I rapporti USA-Russia e il ritorno della Guerra Fredda. Intervista a Edward Lozansky

Creato il 16 giugno 2014 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR

Il 16 e 17 giugno si svolgerà a Washington D.C. la 34esima edizione del WORLD US-RUSSIA FORUM, evento che ha l’obiettivo di favorire i buoni rapporti e la cooperazione tra gli Stati Uniti e la Federazione Russa. Proprio per discutere dell’attuale stato dei rapporti russo-statunitensi, Alessandro Lundini, ricercatore associato del Programma “Eurasia” dell’IsAG, ha intervistato per noi Edward Lozansky, fondatore e presidente dell’Università Americana di Mosca, professore presso l’Università Statale di Mosca e uno dei principali organizzatori del Forum.

Il Forum si propone di analizzare le opportunità derivanti da una possibile cooperazione tra gli USA e la Federazione Russa. Quest’anno l’evento si terrà in una fase di grandi tensioni tra i due Paesi. Secondo la sua opinione, quali sono le questioni politiche che possono costituire una piattaforma programmatica comune? E quali le posizioni della classe dirigente americana circa un possibile dialogo con la Russia?

Attualmente i rapporti russo-statunitensi sono al punto più basso dal crollo dell’Unione Sovietica. Questa è una grande delusione per tutti coloro che si aspettavano la nascita di una partnership strategica e reciprocamente vantaggiosa o, addirittura, di un’alleanza tra questi due grandi Paesi una volta cadute le differenze ideologiche che li dividevano. Noi crediamo che questo triste stato delle cose sia del tutto innaturale e dannoso, non solo per Stati Uniti e Russia, ma per la sicurezza e la stabilità internazionale più in generale. Fortunatamente negli Stati Uniti ci sono molti esperti di politica estera, e anche di altri settori, che comprendono come l’attuale politica della Casa Bianca danneggi gli interessi geostrategici di lungo termine degli Stati Uniti e, nel prossimo Forum, ci aspettiamo che alcuni di essi presentino le loro idee, che forse potrebbero portare a delle correzioni di queste politiche, il cui fallimento è abbastanza evidente.

La crisi ucraina sta producendo una profonda divisione tra i due Paesi. Nonostante ciò, ci sono altre importanti questioni nell’agenda politica internazionale, dalla guerra civile siriana alla lotta al terrorismo, che richiedono una più stretta cooperazione. Gli eventi recenti hanno dimostrato come senza un’effettiva collaborazione russa, anche la superpotenza statunitense non è in grado di risolvere le principali problematiche internazionali. Crede sia possibile arrivare a un’evoluzione positiva delle relazioni russo-americane?

Penso che Washington abbia tutte le carte a disposizione per favorire queste evoluzioni positive, dato che i leader russi hanno più volte espresso la loro volontà di trovare compromessi accettabili per entrambe le parti. Per quanto concerne la questione ucraina, credo che Petro Porošenko, il nuovo Presidente, abbia bisogno da parte dei Paesi occidentali di un segnale forte che lo spinga ad accettare la realtà e a sedersi con i leader del Sud-Est del Paese, invece di continuare con i bombardamenti e i cannoneggiamenti.

Uno degli elementi della politica del “Reset” di Barack Obama nei confronti della Russia fu il dialogo per la riduzione delle armi nucleari, suggellato con l’accordo del “Nuovo START”, il quale segnò un momentaneo miglioramento dei rapporti bilaterali. Ultimamente, invece, visti proprio gli eventi ucraini e le promesse dello stesso Obama di sostenere militarmente i Paesi dell’Europa dell’Est, si è tornati a parlare di nuova Guerra Fredda. Il rischio di un ritorno al passato è reale e come è possibile evitarlo?

Purtroppo penso che la Guerra Fredda è già tornata e che ci sia un grande pericolo di un ulteriore deterioramento, specialmente in caso di una continua escalation di sanzioni occidentali contro la Russia. Tale escalation potrebbe seriamente danneggiare non solo l’economia russa, ma anche quelle di molti Paesi occidentali, con risultati che difficilmente possono essere previsti. Prima Washington e Bruxelles si rendono conto che le loro politiche nei confronti della Russia sono dannose per i loro stessi interessi, migliori saranno le probabilità per la riconciliazione e il ritorno ad una cooperazione pragmatica tra Est e Ovest.

Mentre si torna a parlare di nuove sanzioni economiche contro la Russia, con possibili effetti negativi sull’economia globale, Mosca ha compiuto un ulteriore passo avanti verso l’integrazione regionale con la firma del trattato istitutivo dell’Unione Economica Eurasiatica. Nonostante i leader dei tre Paesi fondatori abbiano parlato di un progetto dal carattere esclusivamente economico, molti analisti statunitensi hanno interpretato la nascita dell’Unione come la riproposizione della vecchia Unione Sovietica. Non crede che un diverso atteggiamento nella sfera economica possa contribuire al miglioramento delle relazioni bilaterali?

Idealmente, dal mio punto di vista, l’approccio più ragionevole sarebbe stato quello di favorire una più stretta cooperazione economica, per passare in un secondo momento anche a quella relativa alla sicurezza tra l’Unione Europea, l’Unione Economica Eurasiatica, la NATO e la SCO, dal momento che tutti i loro membri condividono le stesse sfide realative all’economia e alla sicurezza globale. Purtroppo, come insegna la storia, non ci sono molti leader disposti ad ammettere i propri errori e a sostituire politiche chiaramente poco lungimiranti, e ormai fallite, con altre proposte più pragmatiche, che risponderebbero al meglio agli interessi dei loro Paesi. Comunque i miracoli e le eccezioni possono sempre accadere ma, francamente, attualmente non vedo leader occidentali in grado di produrre tali miracoli.

Per concludere una domanda sull’Italia, Paese membro della NATO e fondatore dell’Unione Europea, ma al tempo stesso anche uno dei migliori partner della Russia in Europa. In passato Roma si era adoperata per sviluppare un clima di fiducia reciproca tra gli Stati Uniti, l’Europa e la Russia, al fine di creare una zona di sicurezza e sviluppo nel continente europeo. Oggi, considerando che l’Italia prossimamente assumerà la presidenza di turno dell’Unione Europea, è possibile immaginare che un suo ruolo di moderatore possa avere effetti positivi nei rapporti USA-Russia?

Un’azione diplomatica dell’Italia, ossia da parte di una delle più antiche civiltà mondiali, sarebbe un grande contributo per la politica internazionale. Tuttavia, finora l’Italia ha seguito fedelmente la linea di Washington e non ci sono indicazioni che segnalano inversioni di tendenza o una “ribellione” a questa linea da parte di Roma. Anche in questo caso, i miracoli possono accadere, quindi aspettiamo di vedere cosa accadrà in futuro. Una cosa è certa, non bisogna mai rinunciare a lavorare per giungere ad una politica di cooperazione, e questo è il motivo per cui continuiamo ad organizzare questi Forum, anche se ci rendiamo conto chiaramente che le nostre possibilità di successo non sono troppo alte.


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