la signora Gina ribatte:

“No! Sei stato tu! Tutti sanno che i serpenti vanno ghiotti per le uova, e poi domenica eri l’unico a mancare al matrimonio della signora Lina l’ermellina”.

Di nuovo lui:

“No! io c’ero al matrimonio! Ero sull’albero a guardare, mentre voi mangiavate e ballavate, lo sai che odio essere calpestato!”.

La discussione si fa sempre più animata e tutti appoggiano la signora Gina la gallina, anche perché è molto ricca e potente.

 I bambini lo sanno benissimo che ai serpenti piacciono le uova, ma questo non è un buon motivo per accusare Lello.

Subito Martina:

“Ma nessuno ha una foto del giorno del matrimonio?”.

 All’udire ciò si alza subito il signore coniglio:

 “Sì, io! Quel giorno ho fatto un ritratto. Eccolo, guardate!”.

I bambini prendono il ritratto e lo guardano attentamente, ma c’e una confusione, non si capisce niente.

Nel frattempo Ivsty si avvicina e dice:

 “Guardate attentamente, e mettete da parte i vostri pregiudizi, non fatevi influenzare dal giudizio degli altri”.

Dopo qualche minuto i tre bambini vedono che sull’albero c’è il serpente, e gridano:

 ‘Lello ha ragione ed è innocente!’.

La gallina gira su se stessa e scompare lasciando dietro di sé del fumo nero.

 Iusty loda i bambini per aver superato magnificamente la prima prova.

Tutti e sette riprendono il cammino per raggiungere il castello nero, ma ecco sopra un masso, un piccolo ranocchio che piange disperatamente. I bambini incuriositi si avvicinano e domandano il motivo del suo pianto, Rino il ranocchio dice:

 “Io e miei amici non ce la facciamo più! Tino il pesce del lago ci costringe a lavorare per lui e i sui amici, e tutti i giorni dobbiamo pulire l’acqua dai loro rifiuti, andare in giro per trovargli da mangiare. Non siamo liberi di fare niente. Vi prego, aiutatemi!”.

I bambini sono un po’ indecisi se aiutarlo o meno. Hanno fretta devono arrivare al più presto da Giacomo, ma Liberty li riprende:

“Cari bambini, ognuno di noi ha il di ritto di vivere come vuole, di scegliere dove abitare, quale lavoro fare ma soprattutto ognuno di noi deve essere libero di agire e di esprimere le proprie idee  avendo rispetto per gli altri”.

Così i bambini riflettono sulle parole di Liberty  e decidono di aiutarlo, ma non sanno proprio da dove iniziare.

Ma dopo mille pensieri ecco la soluzione:

‘ I ranocchi sfideranno Tino ad una gara d’indovinelli, e se perderà dovrà liberarli!’

I bambini vanno da Tino e gli propongono la sfida. Tino accetta.

I bambini recitano ad alta voce: ‘Cosa è che hai i denti ma non morde?’

Subito i ranocchi: ‘Il pettine!’

Bambini: ‘Bravi!’

Ancora i bambini: ‘Se le unisci dividono. Cosa sono?’

Tino:’E….le mani!’

Bambini: ‘No!’

Tino: ‘Le pinze!’

Bambini: ‘No. No e ancora no!’

I ranocchi: ‘Le forbici!’

Bambini: ‘Bravi, ranocchi!’

Tino comincia a sbuffare e a diventare sempre più rosso per la rabbia.

Continuano i bambini: ‘Ha le braccia ma non le mani, ha il collo ma non la testa che cos’è?

Tino: ‘la tartaruga!’

Bambini: ‘No!’

Tino rosso dalla rabbia: ‘Bottiglia…. Bicchiere….Brocca!’

I ranocchi: ‘Camicia!’

Bambini: ‘Bravissimi, ranocchi!’

I bambini decidono di fare l’ultimo indovinello: ‘Cos è quella cosa che se non c’è sei in catene, se c’è voli in alto?’.

I ranocchi e Tino rimangono zitti, si guardano non sanno proprio che cosa rispondere. Ma i bambini si rivolgono ai ranocchi: ‘Su, dai. Pensate bene. E’ una cosa che a voi manca e per la quale state lottando!’

Dopo un po’ i ranocchi urlano: ‘LIBERTA!’

I bambini: ‘Bravi, avete vinto! Adesso siete liberi!’

Tino arrabbiatissimo per aver perso fa un salto dall’acqua gira su se stesso e scompare lasciando dietro di sé del fumo nero.

 Anche questa volta i bambini hanno superato magnificamente la seconda prova.

Camminano e camminano, dopo tanto arrivano ai piedi di una montagna. Alzano lo sguardo in alto e vedono il castello nero, ma non ci sono né scale né sentieri per raggiungerlo, e anche stavolta non sanno proprio come fare.

 Decidono di girare intorno alla montagna in cerca di una soluzione, ma all’improvviso ecco apparire davanti a loro un essere bruttissimo.

L’essere è enorme ha il corpo di drago e la testa di leone è imponente ed incute paura.

I bambini fanno un passo indietro, ma Inis gli dice:

“ Su, dai bambini avvicinatevi! Non dovete avere paura!  La bellezza non sono gli occhi o il viso, ma la bellezza stà dentro di noi. Avvicinatevi piano e dimostrategli la vostra bellezza”.

 I bambini si avvicinano e tendono la mano verso lo strano essere che si fa accarezzare.

 L’essere sorpreso dal gesto, di solito tutti scappano, si presenta:

“Io sono Faox, ho visto umiltà e lealtà nel vostro cuore e per questo vi aiuterò a scalare la montagna. Su dai salite!”.

In un batter d’occhio i bambini si trovano davanti al castello nero. Scendono e ringraziano Faox, ma ecco che il castello si solleva, gira su se stesso e scompare lasciando dietro di sé del fumo nero. Dal fumo compare Giacomo e tutti corrono ad abbracciarlo. Finalmente adesso possono tornare a casa.

Sagge riunisce tutti e con un batter d’ali li riporta  nella casetta con il tetto rosso, dove ad aspettarli c’è la vecchietta.

 La vecchietta nel vederli apparire davanti a, sé dice: “Bravi ragazzi avete dimostrato una gran saggezza nell’affrontare quest’avventura e avete imparato il valore della giustizia, della libertà e della bellezza. Portate questi valori nel vostro mondo che ne ha veramente bisogno, combattete contro i tanti piccoli ovitac che si presenteranno, adesso attraversate questo specchio e vi ritroverete a casa, buona fortuna!”.

I ragazzi si ritrovano davanti la casa della signora Marianna e  contenti sorridono,  si abbracciano,

si girano a guardano la porta e vedono infissi quattro sigilli, un sole, una bilancia, delle nuvole e un fiore, che bloccano la porta in modo che nessuno possa entrare.

I bambini con stupore scoprono che il tempo non è passato è rimasto fermo a quando sono entrati nella casa.

Ognuno fa ritorno alla propria casa, prendendosi una bella sgridata dalle loro mamme per essere arrivati tardi per la cena.

***

Disegni a cura di Irene Massara.


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