Il matrimonio
Racconto di Paolo Grassi
Scritto su illustrazioni di Nicola Alessandrini
Recensione di Emanuela D’Alessio
Non è un matrimonio come gli altri né facile da dimenticare quello che Paolo Grassi ci racconta con strabiliante immaginazione. Mescolando senza esitazione fantasia e realtà, l’autore abbandona rapidamente la dimensione del comprensibile per precipitare arditamente in una metafora, grottesca e surreale, dell’uomo e della sua variegata insensatezza.
Con trecento invitati, cinquantanove camerieri, cinque maître, tre furgoni di decorazioni floreali, la limousine bianca degli sposi, la villa con piscina, la fontana settecentesca al centro del giardino, vasi di limone e viottoli di ghiaia, rubinetti dorati e putti affrescati, l’assessore e il generale, il prete e l’architetto, il matrimonio sarebbe stato di quelli esagerati, fastosi e pomposi.
Il condizionale è d’obbligo perché la narrazione non riguarda lo svolgimento della festa ma la sua fine anticipata, brutalmente imposta da un evento imprevisto quanto banale (un cocktail di gamberetti avariato). Le conseguenze sono eclatanti.
Dopo una violenta grandinata «le ultime gocce crepitano sulle fiaccole di citronella e nell’aria resistono ancora tracce di quella febbre euforica che appartiene a ogni matrimonio», tutto il resto è delirio e panico, «un esodo di trecento abiti impeccabili verso i bagni, poi dietro le siepi, poi dove capitava», «una casba di scarpe spaiate, giacche, accessori abbandonati a terra in un fiume di vomito appena rappreso».
Grassi si barcamena con disinvoltura tra personaggi solo abbozzati, dialoghi sconclusionati, in una parossistica descrizione dell’impossibile, come la stravagante metamorfosi dei protagonisti. Sorprendiamo lo sposo a «grufolare» insieme agli altri, «siamo bestie impazienti e circospette, vogliamo solo sfamarci, riempire il vuoto insopportabile»; la sposa guaisce, fiuta i genitori, gli gira attorno e «fugge via per ributtarsi nella fontana come un cagnolino goffo»; il padre dello sposo, il Commendatore, è appollaiato e gaudente sulla fontana, «gracchia con tutti» tranne che con i genitori della sposa.
L’autore, abbandonando i canoni tradizionali della narrazione, offre una nuova e agghiacciante interpretazione dell’indole umana.
Paolo Grassi è nato a Firenze nel 1979. Fa il libraio e sta cercando la voce per il suo primo romanzo.
Nicola Alessandrini vive e lavora nella provincia di Macerata. Si è diplomato nel 2002 presso l’Accademia di Belle Arti di Macerata., è da anni attivo nell’underground nazionale e internazionale. Alterna schizofrenicamente il lavoro di illustratore e graphic designer per i marchi Fornarina e Combo, a una più sincera ricerca sulle fratture del vivere sociale. http://nicolaalessandrini.wordpress.com/
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