2010: The Kids Are All Right di Lisa Cholodenko
Grande successo al Sundance Film Festival e al Festival di Berlino, nonché ai botteghini di tutto il mondo, il film ha avuto 4 nomination agli Oscar.
I ragazzi stanno bene (in Italia presentato in anteprima al Festival del Cinema di Roma) sta piacendo molto sia alla critica che al pubblico (1):
“Acclamato dalla stampa americana, il film può tranquillamente essere etichettato come il miglior lavoro indipendente dell’anno” “Cineblog), “…la sua storia appassiona e diverte perché riesce a far vibrare i suoi personaggi con tutte le tenere debolezze dell’agire umano e a parlare di turbamenti, gay porn e amore saffico senza piegarsi né alla risata grassa della farsa né al ghigno infantile della pruderie” (MyMovies), “…alcune gag sono decisamente esilaranti, le battute non mancano, e tutto il cast dona un’interpretazione decisamente brillante” (Movieplayer), “Una commedia intelligente e arguta… frizzante ma non frivola” (Il Riformista), “Il film procede di bene in meglio, alimentato da una sceneggiatura acuta e sapiente e da una recitazione superlativa” (Financial Times).
Francamente non condivido tale entusiasmo.
Lo spunto è molto buono, quanto mai moderno e attuale e qualcuno potrebbe addirittura definirlo coraggioso… Ma sceneggiatura e regia (entrambe di Lisa Cholodenko) lasciano molto a desiderare. Ambedue piuttosto piatte, senza fantasia né originalità. Probabilmente la Cholodenko voleva mostrare che in una famiglia «irregolare» accadono le stesse cose che avvengono in una famiglia «tradizionale» e che tra le due non ci sono poi tante differenze… e quindi perché scandalizzarsi? Intento senz’altro encomiabile, ma l’operazione, cinematograficamente parlando, ha il risultato che abbiamo l’impressione di assistere a una summa di tante scene, di tante situazioni, di tante psicologie viste in tanti tantissimi film. Nessuna novità, nessuna inventiva.
Il tutto sa di falso e di costruito a tavolino (e il doppiaggio non aiuta). I protagonisti sembrano vivere in una campana di vetro senza alcun rapporto con la realtà che li circonda, in un paradiso terrestre senza problemi se non quelli sentimentali (in alcuni Stati americani il matrimonio gay è legalizzato ma che per le coppie tutto fili liscio mi sembra un po’ inverosimile).
Troppo superficiale per essere drammatico, troppo poco ironico per essere divertente, I ragazzi stanno bene procede stancamente senza saper bene cosa dire (impressione rafforzata dalla inutile e superflua presenza di situazioni e personaggi -il giardiniere, l’amico del figlio…- che nulla aggiungono al film).
Punto di forza dovrebbe essere la performance degli illustri attori che compongono il cast, ma anche qui la delusione è grande. Salverei la sempre straordinaria Anette Bening e la convincente Mia Wasikowska. Poco credibile invece Julianne Moore, solitamente grande attrice, ma che qui sembra l’ombra di se stessa. Pollice giù per Mark Ruffalo (alle prese con un personaggio improbabile e ripetitivo) e per Josh Hutcherson in un ruolo del tutto inconsistente.
note
(1) Fuori dal coro, Fabio Secchi Frau scrive “…apparentemente sembra una commedia moderna e progressista, non è altro che un semplice piccolo dramma familiare svuotato delle tematiche gay, ma che vira fortemente in borghesi valori tradizionali riconducibili a qualsiasi altra normalissima famiglia”.