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I rifugiati politici e la dignità umana: una relazione complicata

Creato il 18 luglio 2012 da Riccardomotti @RiccardoMotti1

La dignità umana è irrinunciabile. Così è scritto nella Costituzione tedesca, ed è in base a questo principio fondamentale che i giudici del Bundesverfassungsgericht (la nostra Corte Costituzionale) hanno dato ragione ai due immigrati che si erano rivolti ad esso per ottenere una somma mensile più alta da parte dello Stato. Non si tratta di immigrati qualsiasi, ma di quella particolare categoria di migranti ai quali è stato lo status di rifugiati politici, termine giuridico che indica coloro i quali sono fuggiti o sono stati espulsi dal proprio Paese d’origine a causa di una discriminazione.

I rifugiati politici e la dignità umana: una relazione complicata

Questa sentenza, che impone al parlamento l’innalzamento della quota mensile destinata sia ai richiedenti asilo che ai migranti che beneficiano già di questo status, pone fine ad una annosa questione che viene dibattuta da molti anni e dalla quale tutti i governi che sono stati al potere dopo il 1993 si sono tenuti debitamente alla larga. In quell’anno è appunto stato introdotto il sussidio mensile, una somma equivalente a circa 220€ che all’epoca consentiva una vita dignitosa a coloro che ne usufruivano. Il problema è che l’ammontare del sussidio non è mai stato adeguato all’inflazione che ha coinvolto i prezzi del mercato tedesco, diventando col passare del tempo sempre più insufficiente. L’unica modifica che è stata apportata alla legge nel corso degli anni è stata la sua estensione ai rifugiati non in possesso di un permesso di soggiorno duraturo, mentre in origine era destinato esclusivamente a coloro i quali fossero già in possesso di un permesso a lunga scadenza. Secondo una stima ufficiale, nel 2010 il numero di migranti che usufruiscono del sussidio era pari a 130.300 (fonte: Frankfurter Rundschau).

I rifugiati politici e la dignità umana: una relazione complicata

La decisione dei giudici dunque arriva dopo un ventennio durante il quale i rifugiati si sono visti costretti ad una vita al limite dell’indigenza, ricevendo il 40% in meno rispetto alla cifra che la stessa Corte Costituzionale aveva indicato come minima garanzia della dignità umana. Essa ha infatti recentemente fissato a 374€ mensili la quota più bassa dell’ Hartz IV, il sussidio elargito ai disoccupati e ai lavoratori meno abbienti. Questi migranti, che dovrebbero teoricamente beneficiare di uno status particolare in conseguenza della situazione che ha imposto loro di lasciare il proprio Paese d’origine, sono stati dunque trattati senza alcun riguardo rispetto alla dignità della propria persona, alla stregua di ospiti sgraditi. Il vero scandalo in questa faccenda è che una risoluzione sia stata possibile solo grazie ad un ricorso che due coraggiosi migranti hanno presentato alla Corte Costituzionale. Né l’attuale governo né le forze dell’opposizione si sono interessate al destino di questi uomini, che sono stati aiutati a scalare il muro della burocrazia tedesca solo da associazioni come Pro Asyl, Die Landesflüchtlingsräte e Campact.

I rifugiati politici e la dignità umana: una relazione complicata

Ora si spera che il governo Merkel, preso atto della figuraccia rimediata dall’intero panorama politico tedesco, elabori una nuova legge che possa sostituire quella del ’93, obsoleta ed inadatta a venire incontro alle esigenze dei migranti del terzo millennio. Tuttavia, niente potrà cancellare la vergogna di aver considerato i rifugiati politici alle stregua di cittadini di serie B, mentre al tempo stesso gli aiuti sociali destinati a tutti gli altri componenti della società erano puntualmente aggiornati rispetto all’incidenza dell’inflazione. Se a pensar male ci si azzecca, sorge spontaneo il dubbio che dietro una simile “dimenticanza” ci sia in realtà una strategia ben precisa, tacitamente condivisa tra tutti gli schieramenti politici tedeschi, volta a scoraggiare le richieste di asilo politico da parte di soggetti considerati non graditi, costretti in condizioni che a giudizio della stessa Corte “sono chiaramente al di sotto della dignità umana”.

Riccardo Motti


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