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I “reati di genere” non sono “reati di razza”

Creato il 16 gennaio 2016 da Barbaragiorgi @gattabarbara

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Ho già scritto il mio J’ACCUSE contro i cd “fatti di Colonia”,  azioni di VIOLENZA DI GENERE (molestie e stupri) della notte di Capodanno ad opera di immigrati, nel pezzo del  6 gennaio, VIOLENZA SULLE DONNE: NON HA APPARTENENZA ETNICA

Ciò detto. Non ci sto a farmi strumentalizzare da pianificazioni politico-patriarcali, diventando la pedina in mezzo a due giocatori, la preda tra due predatori, la strega imprigionata tra due fuochi oriente-occidente, uomo nero- uomo bianco. Non ci sto. E l’ho scritto chiaramente nel pezzo del 9 gennaio LE DONNE E LE PIAZZE. COLONIA, THE DAY AFTER dove parlo di due forze machiste che ci “contendono”, ci usano. Maschi da entrambe le parti. Come sempre e oggi ancora di più.

Ma adesso ho altro da aggiungere. Una riflessione degli ultimi giorni, sorta dopo aver letto vari articoli sul femminicidio e funerali di ASHLEY OLSEN, americana di 35 anni, uccisa a Firenze. L’accusato di omicidio è un senegalese di 27 anni, immigrato irregolare.

Ho ascoltato commenti in radio e in tv, del tipo: “noi occidentali non facciamo certo queste cose!”

Ho letto nel web, in bacheche varie di Facebook, frasi del tipo: “quelli lì sono animali, cosa ti aspetti?”

Prima con i fatti di Colonia, ora con il femminicidio di Ashley… vedo un USO-ABUSO DELLE DONNE a fini razzisti. Credo che stia accadendo un fatto gravissimo: vogliono trasformare i “REATI DI GENERE” (MOLESTIE, STUPRI, FEMMINICIDI)  in “REATI DI RAZZA”, cioè riferibili solo ad una parte dell’umanità maschia. Vogliono far passare questo messaggio a livello sociale:  il violento è solo o soprattutto l’immigrato, l’uomo NON OCCIDENTALE.

Chi sta operando questa pianificazione machiavellica? Molti (sì, molti) uomini occidentali: politici, uomini “della strada”, uomini della porta accanto. Perché così è più facile guardarsi allo specchio, affermare la propria “perfezione interiore” prendendo le distanza dall’imperfezione altrui.

Così, eccovi servito l’uomo bianco perfetto. Quello che non ammazza le donne, quello che non stupra, quello che non molesta, quello che probabilmente non ha neppure pensieri “impuri”, si confessa tutte le settimane e dice le preghiere. Quello lì.

E’ ormai in atto quest’epidemia di pensiero, contagiosa e pericolosa. Tossica.  Una peste nata la notte di Capodanno 2016 che mieterà molte vittime. E non saranno solo donne. E’ già stato usato anche il corpo di un bambino morto.

Si chiamava AYLAN KURDI, aveva 3 anni. Veniva dalla Siria e l’hanno ritrovato senza vita sulle spiagge della Turchia (settembre 2015). Tutti hanno pianto e si sono battuti il petto per la sua morte. Tutti gli uomini bianchi e buoni dell’Occidente. Poi qualcuno ha pensato bene di prendere quel corpo, farne un disegno più feroce e mortale della morte stessa. Lo hanno usato per una vignetta razzista, riferita ai fatti di Capodanno. I bravi vignettisti di Charlie Hebdo, quelli a cui tutto è concesso. Del resto, Machiavelli diceva che il fine giustifica i mezzi.

Così, qualsiasi corpo di donna e bambin* può essere usato per lo SCOPO: da Ashley ad Aylan a chiunque altro.

Lo SCOPO dell’uomo occidentale – in senso lato – è quello di apparire sempre ben lontano da ogni nefandezza e reato sulle donne. E’ quello di focalizzare il problema della violenza di genere sull’immigrato, sullo straniero, sullo sconosciuto di altra etnia, sul mostro che viene da lontano. E’ quello di  sentirsi superiore come “razza e cultura”. Ma è anche quello di mantenere e rivendicare  “diritto di proprietà” sugli strumenti da usare per sesso-riproduzione-cura.

Ora  – più che mai – dovremmo essere unite e non cadere in tranelli mediatici e politici.

Ora – più che mai – il femminismo dovrebbe alzare la voce.

Io, da parte mia, tengo presente come una sorta di post-it, una frase breve e incisiva letta nel web, che  focalizza in poche parole tutta la situazione:

“le donne sono nostre e ce le stupriamo noi”.

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