è successo che pochi minuti fa ero a lavare i piatti e ascoltavo "Your Song" il programma di Radio Capital condotto da Giancarlo Cattaneo. Non stavo proprio ascoltando, era più un sottofondo è basta, finché un ascoltatrice non ha richiesto "Sapore di Sale" il capolavoro di Gino Paoli. Senza volerlo ho cominciato a cantare. Ho cominciato ad ondeggiare sul posto, muovendo a ritmo le mani nella schiuma dei piatti e a viaggiare con la mente, tra i ricordi passati e futuri, pensando all'estate, a quella che verrà e a quelle che sono già venute. Pensando al sapore del sale. E tra un pensiero e l'altro, in un volo pindarico guidato dalle note di questa canzone d'annata si è aperto uno di quei cassetti che ci dimentichiamo di avere nel bagaglio della vita. Una di quelle cose che ricordi come se non le avessi realmente vissute, sbiadite dal tempo, poco nitide, ma di cui, se ci ripensi, senti ancora il sapore in bocca e sulla pelle.
Avevo 14, forse 15 anni. Ero in campeggio con i miei, passavo il tempo disegnando e leggendo libri sull'amaca all'ombra dei pini. Portavo i capelli lunghissimi e i polsi pieni di braccialetti, camminavo rigorosamente scalza entrando ed uscendo dalla mia tenda, sempre in costume e con la pelle color biscotto. Un po' più avanti, c'era un altra famiglia. Ci divideva la tenda di una coppia anziana, con cui i miei scambiavano spesso qualche parola. Che in campeggio è così, si è un po' tutti una famiglia, ci si dice buongiorno al mattino, senza conoscersi, e buon appetito a pranzo quando gli odori di cucinato si mischiano e le tavole sono imbandite tutte diverse. Loro erano in tre, noi in cinque. Loro figlio avrà avuto 17, 18 anni, non me lo ricordo bene. Come non mi ricordo nemmeno il suo nome. Era molto alto anche lui molto abbronzato, con i capelli scuri e gli occhi scuri uguale. Lo notò mia madre che spesso si fermava a guardarmi quando ero sull'amaca o che non perdeva occasione per passare davanti alla nostra tenda e sbirciare. Poi lo notai anch'io e mi faceva sorridere il modo con cui distoglieva lo sguardo quando lo beccavo in flagrante. Poi una volta non girò più la testa e restammo a guardarci, lui sorride e io anche, alzai la mano per salutarlo e fece uguale. Non parlava italiano, erano tedeschi. Io masticavo un inglese base e per nulla chiaro. Tutto rimase confinato ad un saluto con la mano se ci vedevamo, nulla più.
Una mattina, attraversò la piazzola con la tenda dei vecchietti e arrivò a noi, rimase fermo fuori dal nostro spazio. Io ero in tenda che dormivo ancora. mia madre, che adora guardare l'alba e al mattino è sempre la prima a svegliarsi, lo salutò e venne a chiamarmi. Uscii dalla tenda tutta stropicciata di sonno. Lui aveva il telo mare sulle spalle così capii che voleva scendessimo in spiaggia assieme. Presi il mio telo e una pesca e andammo in spiaggia. Nemmeno una parola, solo ogni tanto ci guardavamo e ridevamo, come due scemi mi viene da dire ora. Ci dividemmo la pesca a morsi.
Camminammo a lungo sulla spiaggia per allontanarci dai rispettivi genitori, con il sole che picchiava sulle spalle e i piedi che affondavano nella ghiaia. Sapevo bene dove volevo andare, lui forse no, o forse si, non l'ho mai capito. Per tutto il tragitto provammo a dirci qualcosa ma quello che ognuno capiva dell'altro ara davvero minimo, il silenzio la faceva da padrone insieme al rumore del mare. La spiaggia era finita e per raggiungere "il grottone" toccava andarci a nuoto. Il grottone è una delle innumerevoli grotte che caratterizzano lo costa che va da Mattinata a Vieste e andarci a nuoto è tradizione, in realtà ha un altro nome, ma per noi è sempre il grottone. Arrivarci con la barca non è la stessa cosa. L'obbiettivo è raggiungere la spiaggia al suo interno per riposarsi dopo la nuotata e godersi il silenzio che c'è. La mia spiaggia nascosta, dove nascondersi per stare un po' da sola, in compagnia speciale o con gli amici per fare la gara a tuffarsi dalla montagna.
Con tutto il sole che avevamo preso, buttarsi in acqua era difficile, così cominciammo a schizzarci e a giocare. lì dove la spiaggia era finita e la montagna si buttava a piombo nel mare. Le nostre risate erano uguali, nessuna differenza lingustica. non esiste una risata italiana e una tedesca. Ridiamo tutti allo stesso modo. E così giocando cominciammo ad avvicinarci, quando ci sfioravano, erano scosse elettriche in tutto il corpo. Non c'era bisogno di parlare per dirsi qualcosa, parlavamo con gli occhi e con il corpo.
Al grottone non ci arrivammo mai, rimanemmo lì, alla fine della spiaggia, ad accarezzarci le braccia e la schiena con i sassolini freschi di mare. Ad incrociare le dita delle mani e a contare i braccialetti, prima in italiano poi in tedesco. Infilava le dita tra i miei capelli tutti appiccicati di sale e io continuavo a guardarlo, con il sole troppo forte che non mi faceva aprire bene gli occhi e mi costringeva ad una smorfia buffa e strana. Ci scambiammo un bacio, poi due, prima timidi, poi più appassionati, alcuni a mollo nel mare altri fuori. Nulla di importante, un esplosione di ormoni e pura attrazione fisica.
Tornammo alle tende e ci salutammo così, con la mano in aria ed un sorriso, come la prima volta.La mattina dopo i suoi avevano già smontato la tenda e stavano per partire, mia mamma mi disse che aspettava che mi svegliassi e che non faceva altro che guardare la mia tenda, aveva paura di non riuscire a salutarmi.
Ci salutammo senza troppo trasporto forse un po' dispiaciuti, timidi, rispetto al giorno prima, forse perché sotto gli occhi dei miei e dei suoi. Mi lasciò un cd dei doors (dove sarà finito quel cd?) e io uno dei miei braccialetti. Il resto è vita.
Non è che avessi dimenticato tutto ciò e solo che come episodio, era finito tra le cose poco importanti da ricordare e riscoprirlo, grazie ad una canzone, ricordarne i particolari, piano piano scrivendoli qui, mi ha reso felice, mi fa sorridere. E penso a quando toccherà alla Princi, ai suoi primi baci, alla sua prima estate così, da fiorellino che sta sbocciando. E sorrido. E penso che appena ne sarà capace tornerò al grottone a nuoto insieme a lei e ai miei ricordi al sapore di sale.
E voi? avete anche voi un ricordo coperto di polvere, che sembra dimenticato e invece è lì, solo un po' sbiadito e incrostato dal sale?