I ricordi dei cuori infranti diventano oggetti d’arte in un museo di Parigi

Creato il 04 marzo 2013 da Cremonademocratica @paolozignani

 

Les coeurs brisès in mostra a "le 104"

“Non v’è nulla al mondo dolce come l’amore; e dopo l’amore, la cosa più dolce è l’odio”, diceva il poeta statunitense Longfellow. E chi di noi non lo ha provato dopo la fine di un’intensa relazione amorosa?  Le musée des coeurs brisés au CentquatreLe musée des coeurs brisés au CentquatreEEE

E chi in un attimo di rabbia non ha pensato di distruggere le testimonianze della presenza dolorosa dell’ex o ha fatto a pezzi, bruciato, buttato i regali, i biglietti d’amore.. i ricordi di un sentimento rotto, finito per sempre?

A giudicare dal numero degli oggetti raccolti da Olinka Vistica et Drazen Grubisic nel loro Museo “Broken Relationship” di Zagabria, tanti sono gli ex innamorati colpiti dalla sindrome del “fuori tutto”, provenienti da 20 città diverse del pianeta, a testimonianza che i sentimenti, come diceva Shakespeare, sono universali e trascendono generazioni e classi sociali.

L’idea di “Broken relationships” è nata nel 2006 come evento destinato a far incontrare i “portatori di sofferenza da abbandono”, per amore o per amicizia, raccogliendo i loro oggetti personali conservati come reliquie e testimoni di frammenti di una vita affettiva senza ritorno, per farne una mostra in cui l’emotività si trasforma in arte creativa, metabolizzando il dolore.

Tante sono le storie raccontate attraverso gli oggetti che spaziano dall’amore fra due persone con le loro intimità, alle testimonianze introspettive di gruppi etnici da cui si può comprendere persino la cultura di un paese. Come per esempio i testi che evocano l’emigrazione dalle filippine, o i racconti d’amore di un soldato ferito nella guerra dei Balcani. Memorie private nella quali il visitatore si ritrova e rivive con grande emotività.

In origine il Museo era un container nel giardino di una galleria di Zagabria, ispirato proprio dalla rottura della relazione fra i due proprietari, avvenuta nel 2004, lui artista e lei produttrice di cinema, che insieme cercavano un luogo dove conservare i ricordi del loro amore nella fase creativa, come fonte ispiratrice di vita e non di auto distruzione. La collezione nel tempo ha coinvolto gli amici, le persone più care che hanno lasciato i loro ricordi personali, e nel 2010 quando il Museo è divenuto realtà permanente a Zagabria, ha iniziato un lungo viaggio itinerante in venti città diverse del continente continuando a collezionare oggetti  curiosi, regalati da nuovi innamorati feriti e delusi.

“Broken relationship” è finalmente approdato a parigi che lo ha ospitato nel 104 (www.104.fr), un meraviglioso spazio d’interazione culturale parigino d’avanguardia che, da subito, ha colto l’originalità del museo, rimasto esposto nelle sue scuderie per oltre due mesi, con la versione francese del titolo: les coeurs brisès.

Anche i parigini hanno voluto lasciare un segno, donando 100 oggetti molto originali rispolverati da vecchie scatole ormai dimenticate, sepolte nei ricordi e che oggi, grazie al museo, hanno una seconda vita meno amara del passato. Una delle tante storie nelle quali chi ha avuto la fortuna di amare si ritrova in ogni angolo, in ogni frase, in ogni rituale e chi meglio di Parigi, città degli innamorati per autonomasia, ha conosciuto le gioie e i dolori dell’amore? Non poteva esserci palcoscenico migliore di questo per i cuori spezzati dalla passione.

All’ingresso le colonne bianche di les cœurs brisès cedono il passo a un abito da sposa rosso, a manette imbottite di pelo rosa, a orsetti, ad un anitra di plastica, a una fede, ed a un paio di ballerine comprate a pigalle. E poi frasi, libri, poesie, citazioni, date e città, la copia di un romanzo di flaubert che parla di una lunga relazione fra due amanti.

Un vero e proprio mercatino delle pulci, di oggetti senza valore ma che hanno alle spalle una storia fatta di sentimenti, di simboli, di umanità, alla quale i due ideatori hanno cercato di ridare una dignità facendoli rivivere nell’immaginario collettivo di tutti.

In fondo dirsi addio può essere l’inizio di un nuovo percorso di gioia, come dice il professor Crepet in un suo libro : « la vita è un infinito trasloco da tutto e da tutti, e questo è il suo bello : perchè è una sfida straordinaria ».

Ma la straordinarietà di Les Cœurs brisès sta nella sua semplicità, nel suo essere originale senza sprechi di danaro pubblico, senza grandi sponsorizzazioni, senza opere di grande valore ; il suo successo è nella fruizione che scatena con il pubblico, nella sua capacità di parlare al cuore della gente che si immedesima nelle storie, emozionandosi come se fosse il destinatario di quei pensieri.

Questo è il modo attuale di intendere uno spazio espositivo, e questo è il format che più si adatta al pubblico di oggi, Formulare progetti vincenti, innovativi ed unici, significa attrarre pubblico, cosa di cui Parigi non ha certo bisogno, ma Cremona sì, ed eventi come questi potrebbero inserirci in uno scenario turistico internazionale, a pieno titolo, molto più della torronata e dei suoi trecento campers !

Assessori, la cultura ed il turismo si possono costruire solo sulla base di iniziative coerenti con la propria identità urbana e con idee brillanti, anche con pochi soldi ! Che ne dite ? Vogliamo continuare con Le Corde dell’anima, i Think Town, la Cremona Gustosa, i Drink e Gli Aperitivi ? A quando un centquatre ?

claudia cremonesi


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