Ricordati che gli uomini non sopportano l’ordine, ma sono terrorizzati dal caos…noi siamo l’autunno la stagione del cambiamento. […] Ritieniti fortunata. Perché per alcuni…c’è soltanto un lunghissimo inverno.
Ho voluto iniziare la mia riflessione con questo bel passaggio, che conclude l’albo #333 (la metà di 666!) di Dylan Dog, perché riassume molto bene il messaggio dell’albo e quello che probabilmente significa per questa testata. “I Raminghi dell’Autunno”, scritto e disegnato da Fabio Celoni, è forse destinato a diventare l’episodio più importante uscito negli ultimi 2-3 anni per l’Indagatore dell’Incubo. Sì perché è un numero di svolta dopo la recente mediocrità, ma anche di una rinnovata affermazione del personaggio, delle sue qualità, un riappropriarsi delle sue radici.
Esiste una figura più paradossale e contraddittoria di quella del clown? È divertente una persona che prende botte per far sorridere il pubblico, dal perenne ghigno impresso su di uno spesso strato di cerone bianco che sembra nascondere le emozioni del viso che vi si cela sotto? Per molti magari può essere così; (chi vi scrive ne è terrorizzato) ma, con il passare del tempo, questo “essere” ha acquisito sempre più una fama sinistra e inquietante. Una fama guadagnata anche grazie ad alcune opere letterarie conosciute a livello mondiale come “It” di Stephen King, il meno conosciuto “La Città dei Clown” di Will Elliot e il bellissimo “Il Popolo dell’Autunno” del grande Ray Bradbury, romanzo dal quale l’autore sembra essere stato maggiormente influenzato.
È poi straordinario (e l’aggettivo non è esagerato) il lavoro grafico svolto dall’autore, di cui auspico una ristampa in un formato più grande che permetta di assaporarne le stupende illustrazioni, davvero troppo penalizzate dal classico formato bonelliano. Il tratto elegante e incredibilmente dettagliato di Fabio Celoni, rafforzato da un uso impressionante dei neri, crea tavole potenti e visionarie da cui si rimane letteralmente rapiti. Uno stile che riesce a cogliere e sintetizzare influenze grafiche che spaziano da Massimo Carnevale al maestro Bernie Wrightson, mentre le parti più oniriche sembrano rievocare l’Alberto Breccia di “Rapporto sui Ciechi”.
Il messaggio principale che arriva da “I Raminghi dell’Autunno”, quello del cambiamento, benché di applicazione universale, si riflette molto bene sul personaggio di Dylan Dog e sul suo imminente rilancio. Tra qualche mese, per scelta editoriale, avremo un personaggio che perde alcune delle sue caratteristiche peculiari per passare a una versione più moderna e forse in linea con i gusti odierni. È un male? Non credo. Giusto accettare il cambiamento e se vedremo Dyd usare uno smartphone o un computer bisognerà farsene una ragione. Ma il rinnovamento deve passare e arrivare anche dal cuore del personaggio e quello che racconta: le sue storie. Anzi è principalmente da esse che si deve forzatamente ripartire. Storie come questa, pensate e ragionate per stupire, emozionare e far riflettere e che ci riconsegnano uno dei protagonisti fondamentali del fumetto Italiano.
Abbiamo parlato di:
Dylan Dog #333 – I Raminghi dell’Autunno
Fabio Celoni
Sergio Bonelli Editore, 2014
98 pagine, brossurato, bianco e nero – € 3,20
ISBN: 9771121580009