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I rettili della paura.

Creato il 22 dicembre 2011 da Fabiocasa

I rettili della paura.


I rettili della paura.


Ogni montagna o valle ha le sue leggende.
La maggior parte di queste leggende, miti o storie attiene al mondo strisciante dei rettili.
E' una tara umana.
Ritengo che nessuna valle abbia tante leggende sulle vipere come la Valgrande in Piemonte.
Sin da bambino ho imparato a conoscere il basilisco (bazalesch o bazalisch): nella tipica raffigurazione della Valgrande ha una cresta molto pronunciata, delle zampe come un varano ma soprattutto può colpire con lo sguardo anche gli esseri umani. Nei racconti più raccapriccianti riesce altresi ad emanare uno sgradevole odore: questa narrazione venne fatta da un cacciatore di Cannobio che incontrò il basilisco sotto le torri del Gridone: i suoi cani scapparono terrorizzati e lui fu colpito da conati di vomito così forti che non riusci nemmeno a sparare. Quindi il basilisco, nella tradizione valgrandina, non è propriamente una vipera ma un rettile chimerico che riesce ad ipnotizzare tutti coloro che hanno la sfortuna di incontrarlo.Sempre al medesimo genere appartiene il gasper (ritrovabile nelle tradizioni orali della bassa Valgrande verbanese). Era un rettile che amava i luoghi appartati nei pressi dei corsi d'acqua. Un particolare incontro avvenne tra un cacciatore ed un gasper nei pressi di una sorgente d'acqua nelle vicinanze di Cicogna: il cacciatore rimase immobile alla vista dell'animale ed anche in questo caso non riuscì a fare fuoco. Nei momenti successivi quando si riebbe trovò una tana quadrangolare nei pressi della sorgente. Il racconto si chiude con la descrizione accurata del gasper: cresta enorme sulla testa e squame rosse.Un'altro intimidatore era il serpente con la cresta (serpent dla cestra). Molti sono gli incontri con questa vipera. Nella tradizione cannobina ha quattro ali e la cresta rossa. Chi lo incontrava si smarriva ed il morso equivaleva a morte certa. Nei racconti della Valgrande verbanese oltre alla cresta ed alle squame emanava un odore sgradevole e soporifero che addormentava le sue prede, uomini compresi. Era usanza dei cacciatori portare nelle tasche del giubbotto del tabacco da masticare, che si riteneva essere in grado di vincere la sonnolenza grazie al gusto acre. Le donne ed i bambini che si vedevano costrette ad attraversare zone infestate da tale serpente orinavano nel fazzoletto che portavano sempre con se per annullare l'odore e riaversi nel caso di attacco della malefica bestia.Un posto a parte in questa carrellata di mostri e vipere merita il ramarro (ghezz): unico essere vivente in grado di allontanare i serpenti. Nella tradizione della Valle Vigezzo il ramarro era talmente forte che se un serpente avesse morso un uomo in sua presenza il veleno non avrebbe sortito alcun effettoLa narrazione potrebbe continuare in quanto ogni valle o alpeggio ha il suo serpente della paura. Ma le caratteristiche di tutti questi sono ben rappresentati dai tre animali leggendari sopra descritti.Vi sono motivi validi per non credere a questi animali, ma lasciamo ad altri tale spiegazione.
Un testo molto istruttivo per entrare in contatto con tutti questi animali è Val Grande ultimo paradiso viaggio tra il Verbano e l'ossola nell'area selvaggia più vasta d'Italia di Teresio Valsesia.Questo libro è fonte di ispirazione per tutti coloro che vogliono scrivere o raccontare della Valle più selvaggia della penisola.
Fabio Casalini

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