I dati pubblicati la scorsa settimana relativamente al restyling del sito web de «il Corriere della Sera» hanno acceso un dibattito interessante sulla questione. Oltre ai numerosissimi interventi, commenti sui diversi social si sono espressi al riguardo Massimo Mantellini che ha approfondito la tesi di chi, compreso il sottoscritto, non ha apprezzato il restyling, e Simone Tolomelli [Aka @sasakifujika] che invece imputa i numeri emergenti a fattori legati ad altri aspetti tecnici relativi alle metodologie attuali di rilevazione di Audiweb.
Ho pensato avesse senso approfondire e sono andato a recuperare e rielaborare i dati Audiweb relativi a Gazzetta.it, sempre della famiglia RCS, per verificare gli effetti del restyling avvenuto a fine gennaio di quest’anno.
Come mostra la tabella sottostante, nel mese successivo al restyling si assiste ad un calo del 22% delle pagine viste [contro il - 30% di Corriere.it] e nel mese di marzo, ultimo dato disponibile, si registra addirittura una crescita seppure i numeri restino comunque inferiori rispetto al gennaio; mese per il quale vale la pena di rilevare la fortissima crescita sia di utenti unici che di pagine viste.
Che si sia ancora in attesa della “total digital audience” annunciata a novembre 2013 e calendarizzata per gennaio 2014 è un dato di fatto. Che la crescita della fruizione di internet da mobile porti ad un minor numero di pagine viste è altrettanto noto.
Vedremo se con i dati di aprile si assisterà ad un recupero da parte di Corriere.it. Quel che è certo è che evidentemente la scelta editoriale non è stata esattamente centrata altrimenti non si assisterebbe alla attuale retromarcia con il ritorno a blocchi di testo invece delle sole immagini.
Al di là delle difficoltà di Audiweb [e delle relative turbative che generano per il mercato, eh!] se la crescita nell’utilizzo della Rete in mobilità porta ad un minor numero di pagine risulta evidente come queste non possano più essere la metrica di riferimento pena l’ulteriore riduzione dei già esigui ricavi.
I parametri di valutazione devono essere altri e su questo agenzie, centri media e editori devono lavorare in tempi stretti. Al Festival del Giornalismo recentemente conclusosi abbiamo provato a fornire un ulteriore contributo sul tema. Indugiare ancora una volta sulla questione potrebbe rivelarsi fatale.