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I ragazzi di kalongo

Creato il 09 febbraio 2011 da Catone
In Uganda, una ventina di ragazzi del grande campo profughi di Kalongo ha partecipato ai laboratori di giornalismo e fotografia di 'Fotografi senza Frontiere' nell'ambito del progetto Fondazioni4Africa ad opera di Amref, Cesvi e Coopi. Per un mese hanno studiato fotografia e giornalismo e si sono allenati a sviluppare e stampare le fotografie nella camera oscura. Organizzati in piccoli gruppi, hanno poi girato per Kalongo con macchina fotografica e registratore chiedendo alle persone che incontravano di raccontare la loro vita nel campo.
Kalongo si trova nel distretto di Pader, Nord Uganda, ed è stato battezzato "campo madre" per la sua ampiezza. E' arrivato ad ospitare fino a 60mila persone in fuga dai ribelli dell'Esercito di Resistenza del Signore (LRA). Dopo l'accordo tra governo e ribelli del 2008 che ha posto fine a una delle più sanguinose guerre civili d'Africa, il campo non è stato ancora smantellato perché sono in molti coloro che hanno comunque paura di ritornare nelle loro case.

Bambina orfana, 9 anni,
ad Akado, un villaggio del distretto di Kalongo

"Mia madre è morta 4 anni fa e da allora vivo con la mia matrigna; mia madre fu uccisa mentre era nel bush a raccogliere la legna per il fuoco. La mia matrigna mi tratta in modo diverso dai figli. Mio padre non sa che la mia matrigna mi maltratta e io ho paura di dirglielo perché quando mio padre è nei paraggi lei si comporta come se mi amasse"

Betty Akello, 25 anni, rapita dai ribelli, intervistata e fotografata da Rose Atto, 17 anni
"Betty ha 25 anni ed è stata rapita mentre si trovava nell'orto con sua nonna. È rimasta con i ribelli per 4 anni. Quando è tornata, la gente la guardava come se fosse una ribelle e Betty si vergognava. Le persone ignoranti volevano lapidarla, ma fortunatamente Betty è andata all'ufficio del consiglio locale, dove è stata accolta amorevolmente ed è sopravvissuta. Ma ora non c'è nessuno che la accolga. Quando è tornata ha scoperto che i suoi genitori erano morti"

Josephine Anyeko durante l'esercitazione in classe, 17 anni

Santina Adwol, 45 anni, tribù Acholi
"Sono giunta a Kalongo nel 2001 per sfuggire agli assalti dei ribelli. Sono arrivata da Angalo con i miei 5 figli. La situazione era insostenibile, uccidevano le persone in continuazione e bruciavano le nostre case e i nostri campi. Stavamo nascosti tutto il tempo, non potevamo prenderci cura della nostra casa e del nostro orto.
Io avevo solo una pentola per cucinare, ma i vitelli e le capre erano stati presi dai ribelli e dai Karamojong e la nostra casa era stata bruciata.
Mangiavamo una volta al giorno, a pranzo, poi il WFP (Programma Alimentare Mondiale) è arrivato per raccogliere i dati e ci ha fornito un po' di cibo. Qui al campo vado a raccogliere le patate e faccio i mestieri di casa, lavoro senza sosta"

Un ragazzo mostra una fotografia appena sviluppata nel laboratorio di Kalongo

I venti ragazzi che hanno partecipato al laboratorio posano con le loro foto

Gli autori delle foto sono venti ragazzi del campo sfollati di Kalongo, Nord Uganda, che hanno seguito i laboratori di 'Fotografi senza Frontiere'

Gli autori delle foto sono venti ragazzi del campo sfollati di Kalongo, Nord Uganda, che hanno seguito i laboratori di 'Fotografi senza Frontiere'


Un'immagine del campo sfollati di Kalongo realizzata dalla fotografa italiana Emanuela Colombo

Un'immagine del campo sfollati di Kalongo realizzata dalla fotografa italiana Emanuela Colombo

Un'immagine del campo sfollati di Kalongo realizzata dalla fotografa italiana Emanuela Colombo

Un'immagine del campo sfollati di Kalongo realizzata dalla fotografa italiana Emanuela Colombo

Un'immagine del campo sfollati di Kalongo realizzata dalla fotografa italiana Emanuela Colombo
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