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I quattro non-comandamenti della cazzonaggine

Creato il 03 gennaio 2013 da Albino

Premessa: questo post generalizza volutamente i comportamenti di certe etnie. E’ un’iperbole fatta un po’ per ridere, un po’ alla cazzo di cane. Se alla fine della lettura doveste trovarvi offesi nell’intimo dalla mia cafonaggine, vi prego di prendere questo post come una cosa satirica e divertente. Se dopo aver cercato di prenderlo come una cosa satirica e divertente doveste trovarvi ancora offesi nell’intimo,ci spiace comunicarvi che e’ un problema tutto e solo vostro. Sentitevi pure in diritto di commentare ed esprimere il vostro disappunto negli appositi spazi, come io mi sentiro’ in diritto di segarvi democraticamente il commento. In questo blog, ricordiamolo, solo uno ha il diritto di voto.

Mentre cammino per le strade di Hong Kong mi guardo intorno, e vedo gente. Dappertutto. Gente ammassata per le strade, sui marciapiedi. Gente in metropolitana, negli autobus. Hong Kong sembra un grande mercato nel giorno… di mercato. C’e’ da dire che HK ha meno abitanti di Tokyo, ma sono piu’ appiccicati.

Rispetto alla Metropoli Tentacolare, qua a Tannhäuser le regole sono un pelino piu’ opzionali pero’. In Giappone funziona che tutti seguono la stessa regola, e se non segui la regola sei finito. Il primo comandamento a Tokyo e’ di tenere la sinistra, sempre e comunque. Sulla scala mobile o sui nastri trasportatori (tipo quello degli aeroporti) si sta tutti a sinistra e si lascia la parte destra libera per chi vuole camminare. Sui marciapiedi si cammina a sensi alternati tenendo la sinistra.

il secondo comandamento e’ che la fila indiana e’ sacra, e finche’ non si entra in fila vuol dire che non si sta aspettando. L’altro giorno a Macao volevo prendermi una egg tart tipica del posto. Sono arrivato al banchetto e ho trovato un tipo che aspettava di essere servito e due giappine che contavano le monetine, a fianco del tipo. Io mi sono messo in coda dietro al tipo, e quando le due hanno finito di contarsi le monete si sono messe in coda dietro di me. Perche’, ripeto, in Giappone non conta quando arrivi ma quando ti metti in coda. Regola di civilta’ assoluta.

Il terzo comandamento e’ che nei mezzi pubblici ci si ignora, si fa finta che non ci sia nessuno oltre a noi, e non si parla mai. Al massimo quando ci si viene addosso o ci si pestano i piedi ci si fa un cenno impercettibile con la testa e si mima un muto sumimasen con le labbra senza emettere suono. Il paradosso e’ che ignorandosi le distanze naturali tra le persone sono cortissime, quindi ci si ignora anche quando si e’ appiccicati nelle ore di punta. La gente ti sta sul collo come i francesi quando ti parlano, solo che visto che ci si ignora a vicenda e non ci si muove, la gente non ti da nemmeno troppo fastidio (per lo meno, a me). E quindi non ti viene da prenderli a schiaffoni come, per dire, coi francesi.

Il quarto comandamento e’ che in ascensore quello piu’ vicino all pulsantiera apre e chiude le porte per tutti. Almeno fino al piano in cui deve uscire lui, ovviamente (in Giappone i sensori per gli ascensori sono un optional, ricordiamolo. Quando si chiudono le porte dei treni o degli ascensori, le suddette porte stritolano chiunque abbia la sfortuna di trovarcisi in mezzo. A Hong Kong invece c’e’ sovrabbondanza di sensori, per cui ogni volta che si sale in metropolitana le porte si chiudono, si aprono, si richiudono, si riaprono, si richiudono, si riapronono, e via dicendo fino a quando il motherfucker che sta sopra al sensore di una porta a caso si sposta e permette al convoglio di partire).

A Hong Kong invece le cose funzionano in maniera leggermente diversa. Sembra di essere un po’ piu’ in Europa, diciamo. Con un pizzico di cineseria che, direte voi, non guasta mai. E invece guasta, eccome se guasta. Ma badate bene: molti honkonghesi sono gente civile, e le regole le rispettano. Sono i british della Cina, in fondo, no? Il problema sono gli altri: i cinesi "veri", quelli che vengono dalla Cina. E poi, le colf filippine (qua e’ pieno), e gli indiani, pachistani, arabi etc.

Il primo non-comandamento di Tannhäuser e’ che si tiene la destra, in teoria, ma poi vanno tutti piu’ o meno a cazzo. Nel senso che ognuno si infiladove capita… diciamo che si cammina "a treccia". Se uno guarda dall’alto la gente che fa da A a B seguendo lo stesso marciapiedi, si vede chiaramente come la gente schivandosi cammina a sinusoide. Fuckin’ crazy.

Il secondo non-comandamento di Tannhäuser e’ che la fila non vale un cazzo, e ci si passa davanti alla cinese. I cinesi/filippini/indiani, figuratevi, fanno girare i coglioni a me pure quando li incrocio in Italia, il regno di quelli che non rispettano la fila. I cinesi/filippini/indiani all’aeroporto di Venezia li vedi in coda nella zona riservata ai cittadini UE: figuratevi di cosa sono capaci quando giocano in semi-casa. Ecco: qua a Hong Kong ti devi guardare le spalle e fare a spintoni pure se sei il primo della fila, perche’ la gente tenta sempre e comunque di introfulartisi davanti. E’ un brutto vivere, soprattutto per chi come me e’ un convinto sostenitore della via giapponese.
(Qua, per aggiungerne una, se marito e moglie cinesi vanno al supermercato, fanno due file alla cassa diverse, e il primo che arriva chiama l’altro. Maledetti, maledetti, maledetti).

Il terzo non-comandamento di Tannhäuser e’ che esiste una distanza minima, anche nel piu’ affollato dei treni. Ecco allora che alcuni fanno "tappo" vicino alle porte della metro, e non ci si passa attraverso e non si spinge troppo, come invece avviene a Tokyo. Qua spesso ti capita di vedere vagoni della metro che sono mezzi affollati e mezzi vuoti ai due capi opposti, solo magari perche’ c’e’ un paio di stronzi in mezzo che si stanno a distanza e non lasciano passare. Bah.

Il quarto non-comandamento di Tannhäuser e’ che… no, a ben pensarci non c’e’ un quarto. In effetti in Giappone si potrebbe andare avanti a elencare le regole ad libitum, mentre qua di non-regole ve n’e’ poche, pochissime. Per fortuna.


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