Intervista a Mari Accardi
Che cosa significa per un autore costruire una storia partendo da immagini? Le era capitato prima d’ora? È stata un’esperienza stimolante o penalizzante per la sua creatività?
Per niente penalizzante, anzi. All’inizio sentivo di avere una grossa responsabilità perché i disegni di Francesco Levi mi piacevano tanto e avevo paura di essere troppo didascalica o di allontanarmi troppo, poi ho smesso di preoccuparmi e ho buttato giù la prima stesura per associazione di idee. Le immagini mi hanno dato libertà.
Ha avuto modo di confrontarsi con l’illustratore, prima o durante la scrittura?
Né prima né durante. Dopo la pubblicazione però ci siamo scritti.
In questa storia di grande suggestione, fiaba sofisticata dal sapore antico, si respira l’atmosfera della magia e della fantasia, al di fuori del tempo e del verosimile. Ma i televisori e gli oggetti di Mildred di cui Fez prova a liberarsi con rabbia rappresentano un indiscutibile richiamo alla realtà. Ci può spiegare meglio il loro significato?
Volevo che fosse esattamente “al di fuori del tempo e del verosimile”, antica e moderna allo stesso tempo. Il televisore era nelle immagini e sia questo che gli altri oggetti all’inizio sono venuti fuori senza controllo, per associazione di idee appunto, poi ho capito il significato, il mio almeno.
Quale sarà il suo prossimo appuntamento con la scrittura?
Sto finendo di scrivere una raccolta di racconti ambientati a Palermo e dintorni.
Intervista a Francesco Levi
Dove e come nascono le sue illustrazioni? È più facile o difficile commentare con le immagini un testo già scritto?
Penso sia una questione di peso specifico. Tonnellate di ricordi, parole, persone, numeri. Disegnare è spesso un gesto di abbandono. Come ai bordi della strada ciò che non sopporto più di dover trasportare. Si affidano le cose alla cura degli altri. Preferisco avere dei limiti, dei vincoli, delle regole. Diventano pretesti per percorrere strade sconosciute e impreviste. Quando ho disegnato per watt 0,5 il testo non esisteva ancora, ma i colori da utilizzare, le dimensioni delle tavole e il loro numero sono stati comunque i confini del mio lavoro.
Ha avuto modo di confrontarsi con lo scrittore?
Ho avuto modo di confrontarmi con la scrittrice solo dopo l’uscita di watt 0,5. Il testo di Mari Accardi mi è piaciuto molto. Non si è lasciata troppo condizionare dalle tavole, non le ha seguite in modo didascalico ma ne ha colto l’atmosfera e l’aria. Ne è nata una storia delicata e amara. Durante il lavoro l’unica persona con la quale avevo contatti era Maurizio Ceccato. Un costante punto di riferimento. Con lui segnavo la rotta.
Quale sarà il suo prossimo appuntamento con l’illustrazione?
A giugno si è conclusa la mostra “L’arcobaleno è inutile se la tua casa affonda e hai appena sbarrato porte e finestre”, una piccola raccolta di illustrazioni e tavole, presso la Mimesis Gallery di Brescia. Sono impegnato adesso con la preparazione di un’altra mostra e della scenografia di un piccolo spettacolo teatrale per bambini.
Qui la recensione di Elda e il corvo