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I racconti pietroburghesi di gogol’: “il cappotto” e “la prospettiva”

Creato il 20 marzo 2014 da Postpopuli @PostPopuli

di Nicola Pucci

Il 20 marzo 1809 a Velyki Sorocynci, piccolo villaggio ucraino nella regione di Poltava, nasceva Nikolaj Vasil’evič Gogol’, magistrale interprete della letteratura russa dell’Ottocento.

racconti di pietroburgo 255x400 I RACCONTI PIETROBURGHESI DI GOGOL: IL CAPPOTTO E LA PROSPETTIVA
Parlare di lui mi emoziona in maniera particolare perchè leggendo una sua straordinaria raccolta di racconti, che dopo la sua morte avvenuta in circostanze ancora oggi misteriose il 21 febbraio 1852 furono assemblati dai critici sotto il nome di “Racconti di Pietroburgo“, mi proietta in un mondo fantastico, fatto di visioni e situazioni grottesche, in cui si muovono personaggi che riescono pur nella tragicità della loro esistenza a far sorridere. Sullo sfondo l’elemento comune, la città di Pietro, in cui Gogol’ visse a più riprese, e la società dell’epoca, inerme nel suo rigido schematismo, oggetto della feroce ironia dell’autore.

I “Racconti di Pietroburgo” furono scritti tra il 1835, quando “La prospettiva“, “Il ritratto” e “Memorie di un pazzo” uscirono in un opera principale, “Arabeschi“, e il 1842 quando, con l’intermezzo di “Il naso” scritto nel 1836, ultimò quel capolavoro assoluto che è “Il cappotto“, che tanto influenzò le generazioni successive di grandi letterati al punto che Dostoevksij, non proprio uno qualunque, disse “siamo tutti usciti da Il cappotto di Gogol”.

Il pittore Piskarev, timido e schivo, e il tenente Pirogov, audace e intraprendente, sono i due amici protagonisti di “La prospettiva“, Nevsky tanto per capirsi, arteria principale di Pietroburgo dove si confondono ma anche si incrociano gli sguardi e i destini di una massa di vite umane altrimenti anonime e indifferenti. I due giovani, proprio loro, prenderanno due strade diverse; l’uno, Piskarev, attratto da una dama che altri non sarà che una prostituta che lo trascinerà in un vortice onirico senza via d’uscita se non la morte; l’altro, Pirogov, ammaliato dalla moglie “tedeschina” di un mastro zincaio, che se ne uscirà malconcio dal pestaggio di tre rozzi e robusti artigiani accorsi a difesa dell’orgoglio machista del di lei marito. Il racconto si chiude con il proclama che “il demonio stesso accende le luci solo per mostrare ogni cosa in un fallace aspetto“: questa è la Prospettiva, Nevsky tanto per capirsi, groviglio di illusioni.

Akakij Akakievic è un consigliere titolarebasso di statura, alquanto butterato, rossigno, con un tantino di calvizie sulla fronte, persino un po’ miope…“. Per la farla breve, un impiegatuccio, un individuo di scarsa rilevanza, destinato a galleggiare nel magma degli anonimi se non dei perdenti, spesso vittima degli “strali degli scrittori, di quelli che hanno la lodevole abitudine di prendersela con chi non ha denti per mordere“. “Il cappotto” è il racconto della rivalsa di Akakievic, che a costo di un sacrificio finanziario importante riesce a farsi confezionare dal sarto Petrovic un cappotto nuovo. L’arrivo in ufficio con la nuova veste fa guadagnare al piccolo burocrate la stima e il rispetto dei colleghi fin a quel giorno spesso irriverenti nei suoi confronti. Ahimè, la gioia è di breve durata: invitato per la prima volta dai colleghi ad una festa subisce l’aggressione di un ladro che lo deruba del cappotto gettandolo nella più cupa disperazione. Morirà di freddo, il povero Akakievic, per poi trasformarsi in un fantasma che perseguiterà i signori della città derubandoli a loro volta dei mantelli. L’epilogo sarà a scapito di un “personaggio considervole” che aveva negato il suo aiuto ad Akakievic rigettandone l’accorata richiesta di giustizia.

Gogol’ ci lascia in eredità il suo realismo grottesco ma allo stesso tempo ammantato di comicità, avvincente per lo stile narrativo e la forza irrisoria degli aspetti più corrotti e viziosi di una società che getta le basi della propria autodistruzione, ovvero un sistema burocratico blindato nella preservazione dei suoi privilegi. Antesignano, Gogol’, di un processo che i grandi romanzieri russi individueranno con straordinario intuito.

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