I ricchi sono matti

Creato il 02 aprile 2015 da Albertocapece

Ancora non si è dissipata l’incredulità per la vicenda dell’Airbus, per il pilota che ha trascinato nei fantasmi mortali suo maelstrom interiore 150 persone. E cresce il malessere  di fronte a una domanda che inquieta: se e in che misura la compagnia aerea sapesse dei disturbi di Lubitz, se e in che misura se ne sia fregata. In realtà visto che vicende del genere non sono così rare come si tende a pensare (ufficialmente almeno una trentina), ci si potrebbe chiedere quale influenza avrebbe sul mercato dei piloti dover selezionare il personale di volo anche in base a un equilibrio psicologico particolarmente pronunciato e all’assenza di sintomi piuttosto comuni di disagio o di vulnerabilità allo stress cui sono sottoposti. Certamente questo peserebbe sui bilanci ed è perciò in qualche misura una questione di mercato e di equilibrio fra i costi presunti di un incidente e i costi per evitarlo nella misura del possibile: sembra strano , ma non bisogna dimenticare che una grande compagnia come la McDonnel Douglas sparì per il ritardo nel riprogettare il banalissimo sistema di chiusura di un portellone del vano bagagli che tendeva ad aprirsi in volo. Cosa che alla fine, dopo diversi incidenti miracolosamente senza vittime, fece 360 morti.

L’impressione che produce su tutti noi la tragica vicenda è dovuta anche al fatto che essa, sia pure in modo oscuro, contraddice la narrazione del mondo che abbiamo introiettato con i suoi topoi più in voga: la celebrazione del merito, la sua consacrazione attraverso il profitto, una radicata illusione nell’eticità del capitale che resistono nonostante si veda tutti i giorni che incompetenza, conformismo, assenza di moralità e rendita di posizione , risultino generalmente vincenti.  Poi salta fuori un pilota pazzo e ci balena da qualche parte l’idea che in fondo non è che l’estremizzazione tragica di qualcosa di comune: per esempio – tanto per dire una cosa drammaticamente curiosa – uno studio effettuato su un gran numero di dirigenti e senior manager britannici ha portato alla constatazione che alcuni loro indici  di psicopatia  superano quelli dei pazienti con diagnosi di disturbi di personalità psicopatiche del manicomio criminale Broadmoor (vedi qui).

Ma potremmo fare anche l’esempio di Carly Fiorina ex amministratore delegato di Hewlett Packard, la quale licenziò 30 mila dipendenti sacrificati in nome dell’efficienza aziendale, ma commise errori così clamorosi per la sua sostanziale incompetenza che portò l’azienda sull’orlo del fallimento. E’ rimasta nota alle cronache perché durante i consigli di amministrazione si alzava e cominciava a fischiettare parossisticamente senza riuscire a smettere. Alla fine fu cacciata con un liquidazione di 42 milioni di dollari. Ma non è scomparsa in una qualche villa sul mare: adesso è uno dei più quotati candidati repubblicani alla presidenza Usa, forte tra l’altro dello pseudo femminismo liberista e reazionario che va per la maggiore.

Ecco allora che il caso Lubitz si stempera dentro la follia contemporanea che in realtà fa un numero di vittime enormemente maggiore di quelle dell’Airbus e che costituisce il suicidio di modelli democratici e civili: le morti da crisi economica, le stragi conseguenti alla geopolitica e alla creazione di opposti terrorismi, quelle derivanti dalle “missioni di pace”: tutto si tiene, non è in contraddizione. Ed è di una speculare insensatezza.


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